Dalla parte dei giovanissimi (e soprattutto dei bambini)

educazione genitorialità consapevole vita intenzionale Apr 07, 2018

In questi giorni i media hanno dato ampio risalto a quella che hanno definito “la nuova follia social”, ovvero: sniffare preservativi e farli uscire dalla bocca.

Come nel caso di altre “sfide”, come quella di ingoiare capsule di detersivo, scotch challenge o Kylie Jenner challenge… solo per citarne alcuni… come d’abitudine, il messaggio che ci viene trasmesso dai media è tendenzioso e ci fa credere che si tratti di fenomeni diffusissimi che coinvolgono tutti i giovanissimi, che vengono dipinti come una generazione affetta da imbecillità.

Ora, anzitutto, credo che dobbiamo evitare di fare di ogni erba un fascio… Anche se da quel che posso vedere facciamo molta fatica… Infatti, la maggior parte dei commenti che ho avuto modo di leggere sotto gli articoli condivisi dai vari giornali online erano parecchio negativi nei confronti delle nuove generazioni.

Ne cito alcuni:

“La mamma dei cretini è sempre incinta.”

“Questi sono gli effetti del mancato uso dei preservativi.”

“Li dovevano usare i genitori di questi poveri idioti, evitando di generare tante amebe.”

“Generazione bruciata. A zappare.”

“E quelli sono il nostro futuro? Siamo proprio messi bene!!!”

Insomma… tutti a puntare il dito contro i giovanissimi… ovviamente, generalizzando…

…taluni scherzando: “meno male ci rinforzeranno il cervello con la robotizzazione.

…altri facendo paragoni con il proprio vissuto: “Erano meglio i nostri tempi ti facevi le canne e non avevi problemi… andavi a casa e svuotavi il frigo… perché dopo ti veniva fame… ma questi non capiscono una mazza.”

…ehm, qui avrei qualcosa da ridire sull’associare le canne al non aver problemi… e poi… che barba questa mentalità ultra-datata… per non dire oltremodo vecchia…

...quella tipica mentalità del… “Ah, ai miei tempi…!”

Ma andiamo avanti…

…e troviamo altri ancora che temono per la propria pensione (che magari è fra trent’anni…)… ma che comunque si avvicinano perlomeno a una certa auto-critica:

“E questa sarebbe la generazione che ci pagherà la pensione??? Come genitori abbiamo toppato, abbiamo generato dei mostri!!!”.

Ovviamente, qui la frase che mi interessa non c’entra con la pensione… ma è:

“Come genitori abbiamo toppato!”

Eh sì, perché un certo tipo di condotta non nasce dal nulla e ha sempre un'origine ben precisa…  e qui credo sia anche utile rammentare che quando spegniamo la settima candelina il 90% della nostra personalità è praticamente già formata. E quella nostra falsa immagine che ci siamo costruiti e che ci governa non siamo noi. Si tratta di una immagine in cui ci siamo identificati, frutto di ciò che abbiamo vissuto e sperimentato nella nostra vita, delle nostre reazioni a quel che sono stati i nostri genitori e il panorama socio-culturale in cui siamo nati e cresciuti...

Per questo, credo propio che il punto sia mettersi in discussione e smetterla di puntare il dito e giudicare o criticare aspramente come è comune abitudine fare.

Su Facebook, ho dunque condiviso l’articolo di un quotidiano online e espresso il mio pensiero in merito. Seppure i commenti erano decisamente più civili, e con alcuni vi è stato un interessante scambio di punti di vista, quel che fra le righe ho avuto modo di notare è che la maggior parte delle persone non ritiene che sia l’educazione a dover essere messa sotto i riflettori, né che la famiglia o la società debbano essere considerati come causa di tutti i mali.

Prima di continuare con questa riflessione, condivido qui quanto da me scritto:

********
#Condomsnorting

Comportamento assurdo: sì. Dare la colpa sempre ai giovani: no. La moda del momento non è solo sniffarsi i preservativi (Mon Dieu!) ma anche puntare sempre il dito contro le nuove generazioni, e anche questo è un comportamento che bisogna correggere... perché il problema non sono i ragazzi di oggi ma semmai il mondo che è stato loro lasciato in eredità dai ragazzi di ieri...

...una società che ha eretto l'ignavia e la mediocrità a stile di vita... e che ha fatto dell'egoismo e dell'ipocrisia i suoi pilastri fondamentali. E poi scarica tutte le colpe prima sui Millennials e poi sui Centennials… e poi?

