Argomenti infondati contro la pedagogia dolce

educazione genitorialità consapevole psicologia Dec 03, 2018

Qualche tempo fa sotto un mio post dove in buona sostanza dicevo i bambini vanno rispettati e non dobbiamo più minimizzare l'esperienza infantile un signore scrisse queste parole:

“Egr. Signore, non so più distinguere la pedagogia dall'educazione. A giro esistono molte chiacchiere: non sgridare i ragazzi, non provare a dare uno scapaccione, vietate le punizioni e tutto è dovuto loro. L'educazione a differenza della pedagogia insegna il rispetto per gli altri e che la propria libertà termina dove inizia quella del prossimo.”

Prendo questo esempio, e sotto ne menzionerò altri, per fare un po’ di chiarezza su questo tema, in quanto oggi la confusione è davvero tanta, tantissima.

Vi è infatti la forte tendenza a rimanere intrappolati fra gli estremi. Taluni pensano che educare voglia dire essere autoritari e severi (magari dando qualche ceffone, sgridando, minacciando, e simili) e che se non si sceglie la linea dura si cade in quel che definiscono buonismo educativo (e sempre secondo loro questo vorrebbe dire caos: senza regole, tutto dovuto, et cetera).

Ora, iniziamo col dire che sia nel caso dell’educazione all’obbedienza che all’altro estremo (ovvero: abbandonare i figli a se stessi) siamo di fronte a due facce della stessa medaglia. In entrambe i casi il genitore viene a meno alle responsabilità che il suo ruolo comporta, e i reali bisogni del bambino rimangono inascoltati/insoddisfatti.

E poi, diciamocelo chiaramente, non si insegna di certo il rispetto instillando la paura, né con il menefreghismo. Il rispetto nasce dal rispetto, e una volta per tutte dobbiamo metterci in testa che un bambino è un essere umano da rispettare.

Un bimbo non è un pupazzo o un bambolotto, o un “non-ancora-adulto”, ma un essere umano a tutti gli effetti. Invece, siccome viviamo in una società dalla visione prettamente adultocentrica, ancora oggi il bambino non gode dello stesso rispetto che l’adulto pretende.

Al contrario, il bambino è la persona più sfruttata: uno schiavo! Come disse Osho, “Alla società il bambino non interessa: essa è interessata unicamente alla perpetrazione della propria struttura. Alla società non interessa l’individuo; ne è una ferma oppositrice, in quanto è favorevole alla collettività. E la collettività è stata sempre nevrotica e abnorme.” Infatti, ognuno di noi è una preziosa scintilla di unicità... ma sin dalla culla ci viene richiesto di conformarci alle aspettative di famiglia e società... di rinunciare a ciò che siamo a favore di ciò che gli altri si aspettano da noi.

Purtroppo, ancora oggi, nel ventunesimo secolo, vi è una grande insensibilità verso la realtà infantile. Ingannati dalle vecchie teorie del passato reprimiamo i bambini, dicendo di educarli… mentre invece non andrebbero condizionati in modo alcuno... e sarebbe opportuno lasciarli liberi di sviluppare la loro individualità (invece che imprigionarli in una personalità). Ma questo presuppone un grosso cambiamento. E siamo noi genitori/adulti che dobbiamo cambiare… perché siamo noi a essere zeppi di condizionamenti, come lo erano i nostri genitori e i nostri nonni... tant'è che non ce ne rendiamo neppure conto e continuamo a ripetere gli stessi schemi che si tramandano di generazione in generazione da ormai tre secoli.

E non si tratta solo di non picchiarli, non sgridarli, non minacciarli, non manipolarli e non abusare di loro in nessun modo… ma di modificare il modo in cui ci relazioniamo con i bambini, e questo riguarda anche come ci rivolgiamo a loro e le parole che escono dalla nostra bocca.

Le domande sciocche o le affermazioni irrispettose vanno dunque evitate (gli esempi sono innumerevoli… e questo vale anche per le relazioni interpersonali fra adulti). Insomma, le parole hanno un peso, e parlare a sproposito, per dare aria alla bocca è sempre sconsigliato, in tutti i casi.

