Educazione: ognuno deve assumersi le proprie responsabilità

educazione formazione leadership Mar 07, 2018

Molti denunciano la condotta delle nuove generazioni… e su questo punto secondo me bisogna fare due riflessioni importanti. La prima è che il modo di agire di una persona è il risultato diretto di come pensa (di ciò che immagina sia vero) e la seconda è che molto spesso coloro che puntano il dito contro i giovani sono telecomandati dalla loro stessa ipocrisia.

Oggi, quando ci si riferisce alle nuove generazioni, si parla spesso di disagio giovanile, ma ciò non costituisce una grande novità. È attuale che viviamo in una nuova economia e il divario che vi è fra i nativi e i “primitivi” digitali sembra abissale… ma i problemi di fondo sono poi sempre gli stessi, e hanno a che fare con le relazioni umane: con il modo in cui ci relazioniamo a noi stessi, con gli altri, e con il mondo che ci circonda…

…con il modo in cui ci relazioniamo con le nostre immagini mentali…

…con nostro modo di pensare!

Di questo però si parla molto poco. Quando si parla dei problemi che riguardano i giovani d’oggi è molto comune dipingere un quadro parecchio negativo. Si dice che hanno una scarsa autostima, che non sono in grado di gestire ansie e preoccupazioni, che pensano tutto sia loro dovuto, e che sono “difficili da gestire” (cosa sono, degli inventari?).

Taluni dicono che sono egoisti e narcisisti, e pure inaffidabili per quanto riguarda il posto di lavoro (visto che hanno la tendenza a cercare qualcosa di nuovo dopo appena pochi mesi).

Altri ancora dicono invece che la colpa è dei genitori, che non li hanno adeguatamente preparati alla “vita reale”. Fra questi molti esperti del vecchio, i quali sostanzialmente affermano che il problema di fondo è che i ragazzi non hanno sentito abbastanza "No" da mamma e papà e quando si scontrano con il loro primo "No" (e.g. dai maestri di scuola o insegnanti)… questo non viene accettato e badabuuummmm ecco la frustrazione che genera tutti i problemi del mondo…

Ora, io credo che questa diagnosi del dilagante malessere sia alquanto superficiale. Può forse accontentare i pregiudizi dei nostalgici della verga e di un tempo che fu... di quelli che dicono "eh, ai miei tempi"..."ah, due sberloni ci vogliono..." ma è decisamente insufficiente per chi è dotato della capacità di pensiero critico e indipendente.

I vecchi metodi educativi, lo sappiamo, sono stati ampiamente applicati anche con i nostri nonni, i nostri genitori… e con molti di noi (per quelli della mia generazione) e anche oggi di casi ve ne sono (ahimè!) parecchi…

Sostanzialmente, si tratta di quell'educazione (all'obbedienza) che ancora oggi molti ritengono normale e necessaria ma che in realtà è totalmente impregnata della cosiddetta pedagogia nera che ha dominato la nostra storia negli ultimi secoli.

Secondo questa ideologia, il proprio figliuolo deve essere reso docile, duttile, accondiscendente, obbediente… Il concetto di base è che la volontà del bambino deve essere stroncata, vale a dire che deve imparare a seguire non se stesso ma qualcun altro. Dev'essere educato al più presto all'obbedienza, a essere conforme alle aspettative, a essere come gli altri vogliono (in buona sostanza, a fare ciò che l'adulto vuole). I principi fondamentali sono quelli di stampo dogmatico: sottomissione, obbedienza, negazione di se stessi.

Molto semplicemente, il bambino è chiamato a rinunciare a se stesso.

Un tempo funzionava esattamente così... e oggi?

Anche se chi giustifica e promuove i vecchi metodi cerca di far credere il contrrio, purtroppo non è cambiato molto: stando alle più recenti ricerche, in Italia, 70% dei bambini sono maltrattati in casa. In Svizzera, un bambino su due è confrontato con metodi educativi violenti... A livello globale tre bambini su quattro (fascia 2-4 anni).