Certo, i problemi ci sono... e ce ne sono davvero tanti... ma qui bisogna avere il coraggio di guardare alle cause e smetterla di prendere in considerazione solo i sintomi, come d'abitudine.

A tal riguardo, come ha sottolineato la psicoterapeuta e saggista Alice Miller:

"Ogni comportamento assurdo trova le sue radici nella storia della prima infanzia, che rimane insondabile sino a che la manipolazione dei bisogni infantili, psichici e fisici, da parte degli adulti verrà intesa come una necessaria misura educativa, anziché come la crudeltà che essa di fatto è.”

(...)

"L'opinione pubblica è ancora ben lontana dall'aver consapevolezza che tutto ciò che capita al bambino nei suoi primi anni di vita si ripercuote inevitabilmente sull'intera società, che psicosi, droga e criminalità sono l'espressione cifrata delle prime esperienze."

Questo per dire che è quel sistema educativo che tanto fatichiamo a mettere in discussione che bisogna mettere sotto i riflettori... insomma, quella che ancora oggi chiamiamo "educazione" ma che in realtà è un soffocamento della vera volontà, della vitalità, della libera espressione del bambino... che, come si può ben notare, porta a dei comportamenti assurdi e auto-distruttivi.

Anche qui, non posso far altro che essere completamente d'accordo con Alice Miller nel dire che:

“Per evitare che in età adulta nascano comportamenti assurdi e auto-distruttivi non è affatto necessario che i genitori facciano profondi studi di psicologia. Se riescono a non manipolare i l bambino, quando è ancora piccolissimo, per i propri bisogni, a non abusare di lui, a non rendere insicuro il suo equilibrio vegetativo, allora il bambino riuscirà a trovare nel suo fisico stesso la migliore protezione contro ogni eccessiva pretesa dell’adulto. Egli prenderà sin dall’inizio confidenza con il linguaggio del proprio corpo e con i segnali che esso ci invia. Inoltre, se i genitori riuscissero a trattare il proprio bambino con il medesimo rispetto e la medesima tolleranza che essi hanno sempre dimostrato nei confronti dei loro genitori, allora metterebbero di sicuro le miglior premesse per la sua vita futura. Da questo rispetto dipendono non soltanto la sua autostima, ma anche la libertà di esprimere le capacità che gli sono innate. Come ho detto, per tributare questo rispetto non abbiamo bisogno di fare chissà quali letture di psicologia, ma soltanto di sottoporre a revisione l’ideologia pedagogica.”

Se veramente vogliamo cambiare le cose, sappiamo come fare.

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Il mio punto di vista sull’argomento è molto chiaro, e personalmente penso che non solo l’ideologia pedagogica vada rivista ma che vadano riviste tutte le teorie dell’esperienza umana, a partire dal concepimento.

Ad oggi, siamo totalmente succubi di un sistema di credenze assurdo che ci governa, negativamente influenzato secoli di quella cosiddetta pedagogia nera che vede nel bambino un piccolo tiranno da “educare” a suon di verga e busse e tutta una serie di tecniche di condizionamento precoce, con il fine di stroncare la volontà personale del bambino e modellarlo a proprio piacimento.

La linea di pensiero era quella che si può leggere nelle argomentazioni di Johann Sulzer (educatore), che risalgono al 1748: “È del tutto naturale che l’anima voglia avere una volontà propria e, se non si è lavorato con cura nei primi anni, in seguito la meta sarà più difficile da raggiungere. Questi primi anni presentano, tra l’altro, anche il vantaggio che si può far uso di violenza e di mezzi di costrizione. Con il passare degli anni i bambini dimenticano tutto ciò che è loro occorso nella prima infanzia. Se si riesce a privarli della loro volontà in quel periodo, poi essi non ricorderanno mai più di averne avuta una, e il rigore di cui si dovrà far uso, proprio per questo motivo non avrà conseguenze deleterie.

Certo… è vero… con il passare degli anni i bambini dimenticano tutto, o quasi… su questo Sulzer aveva pienamente ragione… ma per quanto riguarda le conseguenze deleterie non ci aveva per nulla azzeccato, e oggi sappiamo che la lista di problemi legata a questo genere di educazione è molto lunga.

Per questo, mi domando come è mai possibile che oggi, nel ventunesimo secolo, possiamo ancora minimizzare l’esperienza infantile e non mettere mai in discussione quell'educazione che mondo adulto ritiene normale e necessaria?

Forse perché con i più deboli ci sentiamo più forti?