Le parole/frasi sotto i riflettori sono però talmente comuni nella nostra cultura (“È bravo, vi lascia dormire?”, “Vuoi più bene a mamma o papà?”, “È bravo il tuo fratellino, o ti fa arrabbiare?” e migliaia di altri esempi) da essere difese a oltranza da tutti quelli che il cambiamento (sembra proprio) non lo vogliono.

Bizzarro che fra gli oppositori più accaniti vi siano proprio quelli che, guarda caso, sono (o dovrebbero essere) esperti in materia. Una pedagogista ha addirittura scritto che queste sono “castronerie” e che io propongo “fritto misto” (quando l’ho letto mi sono visto nei panni di uno chef tre stelle Michelin...). Un’educatrice è arrivata sostenere che i bambini di due anni “di sicuro” non capiscono neppure il senso di una “banalissima domanda”… (e questo non fa che dimostrare quanto si tende a minimizzare l’esperienza infantile e quanta ignoranza ci sia per quanto rigaurda i bambini: che, sono molto attenti e capiscono benissimo!), e un’altra sua collega ha scritto: “Mamma mia che pesantezza. E te lo dice una educatrice, insegnante plurispecializzata e iperazionale mamma, vedi un po’ te.”

Quando si vanno a toccare certi argomenti molti parlano di pesantezza...

“Che pesantume. ..facciamo diventare la normalità un assurdo. ..troppi pedagogisti della domenica” , “Diamo peso a sciocchezze”, “E basta con tutte queste pippe mentali... siete voi che con tutte queste analisi psicologiche rovinate la vita ai più piccoli…”, “Certo che Non si può dire più niente !! Ma rilassatevi un po’.”, “chissà quali danni mentali avranno a seguito di queste domande fatte da anni anni e anni... mamma mia che pesantezza….” e alcuni sostengono addirittura che i bambini sotto una certa età non provano certe emozioni / sentimenti.

Ecco… io dico invece che pesanti sono coloro che non vogliono fare il minimo sforzo per cambiare, che non vogliono mettere in discussione il “si è sempre fatto così e quindi è giusto e va bene” e che non cercano di guardare al di là della punta del loro naso (detto per inciso: pesante è chi dice che questi sono discorsi pesanti).

I bambini provano emozioni e sentimenti, esattamente come noi (chi sostiene il contrario si basa forse su qualche teoria di qualcuno che i bambini li ha studiati solo sui libri, come tanti educatori e teorici dell'educazione, ma nella realtà non è così. Basta osservarli direttamente per capire che non è così. Semplicemente i bambini manifestano le loro emozioni in modi diversi da noi adulti…).

Detto questo, noi dobbiamo mostrare più sensibilità e empatia verso la realtà infantile e scendere dal piedistallo su cui ci siamo messi. 

Quella che abbiamo co-creato è una società che considera “normale” e “ordinario” tutto ciò che è invece assolutamente depotenziante per l’individuo, e seppur facciano parte della cosiddetta “normalità” oggi anche tutte le parole e frasi che sono condizionati, giudicanti, indiscrete vanno messe in discussione, così come i nostri comportamenti.

I bambini sono puri e innocenti, ma noi non facciamo che inquinare questa loro purezza attraverso dei comportamenti che sono talmente ben integrati nella nostra società da non renderci conto dei danni che facciamo (complici le varie teorie psicologiche che sono state elaborate con l’intento di mascherare la dolorosa realtà infantile). Per questo è davvero importantissimo diventare consapevoli di certe dinamiche e evitare di commettere gli stessi errori di sempre, imparando a relazionarci con i bambini in un modo diverso, rispettoso della loro dignità e del loro essere.

Ma si tratta forse di essere iper-protettivi? (iperprotettività: di atteggiamento orientato a eccessivo spirito di protezione nei confronti di chi si ritiene più debole e incapace di difendersi).