Insomma, avere delle idee personali e una volontà propria era ed è considerato come testardaggine, come ostinazione, e pertanto come qualcosa da combattere. Così come irruenza e impetuosità... come la vitalità... tutto questo è da combattere... a tutti i costi... con la verga, con le minacce, con le punizioni, con la manipolazione psicologica, et cetera.

L’obiettivo?

La completa sottomissione della propria volontà a un'autorità esterna.

Repressione e oppressione della libera espressione erano (e purtroppo sono ancora) all’ordine del giorno ed è proprio questo il neo del problema: considerare il bambino come un bambolotto, come un vuoto da riempire con le nozioni della cultura dominante... e il soffocamento della sua preziosa individualità.

Oggi però ci troviamo in una nuova economia, che non premia più il conformismo e la docile remissività; ma creatività, audacia, coraggio, motivazione, leadership… tutte qualità sistematicamente soffocate dal sistema in cui viviamo e lavoriamo.

I problemi sono tanti. È vero. Tutto sta cambiando molto rapidamente. Le forze del cambiamento e della globalizzazione hanno portato con sé molta destabilizzazione (ma anche molte nuove opportunità, non dimentichiamolo)… e non è finita… visto che ci stiamo dirigendo verso un periodo di forte turbolenza economica (prossimi due o tre anni)... le incertezze sono davvero tantissime.

In più, l’incredibile sviluppo tecnologico (tieni presente che internet non è l’apice dello sviluppo, ma la punta dell’iceberg. Nei prossimi due o tre anni verremmo letteralmente investiti da uno tsunami tecnologico!) ci ha isolati ancora di più.

Umilmente, lo dobbiamo ammettere: oggi non siamo più capaci a relazionarci positivamente con noi stessi, con gli altri, con il mondo che ci circonda. Tutti con il naso rivolto sul proprio smartphone, badiamo poco alle relazioni autentiche, che pare stiano scomparendo.

Ma questo non è di certo colpa della tecnologia. Anzi, la tecnologia è favolosa e ci permette(rà) di fare molto… ma anche qui… si tratta di come ci relazioniamo con la tecnologia… Detto per inciso: noi dovremmo usare lo strumento, e non lo strumento usare noi (telefonino, computer, o altro che sia). Dovremmo usare la tecnologia a nostro favore, e non esserne schiavi.

Ma tutto è successo così in fretta… e anche se abbiamo la capacità di adattarci molto bene e velocemente ai cambiamenti… non abbiamo ancora ben compreso i rischi che queste nuove tecnologie comportano se utilizzate in modo scorretto…

…come ad esempio… utilizzare lo schermo come “calmante” o “distrazione” per i propri figli… senza essere consapevoli del fatto che la tecnologia può creare una fortissima dipendenza, proprio come accade con la droga, l’alcol, la pornografia, et cetera.

Ecco… la parola chiave è proprio questa: consapevolezza.

È proprio la consapevolezza che manca oggigiorno. E questo riguarda anche come i bambini vengono cresciuti e “educati”.

Nel ventunesimo secolo ci basiamo ancora su delle teorie dell’esperienza umana ultra-datate e obsolete. I fatti dimostrati e le conoscenze che abbiamo sull'infanzia ci dicono chiaramente che i vecchi metodi educativi sono altamente controproducenti e limitanti, ma noi continuiamo a far finta di niente e ritenere normale e necessaria quell'educazione che impone ai nostri ragazzi di trasformarsi in qualcosa che non sono... alienandoli da se stessi.