È dunque tutta una questione di autorità… una lotta di potere?

Forse per tutte quelle teorie di quella psicologia pop che governa le nostre menti e ci dice che i bambini sono una tabula rasa, un vuoto creativo da riempire con le nozioni della cultura dominante? È questo dunque... è perché gli psicoanalisti ci dicono che il bambino è una specie di recipiente ci sentiamo in diritto di rovesciare su di lui ogni tipo di spazzatura psichica e altro ancora?

O forse è semplicemente per la nefasta influenza di quella pedagogia nera che ha dominato gli ultimi secoli e insegna a sottomettere il bambino alla volontà dell’adulto, educandolo all’obbedienza e ad essere conforme alle aspettative?

Oppure un insieme di cose, che mescolate formano una grande ignoranza?

Suvvia, non mentiamo a noi stessi.

Non diciamo che tutto questo non è vero… e che per i bambini stiamo facendo molto perché questa non è la verità.

Ricordo addiruttura una persona che conosco personalmente... che quando ha avuto un figlio diceva che non vedeva l'ora che sarebbe cresciuto... perché al momento era... "inutile" (testuali parole).

Davvero assurdo.

Il mondo in cui viviamo e lavoriamo non è fatto per i bambini. È un mondo dalla visione prettamente adultocentrica, dove i bambini sono considerati un limite, una rottura di scatole…

...dei non-ancora-adulti da “far crescere” (quasi fossero pomodori!) come si vuole.

Un mondo dove è accettato che si prenda a schiaffi un bambino “per educarlo”… O che lo si possa ingannare e manipolare per plasmarlo come si vuole.

Infatti, non sto parlando solo di botte.

Le percosse sono uno dei metodi educativi un tempo molto utilizzati (e purtroppo ancora oggi!) ma vi sono una varietà di tecniche di condizionamento precoce molto più sottili e crudeli.

E qui non sto parlando di adolescenti, ma della prima infanzia.

Oggi è infatti risaputo che la maggior parte dei condizionamenti derivano dal periodo perinatale e dai primi anni di vita e l’origine la possiamo trovare nella famiglia e nella società (che è poi la famiglia della famiglia).

Delle sofferenze subite nell’infanzia però si parla ben poco, anzi non se ne parla praticamente mai… e neanche delle impressioni che formiamo quando siamo nel grembo materno e rimangono poi indelebili a livello inconscio ma che si manifestano come seri condizionamenti… (il mito del pensiero freudiano che non vi è vita psichica nel feto è ormai sfatato, anche se ancora sin troppo in voga fra gli esperti del vecchio).

E non si tratta di semplici teorie, come ve ne sono molte.

Per quanto mi riguarda, a livello professionale, in passato ho avuto modo di lavorare con diversi clienti nella risoluzione di svariati condizionamenti che portavano direttamente ai periodi succitati. Inoltre, questo è un tema che mi riguarda intimamente, avendo io stesso fatto esperienza di ciò che affermo. E, cosa non meno importante, osservo molto attentamente queste dinamiche nei bambini di oggi. I miei figli mi hanno insegnato davvero molto sul mondo infantile, e  da loro ho imparato come questi piccoli ma grandi esseri vengono al mondo biologicamente programmati per educare e realizzare se stessi, con dei doni e talenti straordinari, con la loro volontà personale, con la loro individualità e vanno semplicemente supportati nel loro cammino, con attenzione, rispetto, disponibilità e non castrati sul nascere e privati delle loro ali.

I reali bisogni dei bambini non sono per niente compresi. In molti casi, i genitori non sono presenti (o perlomeno, lo sono solo fisicamente)… e non danno la giusta attenzione al bambino.

Si parla di capricci (che non esistono, sono semmai bisogni inascoltati). Si parla di bambini che piangono senza motivo (quando invece il motivo c'è sempre; sempicemente l'adulto non lo comprende)... e le soluzioni per far fronte a tutte queste situazioni... onde avere un figlio che non dia problemi... e si comporti da "bravo" bambino... sono delle più disparate... si basano su delle teorie che poco hanno a che vedere con la vera natura umana (e anzi, piuttosto su una visione deterministica e pessimista della natura umana)... e molto spesso altamente condizionanti... visto che vanno a reprimere i reali bisogni e sentimenti del fanciullo.

Non ne rispettano i diritti… ("ma quali diritti vuoi che abbia un bambino!")… e sia mai che possa avere dei sentimenti… (e no…certe cose sono tabù, e non tollerate!).