Alcuni pensano di sì: “Ma forse sarebbe meglio non fare figli se dovete proteggerli persino dall’aria che respirano.”, “mai mettersi contro i genitori chiocciole”, “Lo fa vivere in una campana di vetro, adagiato in un letto di piume. Guai a fargli provare il minimo cenno di imbarazzo o di tristezza.”, “hanno perso, e stanno facendo perdere a chiunque si avvicini ai loro bambini ogni spontaneità e affettuosità.... asettici bisogna essere... ci si sente come in un campo minato e sotto mira dei cecchini, anche SOLO a dire "ma quanto è carino”!!!!”, “noi genitori stiamo proteggendo i nostri figli da ogni singola frustrazione/patimento che si palesi sul loro cammino. Siamo iper-protettivi e bambino-centrici. Questo è il motivo per il quale, man mano che si susseguono le generazioni, i ragazzi sono sempre più vittime dello stress , completamente in balia del mondo dal quale ci sforziamo disperatamente di difenderli. Se non si fanno gli anticorpi da piccoli soffriranno da grandi, ed il dolore sarà molto più intenso.”, “Dico solo che non possiamo proteggerli 'dal mondo' e il mondo non cesserà mai di essere crudele.”, “qui stiamo degenerando... Non è certo una domanda innocente che fa dei ragazzi di oggi dei pappamolle.. siamo noi che cerchiamo di difenderli da tutto che li porta a crescere senza spina dorsale…”, “il bambino cresce anche grazie a questo tipo di frustrazione!”.

In realtà, non si tratta iper-protettività ma semplicemente di rispetto. Si tratta di essere più sensibili verso la realtà infantile (e di non minimizzare più l’esperienza infantile come siamo soliti fare), di concedere ai bambini lo stesso rispetto che tanto pretendiamo come adulti, e essere consapevoli di certe dinamiche (che in quella che ancora oggi chiamiamo “educazione”) consideriamo normali, ma che in realtà non lo sono. Non dobbiamo disperatamente difenderli, ma neanche continuare a imporre il nostro mondo su di loro, condizionandoli e perseverando negli errori compiuti sino ad oggi senza mai mettere in discussione il modo in cui siamo stati educati e educhiamo.

I bambini devono essere liberi di essere ciò che sono, e non vanno condizionati in nessun modo (va ricordato che nei primi anni di vita soprattutto vanno protetti dalle influenze negative per il semplice fatto che non hanno le difese necessarie contro certe idee, opinioni, dottrine, stereotipi, luoghi comuni e sono molto vulnerabili/influenzabili).

Detto molto semplicemente, dobbiamo smetterla di essere così superficiali. Una mamma che ha commentato sotto il post summenzionato lo spiega egregiamente: “Qui nessuno sta parlando di proteggerli da cosa respirano ma si sta criticando il fatto che non si dà mai peso a quel che viene detto ai bambini e quanto questo nonostante nessuno ci faccia caso possa ferirli. A me hanno spesso chiesto se volevo più bene a mamma o papà non sono morta è vero ma sai che dispiacere? Perché la gente che fa queste domande IDIOTE oltretutto non sa quale sia il vissuto di quel determinato bambino e io, figlia di genitori separati che mia mamma non l'ho vista per anni soffrivo dentro quando mi facevano quella maledetta domanda. Così come trovo idiota chi dice a mio figlio che ora deve essere bravo perché arriva il fratellino. Ovviamente sopravvive a frasi del genere ma perché caricarlo di responsabilità ed aspettative? È proprio la superficialità con cui ci si rivolge ai bambini che si critica in questo post e tu, Chiara, ultimamente sei particolarmente superficiale e accanita quando si tratta di post sui bambini. Devo ancora capire perché.”

