Economia: serve imprenditorialità. La scuola? Un fallimento

educazione formazione genitorialità consapevole Apr 12, 2019

La rivoluzione post-industriale è qui, ma molti non se ne sono ancora resi conto.

Dove vivo sento spesso le persone lamentarsi del fatto che i frontalieri "rubano il lavoro" agli indigeni. Ma è davvero così? A tal riguardo, partendo dalla premessa che non mi occupo di politica e non è certamente mia intenzione intavolare una discussione di questa natura, vorrei proporre alcune riflessioni che secondo me sono da tenere in debita considerazione.

Innanzi tutto, per chi non conosce il luogo, va detto che viviamo in una piccola realtà. Il Canton Ticino conta poco più di 350 mila anime, e la popolazione attiva (esclusi minorenni e pensionati) non arriva neanche alla metà. Negli ultimi vent’anni i lavoratori frontalieri sono aumentati e pare che oggi siano su per giù 65 mila (senza contare i lavoratori su chiamata, che stando a quanto mi aveva riferito il Direttore degli uffici di regionali di collocamento qualche tempo fa si aggirano sui 30 mila). Dalle statistiche SECO risulta che i disoccupati sono all’incirca 6’000, attorno al 3% (questa cifra non tiene però conto delle persone iscritte ai vari programmi occupazionali e quelle che, concluso il termine quadro della disoccupazione, sono passate a carico dell’assistenza sociale).

Il fatto che molte imprese prediligano assumere personale d’oltre frontiera non è un mistero. In Italia il costo della vita è decisamente più basso, e il datore di lavoro può permettersi di pagare un lavoratore non residente (in Ticino) meno della metà di ciò che dovrebbe invece investire per assumere qualcuno che qui ci abita. Come risultato, sono contente le aziende (che spendono di meno) e i frontalieri (che un lavoro ce l’hanno, e che probabilmente guadagnano qualcosina in più di ciò che prenderebbero in Italia); mentre molti residenti (ticinesi e non) hanno il dente avvelenato. C’è chi se la prende con il Governo, ritenuto colpevole di aver favorito questa situazione attraverso le sue politiche… chi con le imprese, che secondo molte persone non danno la precedenza ai residenti (vent’anni fa vi era una legge che obbligava i datori di lavoro a prediligere la manodopera indigena, ma la stessa si poteva facilmente aggirare dimostrando che solo la persona X possedeva certi requisiti fondamentali per svolgere determinate mansioni che la posizione richiedeva)… e chi con i frontalieri che, come detto, “rubano il lavoro” (e poi, a detta di taluni, contribuiscono a rovinare l’economia perché accettano paghe più basse eccetera eccetera).

Dopo aver dato un’occhiata alla nostra piccola realtà economica, se guardiamo cosa sta succedendo a livello globale possiamo dire che mondo è paese, visto che le dinamiche sono più o meno le stesse un po’ dappertutto… ma invece che parlare di frontalierato vorrei spostare il discorso sulla tecnologia.

Più precisamente, i robot... che rubano il lavoro! (insomma, in un modo o nell'altro pare che questo lavoro faccia gola a molti!).  A tal riguardo, da uno studio recentemente condotto all’Università di Oxford emerge che a causa dell’effetto dell’automazione sull’occupazione, nel giro dei prossimi 15 anni circa il 50% dei lavori che conosciamo sarà a rischio. Stando ai dati forniti da McKinsey Global Institute pare che già entro il 2025 le macchine svolgeranno già più compiti degli esseri umani.

Non vi è però da preoccuparsi: vi saranno moltissime altre opportunità, e si stima che il 65% dei bambini che iniziano oggi le scuole elementari faranno un lavoro che oggi ancora non esiste, usando tecnologie che ancora non conosciamo (The Future of Jobs 2018, WEF).

Dunque... molti danno la colpa ai frontalieri, e molti alla robotica... e questo continuare a puntare il dito qui e là non permette a queste persone di guardare oltre, imprigiondandole in una visione del mondo alquanto limitata e impedendo loro e cogliere le opportunità che questa nuova economia ci offre. Perché va detto: questa nuova economia ha portato con sé molta destabilizzazione, ma anche moltissime nuove opportunità!

Certo, la logica industriale spinge in una certa direzione. Lo sappiamo: su i ricavi, giù i costi. Questa mentalità non cambierà molto facilmente e come ben possiamo vedere vi è una vera e propria gara al ribasso in tal senso. Le imprese hanno un folto bacino da cui attingere online, e vi sono molte persone disposte ad accettare uno sconveniente compromesso... e il gioco è fatto! A tal riguardo, io sono dell'idea che su questo punto ognuno debba mettersi il cuore in pace e smetterla di lamentarsi (e semmai rimboccarsi le maniche). È ormai un dato di fatto: se qualcuno può fare il tuo lavoro a un costo minore del tuo, uomo o macchina che sia, la sostituzione sarà presto una certezza!

Non mi si fraintenda. Non sto cercando di spaventare nessuno... ma piuttosto di mettere nero su bianco quel che sta già succedendo. Non in un futuro lontano e fantascientifico! Sta già succedendo... adesso! Ma non bisogna disperare e guardare al futuro in modo catastrofico. Al contario, questa è una grande occasione per cambiare, ma per farlo è indispensabile cambiare mentalità.

E la nostra mentalità la dobbiamo cambiare soprattutto su due aspetti molto importanti delle nostre vite che riguardano il lavoro e la formazione. È molto importante che iniziamo a vedere le cose in modo diverso, in modo nuovo.