Ancora oggi siamo fermi a una psicologia decisamente primitiva, basata su una visione cinica e pessimista dell'infanzia e dell'essere umano. Ancora oggi, il bambino è considerato un piccolo tiranno che va “raddrizzato”…

I reali bisogni del bimbo non sono compresi e vi è molta confusione per quanto riguarda la natura umana. Non a caso, la psicologia pop che abbiamo abbracciato e su cui facciamo affidamento non fa altro che snocciolare diagnosi, etichettare, parlare di disturbi e prescrivere medicamenti…

Negli Stati Uniti (e fra un po’ anche da noi…) in una classe di 22 bambini a 20 (o quasi!) è prescritto il Ritalin! In Germania, è stata avanzata l’idea (con un percorso pilota, se non vado errato) di mettere dei giubbotti di sabbia ai bimbi considerati iperattivi per farli stare calmi…

Tutti a puntare il faro sui bambini… ma a nessuno viene in mente che è il sistema ad essere vecchio e totalmente disfunzionale?

La noia e lo stress (e da notare che sono proprio questi elementi di solito all'origine delle varie dipendenze...) accompagnano i bambini di oggi, che sono molto più evoluti di noi.

Imponiamo il nostro mondo (vecchio, poco luminoso e auto-distruttivo) su di loro, obbligandoli a essere proprio come noi, totalmente incuranti dei loro reali bisogni.

Manca la presenza. Manca il riconoscimento. Manca il contatto autentico.

Manca il rispetto.

E non dobbiamo confondere le carte in tavola, mettendo l’iper-protettività sullo stesso piano dell’amore incondizionato (amore e controllo non sono sinonimi!) o proporre limiti, confini, proibizionismi alla vera volontà dei giovani.

Quel che non va è che molti (genitori, insegnanti, società) non dispongono degli strumenti adatti per educare i propri figli... semplicemente perché non sono consapevoli... altrimenti non continuerebbero a interferire con la vita dei loro bambini, storpiandoli e imprigionando la loro individualità in una falsa immagine di sé.

È anche vero che molti non se ne curano proprio (anche la trascuratezza è un grosso problema). I bambini sono infatti considerati un peso, una rottura di scatole... una sorta di sacrificio… che non permette più di fare la vita di prima fra cene e aperitivi… E dunque… ecco che vengono lasciati ore e ore davanti a uno schermo e il balocco viene confuso… anche qui… con l’amore.

Manca la presenza. E qui non parlo solo di presenza a livello fisico.

Che senso ha essere presenti solo fisicamente, quando con le proprie emozioni, la propria mente, e il proprio spirito si è distanti?

Manca il rispetto della dignità umana.

È venuto a mancare il rispetto per la vita.

La maggior parte delle persone non fanno altro che soffocare la propria verità interiore, e soffocarla anche negli altri (troppo doloroso confrontarsi con la propria storia personale). Ed è questo il problema di fondo: il soffocamento della libera espressione!

E soprattutto che ai bambini non viene insegnato a pensare, ma a cosa pensare. Vengono educati a non essere creativi, a non essere coraggiosi, a non essere se stessi.

A essere vittime, non leader.

E qui torniamo al punto di partenza: il nostro modo di agire è l'esatto risultato di come pensiamo!

È vero, molti giovani oggi non sanno relazionarsi positivamente con sé stessi, con gli altri, con il mondo che li circonda.

Ma se per questo neanche noi adulti.

Si tratta dunque semplicemente di una questione di “Sì” e “No”?

Non dimentichiamo che la situazione in cui ci troviamo oggi è la perfetta conseguenza dell’educazione altamente condizionante (fra limiti, tabù, proibizionismi, etc.) di ieri…

E ancora, i problemi che ci sono fra gli alunni e gli insegnanti sono davvero dovuti al fatto che i genitori non hanno mai detto "No" ai figli... oppure che nessuno si prende la briga di rispondere ai reali bisogni dei ragazzi?

(e poi, per aprire una parentesi: che i giovani di oggi non si sentano dire abbastanza "No" è opinabile. Stando a quanto afferma l'autore americano Simon Bailey, prima di compiere 17 anni, un ragazzo si è sentito dire No 150’000 volte, e Sì solo 5’000. Dunque, il problema di fondo non sembra proprio essere che come genitori non diciamo abbastanza "No"… ma l’esatto contrario: che non siamo capaci a dire "Sì"... e dovremmo imparare a farlo).

