Educazione: picchiare non è la soluzione!

educazione genitorialità consapevole Apr 22, 2018

In questi giorni si parla molto dei fatti di Lucca, dove alcuni studenti hanno “bullizzato” un docente.

Dai commenti che ho avuto modo di leggere qui e là online, e anche dallo scambio di opinioni che ho avuto con diverse persone… emerge che la soluzione più gettonata di molti sia quella della violenza fisica.

“Ceffoni”, “Sberle”, “Calci in cu**”… ecco la ricetta della maggioranza.

Picchiare, insomma.

Girano vignette che raffigurano il docente che schiaffeggia l’allievo…

…e altri video che riprendono uno studente che lancia una gomma a un insegnante… e costui replica con un sonoro schiaffone… spintonando anche un altro allievo che pare intervenire a difesa del compagno.

Ora, qui possono esserci molte riflessioni da fare ma la prima cosa da dire è che c’è qualcosa di altamente disfunzionale nel sistema in cui viviamo, studiamo e lavoriamo.

La violenza è all’ordine del giorno, nelle scuole, nelle strade, nelle case.

Perciò, inizio subito con il dire che la violenza non va giustificata… ma soprattutto non deve essere considerata una misura educativa!

Rivediamo però i fatti:

In Italia, un giovane studente insulta e umilia il docente e tutti inorridiscono… puntando il dito contro le nuove generazioni (e dunque facendo di ogni erba un fascio), proponendo punizioni (anche corporali), e addirittura la reclusione fino a tre anni.

In Francia, un docente prende a schiaffi un giovane studente ed ecco la standing ovation: “Bravo!”, “Così si fa!”, “Peccato che da noi non si può fare… rischio denuncia!”.

A questo punto non dobbiamo però fare confusione…

Qui non si tratta di giustificare o meno la condotta del ragazzo che insulta il professore… oppure di trovare delle attenuanti che giustifichino il comportamento del docente che schiaffeggia l’allievo… questo è secondo me un punto cruciale da tenere in considerazione. Non bisogna infatti mischiare le carte in tavola... Ognuno andrà incontro alle conseguenze delle proprie azioni e se ne dovrà assumere la responsabilità… ma alla base di tutto questo che cosa c’è?

Non è forse paradossale che non riusciamo a vedere che alla base di tutto questo ragionamento vi è qualcosa di molto perverso?

Perché picchiare è giustificato dalla maggior parte delle persone?

È questa l’unica arma a disposizione dell’adulto per guadagnarsi il rispetto degli altri? Pestare la gente? È questo l’unico strumento di cui dispongono gli adulti per far fronte a certe circostanze? Rimanere immobilizzati dalla paura oppure reagire in modo violento? E qui, non dimentichiamo, la paura entra sempre in gioco… perché è proprio lei che attiva questi meccanismi dentro di noi… e ci porta a scappare, rimanere immobili, oppure combattere (in questo caso reagire con violenza).

Ora, in entrambe i casi, i docenti non sono stati assolutamente in grado di gestire la situazione creatasi (e probabilmente non era la prima volta)… Potremmo discutere tutto il giorno sulla mancanza di autorevolezza, di adeguata formazione nella conduzione (non solo della classe, ma anche di se stessi) et cetera e potremmo anche dire che non si può far finta di niente e scaricare la colpa solo sui ragazzi, in quanto vi è una totale mancanza di leadership… e molto probabilmente non vi è neppure la persona giusta al posto giusto. In altri termini, si può anche vedere se questi docenti sono adatti o meno a ricoprire il loro ruolo e assumersi la responsabilità che il loro mestiere comporta... oppure no.

Non mi si fraintenda però, non è mia intenzione crocifiggere gli insegnanti… ma semmai suggerire che bisogna far luce anche sui problemi che questi docenti affrontano… per poter offrire loro gli strumenti necessari per svolgere al meglio il proprio lavoro… Purtroppo però, non mi sembra che questo venga fatto… e quando sento menzionare il rapporto insegnanti-scuola dai media… si parla solo di stipendio inadeguato…

In ogni modo, non si tratta neppure di trarre delle conclusioni affrettate o snocciolare giudizi e sentenze, soprattutto conoscendo i fatti solo così come riportati dai mass-media. Una cosa che però va detta… è che oggi vi è moltissimo disagio.

Il disagio è dilagante, soprattutto fra i giovanissimi… e non si può continuare a spazzare la sporcizia sotto il tappeto.

Non ci sta più.