Per chi già lavora, è fondamentale cambiare modo di pensare e rendersi conto che viviamo oggi in una nuova economia. Se non si è più che indispensabili, è molto probabile che si verrà sostituiti. Le competenze più richieste nel futuro saranno social intelligence e creatività, ma questo vuol anche dire sapersi reinventare. Dalle ricerche dapprima menzionate emerge che entro il 2022 non meno di 54% degli impiegati necessiteranno di una riqualifica. Automazione e intelligenza artificiale contribuiranno ad aumentare la produttività e favorire la crescita economica, ma milioni di persone saranno costrette a cambiare lavoro o comunque aggiornare le proprie competenze professionali (si stima che 400-800 milioni di persone potrebbero essere sostituite e avranno necessità di trovare un nuovo impiego entro il 2030. Per 75-375 milioni potrebbe essere necessario cambiare categoria professionale o comunque apprendere nuove competenze).

I ruoli che diventeranno ridondanti a causa del progresso tecnologico sono parecchi e non riguardano solo la cassa del supermercato come taluni erroneamente pensano. Si parte dagli addetti all’inserimento dati/contabilità/buste paga, ai segretari, ai revisori di conti e cassieri (di banca e non); poi sarà la volta di traduttori, autisti commerciali, venditori, muratori, chirurghi. Questi cambiamenti riflettono un trend che si è evoluto nel corso degli ultimi anni ma che ora sta accelerando… Emergeranno nuove categorie professionali che rimpiazzeranno parzialmente o totalmente quelle vecchie, ma in qualsiasi modo le competenze richieste nel mondo del lavoro cambieranno in molte industrie, indipendentemente dal tipo di attività svolta, trasformando il modo in cui le persone lavorano e rendendo la formazione continua una necessità per tutti.

I lavoratori sono dunque confrontati con questa situazione, e perdere tempo a lamentarsi del progresso non mi sembra una buona soluzione. Bisogna darsi da fare, e vedere ciò che sta accadendo come una grande opportunità (e oggi le opportunità sono infinite!) di evolvere e di poter finalmente scegliere se stessi, piuttosto che aspettare di essere scelti come ci è stato insegnato a scuola.

E l’altro piano è proprio questo: la scuola!

L’organizzazione scolastica standardizzata non è nata per sviluppare le potenzialità dei bambini, ma come investimento per il nostro futuro economico sulle basi dell’economia industrializzata. Il punto è che l’economia è mutata radicalmente, mentre la scuola è la stessa di sempre e continua a perseguire i suoi vecchi obiettivi e trasformare i bambini in lavoratori a basso costo e obbedienti che aspettano che qualcuno li scelga e dica loro cosa fare.

Per avere successo in questa nuova economia serve imprenditorialità, ma il sistema educativo che tutti conosciamo non è strutturato per favorire le qualità che servono oggi. La nuova economia non premia più obbedienza e docile remissività, bensì creatività, coraggio, audacia, motivazione, leadership! (tutte qualità sistematicamente soffocate dal sistema educativo attuale).

Ha detto bene il noto imprenditore americano Gary Vaynerchuck quando è stato intervistato da Larry King: la scuola è decisamente un “fallimento” nei confronti dell’imprenditorialità: “È per operai/impiegati, non per imprenditori.” Gary Vee ha perfettamente ragione. La scuola insegna ai bambini a fare ciò che viene loro detto e aspettare il loro turno. Insegna loro ad aspettare di essere scelti, non a scegliere se stessi; a sviluppare la tipica mentalità da dipendente, del “posto fisso” e non l’autonomia e indipendenza che serve per lavorare in un’economia e in un mondo sempre più smart.

[Se te lo stai chiedendo... sì, praticamente noi tutti siamo stati educati in questo modo ed è proprio per questo che al mondo 9 persone su 10 non trovano un senso in ciò che fanno e vivono una vita insensata. Ora è però giunto di comprendere che il nostro turno è finalmente arrivato. È proprio adesso! E non abbiamo bisogno del permesso di nessuno!].

In qualità di esseri umani abbiamo una mente molto creativa e oggi abbiamo anche a disposizione la tecnologia per fare grandi cose. Senza troppi fronzoli, la questione è molto semplice: non possiamo però andare nel futuro con la stessa mentalità che ha contraddistinto il nostro passato (e che ci è stata inculcata in testa!).

Dobbiamo cambiare, partendo dal nostro modo di pensare.

Quel che dobbiamo fare è cambiare la cultura, e questo lo possiamo fare solo cambiando la nostra psicologia… tornando a essere protagonisti del nostro volere e agire… e educando diversamente.

 

PS. non perdere altro tempo. Inizia subito.

"L’ingrediente essenziale è alzare le chiappe e metterti a fare qualcosa. È così semplice. Un sacco di gente ha delle idee, ma sono pochi quelli che decidono di fare qualcosa a riguardo subito. Non domani. Non la prossima settimana. Ma oggi. Il vero imprenditore è un uomo d’azione." Nolan Bushnell

 

L'unica certezza è il cambiamento, e nella caotica complessità del mondo moderno è alquanto facile distrarsi, perdersi e lasciarsi sfuggire le opportunità di realizzazione che questa nuova economia offre. Per questo motivo, è davvero importantissimo essere molto chiari su quel che si vuole, raffinare le proprie doti di leadership e creare la propria realtà di vita attorno alle proprie priorità per realizzare chi si è e ciò che si vuole veramente fare — il proprio vero scopo. Il fine di questo libro è proprio quello di supportarti in questa impresa (leggi l’estratto del libro su questo link).

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