Ma poi diventano despoti o comunque incapaci di tollerare le frustrazioni? Alcuni lo pensano: “che poi diventano i piccoli despoti a causa dei quali tante famiglie escono pazze.”, “Diversamente ti ritroveresti dei figli adulti schiacciati da quelle delusioni che non hanno mai imparato a conoscere gradatamente... perché purtroppo la vita é fatta anche di quelle.”, “Che pesantezza ....non ci sorprendiamo poi della fragilità dei nostri ragazzi se si comincia così.”, “Poi non stupiamoci di una generazione di adolescenti che non rispettano più le persone più anziane o le figure adulte di riferimento che incontrano sul loro cammino, tipo insegnanti, educatori, allenatori, ecc. Però purtroppo nella nostra società i figli hanno solo diritti e nessun dovere!!!”, “Che segoni mentali ragazzi...tutti psicologi...ma sono cavolate...adesso bisogna stare attenti a tutto...era una frase detta così per fare la simpatica col bimbo non credo che questo gli rovinerà l'esistenza... forse tutto sto tirarsi pippe mentali per cose che non esistono rovinerà le generazioni come sta' già accadendo...infatti...attenzione a sgridare i bambini...non si deve urlare guai una sculacciata, niente qua, niente la e dopo a 4 anni sono già super maleducati..io credo che bisognerebbe essere un po' più leggeri davanti a certe situazioni...dove di fatto non è successo assolutamente nulla perché il bambino dopo 2 minuti sono certa che non si ricordasse neppure dell'accaduto…”, “impariamo a stare al mondo.”

Che modo di pensare stravagante.

Qui si tratta di rispettarli i bambini… e nessuno diventa pazzo o irrispettoso o maleducato come conseguenza di essere stato amato e rispettato. Anzi, tutto il contrario.

Oggi molti confondono però gli effetti con le cause. Infatti, i ragazzi che picchiano, che fanno i bulli et cetera non è perché non sono stati “educati”, ma è proprio perché lo sono stati, generalmente a suon di ceffoni, che sono diventati così (ricorda: dietro la storia di un bullo non troverai mai un bambino rispettato e amato incondizionatamente).

In aggiunta a questo, dobbiamo sfatare anche un altro mito. Permettere ai figli di essere liberamente se stessi non significa che non ci siano regole o che non si debba mai dire di no. Questa è una assurda e falsa credenza. Semplicemente, significa non condizionarli.

Certamente, nella loro vita attraverseranno le loro delusioni e le loro frustrazioni, ma in piena libertà e senza essere repressi o costretti a conformarsi alle aspettative e agli standard di qualcun altro (secondo l’autore americano Simon Bailey, prima di compiere diciassette anni mediamente un ragazzo si sente dire no 150’000 volte e sì solo 5’000.

CENTOQUARANTACINQUE MILA NO IN PIÙ! Dunque... di "no" davvero non ne sentono abbastanza? O forse dovremmo imparare a dire "sì", invece che reprimerli inutilmente i bambini? Perché, a scapito di cosa ne possa dire chi crede il contrario, è davvero molto più probabile che un bambino venga represso inutilmente, sgridato, minacciato o che si abusi di lui in qualche modo… piuttosto che gli si permetta di essere davvero libero di fare ciò che gli pare.

E poi, riflettiamo: la fragilità dei ragazzi di oggi da dove arriva? Dal dal prendere sul serio il loro vissuto e prendersi cura di loro e supportarli in tal senso oppure... dal non curarsi del loro vissuto interiore durante i primi anni di vita e continuare a minimizzare l’esperienza infantile lasciando che i loro bisogni rimangano insoddisfatti/inascoltati?

Mi sembra palesemente chiaro.

Okay, ma ci sono cose più importanti... abusi più gravi...

Taluni pensano: “ci sono molte cose più importanti.”, “Ma penso che ci siano altri problemi nella nostra società che parlare di queste cose.”

La pedagogista dapprima menzionata ha invece superato i limiti del decoro scrivendo e riferendosi al fatto di aver visto la vera sofferenza dei minori nel suo vissuto professionale ha scritto: “mi creda che le frustrazioni e sofferenze dei bambini non sono quelle cui ha accennato lei ! C’è mettersi le mani nei capelli per il fatto che alcuni genitori le vadano anche dietro…”.