Insomma, non vi è alcuna disponibilità nei confronti dei bimbi, che sono chiamati a rinunciare a sé stessi e prostituirsi all’adulto, sottomettendosi alla sua volontà e eseguendo i suoi ordini.

Qualsiasi essi siano.

Ma come detto… non si tratta solo di un’educazione di tipo “rigido” ma di una educazione assolutamente limitante sotto tutti i punti di vista, siano i genitori severi o meno.

Anche in questo caso, Alice Miller ha eloquentemente puntato il riflettore sul problema di fondo:

“In antitesi con l’opinione comune, e con buona pace dei pedagoghi, non posso attribuire al termine ‘educazione’ alcun significato positivo. In essa intravedo l’autodifesa dell’adulto, la manipolazione dovuta alla propria mancanza di libertà e insicurezza, un’autodifesa che naturalmente posso ben capire ma di cui non posso sottovalutare i pericoli.

Così come posso ben capire il fatto che si rinchiudano in carcere i delinquenti, ma non essere dell’opinione che la privazione della libertà e che la vita in carcere, la quale è impostata sull’adattamento, sulla soggezione e sulla sottomissione, possa realmente contribuire al miglioramento del carcerato, vale a dire alla sua evoluzione spirituale. Nel termine “educazione” è racchiusa l’idea di determinate mete che l’allievo deve raggiungere…, e questo riduce sin dal principio le sue possibilità di sviluppo autonomo. Ma l’onesta rinuncia a ogni manipolazione e a queste mete preconcette non significa affatto abbandonare il bambino a sé stesso. Egli ha infatti un enorme bisogno di trovare nell’adulto un compagno sia sul piano psichico che quello fisico. Per consentire al bambino di estrinsecare pienamente tutte le sue potenzialità, tale accompagnamento deve avere le seguenti caratteristiche:

1) attenzione nei confronti del bambino;
2) rispetto dei suoi diritti;
3) tolleranza per i suoi sentimenti;
4) disponibilità a imparare dal suo comportamento alcune cose: a) sulla natura di quel singolo bambino; b) sul proprio “essere bambini”, che rende i genitori da parte loro in grado di compiere il lavoro del lutto; c) sulla natura della vita affettiva che nel bambino si può osservare molto più chiaramente che nell’adulto, in quanto il bambino può vivere i propri sentimenti in modo molto più intenso e, nel caso ottimale, in modo meno contraffatto che non l’adulto."

La psicologia pop moderna, totalmente incapace di comprendere a fondo la natura umana, si limita invece a snocciolare diagnosi e sentenze, contribuendo a quella che è da considerarsi una vera e propria tragedia a livello generazionale... un'emergenza a livello educativo.

Tragedia perché oggi viviamo in un mondo nuovo. Molto è cambiato… anzi… moltissimo è cambiato negli ultimi 20 anni e molto sta cambiando su tutti i livelli (politico, economico, culturale, sociale)… e molto velocemente… E questi ragazzi, venuti al mondo attraverso persone che neanche sanno perché sono al mondo, si trovano a essere abbandonati a sé stessi da un mondo adulto egoista ed egocentrico impegnato in quella che possiamo definire una vera e propria repressione pedagogica, sociale e morale della volontà. Continuamo infatti a edudare i bambini a non essere creativi, a essere come noi vogliamo... in una nuova economia che non premia più obbedienza e docile remissività, bensì coraggio, audacia, iniziativa personale, imprenditorialità, leadership!

Sì, la radice del problema si trova nella famiglia e nella società (che è poi la famiglia della famiglia)… ma puntare il dito contro genitori e figli come fanno molti è decisamente poco costruttivo, e non risolve i problemi...

Viviamo oggi in una società che ha eretto l’ignavia e la mediocrità a stile di vita… ma non dobbiamo continuare a difenderla questa società… anche perché la società siamo noi tutti, insieme, e dobbiamo essere in grado di fare finalmente gli adulti e assumerci le nostre responsabilità.

Non deve dunque più sussistere il fenomeno “scarica barile” che origina e continua ad alimentare un circolo vizioso e perverso che ruota attorno a genitori poco presenti, insegnanti impreparati, medici psichiatri e logopedisti conniventi, ed infine istituzioni e imprese che hanno messo il sistema davanti all’uomo. Ognuno deve riassumere il proprio ruolo, e le proprie responsabilità.