Il mondo è cambiato e oggi siamo nel XXI secolo. Non possiamo continuare a difendere lo status quo a spada tratta creando sempre più attriti e sperando che le cose tornino come prima... dove tutti possono mantenere i propri agi senza muovere un dito.

Dobbiamo renderci conto (e i giovani d’oggi ce lo stanno mostrando) che quel vecchio sistema in cui siamo nati e cresciuti non funziona più, e dobbiamo essere disposti a comprendere il cambiamento, ed evolvere.

E non continuare a reprimere i bambini, dicendo che li stiamo educando!

Questo richiede molta responsabilità… quella responsabilità che oggi molti non vogliono assumersi…

Così come avere un figlio.

Non si tratta solo di un piacevole scambio di energie che poi genera un bambolotto da “far crescere”.

Il nostro vecchio mondo deve cambiare la percezione che ha dei bambini.

I bambini vanno riconosciuti per i grandi esseri che sono e va loro permesso di crescere liberamente, essendo e divenendo ciò che essi sono.

Le teorie dell'esperienza umana vanno riviste, a partire dal concepimento.

L'adulto deve assumersi il suo ruolo... e le sue responsabilità!

Non deve intromettersi e imporre la sua volontà come un padre padrone ma essere più che altro colui che facilita il processo di crescita. E questo non significa essere accondiscendenti, essere una Yes-woman o uno Yes-man e giustificare ogni cosa.

Ma essere un solido punto di riferimento e crescere insieme ai propri figli.

I bambini non sono infatti una “tabula rasa” da far crescere. È fondamentale crescere insieme.

Le regole devono essere chiare, ma i confini limitanti non sono necessari.

Hanno forse mai risolto qualcosa i proibizionismi?

Se caso, creato ulteriori problemi.

Bisogna spiegarle le cose. Bisogna cercare di comprendere i reali bisogni del bambino e rispondere in modo consapevole.

E poi...

Dove sono i punti di riferimento?

Dove li troviamo?

Nei reality show?

No.

Oggi è giunto il momento di assumerci le nostre responsabilità e mostrare quelle doti di leadership di cui vi è oggi una grande necessità.

Dobbiamo finalmente comprendere che la repressione pedagogica, morale, sociale della volontà è un problema molto serio. Il sistema in cui viviamo e lavoriamo soffoca la leadership e la libera espressione. Va rivisto a partire dalle imprese, dalle scuole, dalla famiglia. Non deve dunque più sussistere il fenomeno “scarica barile” che origina e continua ad alimentare un circolo vizioso e perverso che ruota attorno a genitori poco presenti, insegnanti impreparati, medici psichiatri e logopedisti conniventi, ed infine istituzioni e imprese che hanno messo il sistema davanti all’Uomo.

Dunque, basta nasconderci dietro una psicoogia ormai vetusta e dei metodi educativi obsoleti.

È ora di rimboccarsi le maniche.

E ognuno deve riassumere il proprio ruolo, e le proprie responsabilità.

Okay, fine del rant. ;-)

 

La società moderna non insegna ai bambini a pensare... ma a cosa pensare! Il risultato lo si può vedere a occhio nudo. L'intento di questo libro è dunque quello di spiegare, in modo semplice e facilmente comprensibile i meccanismi del pensiero e condividere delle efficaci strategie e tecniche per poter utilizzare al meglio questo favoloso strumento; contribuendo così al percorso evolutivo del lettore verso la realizzazione del sogno che porta nel cuore: della propria immagine divina. È dedicato ai Millennials, ai bambini di ogni età… e ovviamente a tutti i genitori, che sono invitati a insegnare l'arte di pensare bene ai loro figli (leggi l'estratto su questo link).

 

Photo by Chien Nguyen Minh on unsplash

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