Come le ho risposto: Una domanda sciocca non è certamente paragonabile a un abuso grave, ma non per questo dobbiamo continuare a porre domande sciocche ai bambini senza mostrare empatia e rispetto per il loro vissuto interiore. Cosa ne sappiamo di cosa sta vivendo un bambino che neanche conosciamo? Perché continuare a porre domande sciocche, tanto per dir qualcosa, quando invece potremmo dire altro, qualcosa di più sensato, senza usare le solite frasi fatte, trite e ritrite, che sono davvero molto superficiali e di rispetto ne mostrano ben poco?

È vero, purtroppo di problemi ce ne sono tanti, troppi e ci sono dei problemi molto più gravi, ma non per questo dobbiamo continuare a essere insensibili verso certe dinamiche che sono più sottili ma non per questo meno importanti.

Il problema della nostra società è proprio questo: cerchiamo sempre di curare i sintomi, senza guardare mai alle cause… che, guarda caso, si trovano proprio nell’infanzia!

Ma questa è forse un'invenzione moderna?

Alcuni affermano che le vecchie generazioni sono cresciute senza traumi. Che i traumi infantili sono una specie di invenzione del millennio… La pensano così: “noi adulti genitori non sappiamo più affrontare cose come la normale gelosia fraterna senza dover ricorrere agli strizzacervelli o peggio alla psicologia spiccia?”, “Intere generazioni cresciute è diventata anziane senza traumi. Ora per le nuove generazioni mille nuove idee educative e mille attenzioni (assurde), poi vediamo quando dovranno affrontare la vita senza che qualcuno la viva al posto loro come cavolo riusciranno ad affrontare tutto!”, “con tutte queste s..... mentali poi ci ritroviamo con dei figli carciofi (per non dire di peggio). Ma noi non mi sembra siamo venuti su tanto male nonostante i nostri genitori non avessero tutte queste fisime.” “santo dio !!!! ma una volta si cresceva benissimo, anche se ti ponevano domande insulse ( non facciamo troppo i difficili non mi sembra che con tutta questa pedagogia , ci sia stato un miglioramento, basta sentire tutto quello che succede oggi…”.

Allora, per prima cosa v’è da dire che abusi (di ogni genere) e traumi ci sono sempre stati. Eccome! Semplicemente, oggi abbiamo a disposizione molte più conoscenze e informazione… e sono state anche fatte molte ricerche, mentre un tempo non era neppure lecito parlare di queste cose... Se per questo, anche agli inizi del secolo scorso Freud, probabilente per non rimanere isolato dai salotti borghesi (il suo pubblico, e anche lui era di estrazione borghese) si conformò ai dettami sociali della sua epoca, censurando le sue stesse scoperte sulla realtà infantile…

Le ricerche e gli studi scientifici condotti negli ultimi cinquant’anni ci mostrano invece quanto sono dannosi e nocivi i vecchi metodi educativi e quali possono essere le conseguenze di una genitorialità inconsapevole. E non è per niente vero che le vecchie generazioni sono cresciute senza traumi e neppure che attraverso un sistema di punizioni e ricompense "siamo venuti su bene"… basta guardarci attorno e osservare attentamente la società che le vecchie generazioni ci hanno lasciato in eredità (ricorda: la società di oggi è il risultato dell’educazione di ieri)… ma su questo rimando al video sopra...

Per concludere, l’insensibilità degli adulti verso i bambini è dovuta a un’educazione irrispettosa della realtà infantile. Oggi dobbiamo smetterla di minimizzare l’esperienza infantile, e iniziare a rispettarli e prenderli sul serio i bambini se veramente vogliamo offrire loro la possibilità di crescere come individui, senza paure e condizionamenti, verso la loro autonomia e indipendenza.

 


“Un bambino che sperimenta dalla nascita amore, rispetto, comprensione, gentilezza e un’affettuosa sollecitudine svilupperà ovviamente tratti di carattere diversi da un bambino che sin dal principio si trovi trascurato, disprezzato, circondato da violenza o addirittura fatto oggetto di maltrattamenti, senza avere mai accanto una persona benevola che lo sostenga e che gli consenta di credere nell’esistenza dell’amore.” Alice Miller


Photo by Danielle MacInnes on unsplash

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