Certo, questo non è facile… perché siamo stati educati a essere conformi alle aspettative… a obbedire all’autorità… a chiedere sempre il permesso per fare questo e quello. Siamo stati spinti verso un conformismo fasullo e la nostra libera espressione è stata soffocata… e essendo cresciuti in un certo modo pensiamo che sia il modo giusto… e che questa sia la “buona educazione” da impartire ai nostri figli… molto spesso, ripetendo esattamente i drammi e gli schemi che non stessi abbiamo subito.

Ma impartire una buona educazione non significa annientare la volontà dei bambini. Non significa castrarli della loro immaginazione creativa. Non significa combattere la loro vitalità.

Ai bambini va permesso di essere ciò che sono. Ogni bambino è un leader nato, ma il mondo adulto li trasforma in vittime e di generazione in generazione continua a ripresentarsi lo stesso problema.

Cosa possiamo aspettarci, invece, da un vecchio sistema votato all'edu-castrazione... un sistema che annienta la loro volontà personale; castrando la loro immaginazione, la loro creatività, il loro coraggio, la loro audacia, rubando loro i sogni e deprivandoli di tutto il loro potenziale e poi... poi critica le nuove generazioni per la loro condotta?!

È questa la radice di tutti i mali… perché quando la vitalità del bambino viene soffocata (repressa/oppressa) e gli si tarpano le ali… si ostacola il suo percorso evolutivo… e lo si allontana da ciò per cui è venuto al mondo. È così che inizia a proiettare una falsa immagine di sé stesso… e tutto ciò si trasforma in una forza altamente (auto) distruttiva: infatti, l’inibizione della propria libera espressione, l’incapacità di manifestare ed esprimere liberamente e adeguatamente se stessi conduce alla frustrazione, ed a rivolgere le proprie energie psichiche contro di sé, influenzando negativamente tutto ciò che l’individuo è e fa.

Tutto questo ha ovviamente a che fare con il nostro atteggiamento interiore e con la nostra condotta, in quanto se non siamo capaci di padroneggiare i nostri pensieri essi possono diventare una forza altamente distruttiva che ci sabota, e deturpa la nostra atmosfera mentale. È infatti il pensiero non controllato che origina degli stati psichici negativi e tutte le deviazioni dell’essere umano derivano fondamentalmente proprio da questo: dall’aver rivoltato le proprie energie psichiche contro se stessi.

Per questo motivo, il nostro mondo non va imposto sui bambini.

Loro sono venuti al mondo con una loro vita.

Per un’intenzione.

Per necessità di vocazione…

...e vanno rispettati nella loro individualità. Vanno protetti. Vanno compresi. Non vanno “fatti crescere”.

È fondamentale crescere insieme. Evolvere.

Altrimenti… beh… il disagio dilagante non è che un campanello d’allarme.

In sintesi, per concludere questo mio rant, l’esperienza infantile non va minimizzata… e dobbiamo iniziare a guardare alle cause (e non solo ai sintomi come siamo soliti fare) se vogliamo veramente cambiare qualcosa… e quel qualcosa è la nostra cultura.

Dobbiamo superare il nostro vecchio modo di pensare e iniziare a guardare alle cose da un nuovo punto di vista, assumendoci la più totale ed assoluta responsabilità delle nostre scelte e del nostro mondo interiore…

Dobbiamo noi (adulti) per primi ricordare chi siamo in origine e liberarci da tutti i nostri condizionamenti che ci impediscono di manifestarci per quel che veramente siamo.

Ognuno deve fare la sua vera volontà, ma non imporla sugli altri. Ai bambini dobbiamo permettere di essere e divenire ciò che sono, e insegnare loro a pensare... non a cosa pensare... e per favore, qualcuno dica a questi ragazzi che l'uso corretto del preservativo non è quello di infilarselo su per il naso.

Va infilato altrove.

 

 

La società moderna non insegna ai bambini a pensare, ma a cosa pensare. Il risultato lo si può vedere a occhio nudo. L'intento di questo libro è dunque quello di spiegare, in modo semplice e facilmente comprensibile, i meccanismi del pensiero e condividere delle efficaci strategie e tecniche per poter utilizzare al meglio questo favoloso strumento; contribuendo così al percorso evolutivo del lettore verso la realizzazione del sogno che porta nel cuore: della propria immagine divina. È dedicato ai millennials, ai bambini di ogni età e ovviamente a tutti i genitori, che sono invitati a insegnare l'arte di pensare bene ai loro figli (leggi l'estratto del libro su questo link).

Photo by Scott Webb on unplash

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