Su questo tema, nei vari talk-show gli psicologi affermano che il problema relativo ai giovani è che non hanno mai ricevuto un “no” dai loro genitori… e non appena ricevono questo fatidico no dall’insegnante non sanno gestire la frustrazione ed ecco l'origine di tutti i problemi.

Ma è davvero così semplice?

Mh.

Questa è una spiegazione davvero molto superficiale, soprattutto quando fornita da noti luminari del settore che certe cose le dovrebbero sapere.

Ma anche qui… dovrebbero davvero saperle?

Io penso di sì… ma vi è anche da sottolineare che la psicologia tradizionale è stata molto influenzata da quella vecchia ideologia pedagogica che ha dominato gli ultimi secoli… e che le teorie più quotate… come quelle di Freud ad esempio, omettono molto della verità su come stanno realmente le cose...

Eh sì, per chi non lo sapesse, il buon vecchio Freud (che, non dimentichiamo, aveva una visione assolutamente pessimista e determinsitica dlela natura umana) la verità la sapeva ma ha omesso dati di fatto molto importanti, semplicemente per i suoi interessi, e probabiImente per essere riconosciuto e per mantenere i suoi agi nei circoli e salotti da lui tanto amati (se avesse portato avanti le sue iniziali scoperte molto probabilmente sarebbe stato isolato).

Come conseguenza delle sue omissioni, per quanto riguarda il rapporto adulto-bambino, tutte le colpe sono state addossate alla fantasia infantile, e i genitori sono stati assolti sin dal principio per quanto riguarda le fantasie sessuali e aggressive che proiettano sui figli.

Ma andiamo oltre tutte queste cose e continuiamo questa riflessione dando un’occhiata non solo a quanto è accaduto, ma soprattutto alla reazione della pubblica opinione.

La maggior parte delle persone pensa che il docente in Italia doveva "menare" il ragazzo e che il docente in Francia abbia fatto bene.

Ecco, questo è un po’ il riassunto di tutti i commenti che circolano online.

E qui ci stiamo avvicinando alla vera causa del problema, all’origine di tutta la violenza e del male nel mondo.

Insomma, una persona non nasce violenta. Non nasce malvagia… ma un tempo lo si credeva… e talvolta ancora oggi. Anni or sono si credeva che nel bambino bisogna scacciare il male… a suon di botte. E ancora oggi si crede che le botte siano una misura educativa… siano necessarie… e facciano bene.

E anche questo non è forse assurdo?

Picchiare è una soluzione che viene applicata solo nel caso dei bambini… e dei giovani… ma quando però si parla di adulti… le cose cambiano. L’adulto va invece rispettato, indipendentemente da ogni cosa. Il bambino invece no, va “educato”, così come quelle nuove generazioni di giovani che non si comportano in un certo modo.

Vanno educati all’obbedienza.

E proprio questo è il problema. Il problema origina dal sistema punitivo attraverso cui noi tutti siamo cresciuti. Un sistema di punizioni e ricompense che considera le busse come necessarie…

Tutto questo è talmente radicato nella nostra società che non riusciamo a vedere l’assurdità di questo comportamento… taluni hanno pure detto che ciò “ricorda lo schiaffo paterno”… e lo giustificano in questo modo.

...proprio qui si annida il problema! Un problema che non nasce da adesso ma ha radici più lontane. Già nel 1748, per non tornare troppo indietro nel tempo (in realtà, già ai tempi di Re Salomone si evangelizzavano le punizioni corporali per correggere il comportmento dei bambini), le argomentazioni degli educatori del tempo erano tutte su questa linea:

È del tutto naturale che l’anima voglia avere una volontà propria e, se non si è lavorato con cura nei primi anni, in seguito la meta sarà più difficile da raggiungere. Questi primi anni presentano, tra l’altro, anche il vantaggio che si può far uso di violenza e di mezzi di costrizione. Con il passare degli anni i bambini dimenticano tutto ciò che è loro occorso nella prima infanzia. Se si riesce a privarli della loro volontà in quel periodo, poi essi non ricorderanno mai più di averne avuta una, e il rigore di cui si dovrà far uso, proprio per questo motivo non avrà conseguenze deleterie.” (Johann Sulzer, 1748)

Gli ultimi due secoli sono stati letteralmente dominati da questo modo di pensare, che suggerisce le busse e la verga e altri metodi di condizionamento precoce per “educare”.

Queste idee non sono purtroppo passate di moda e serpeggiano in tutti gli ambiti anche in questa nostra società moderna.

La psicologia tradizionale vede addirittura il bambino come un vuoto creativo da riempire con le nozioni della cultura dominante (e con la spazzatura psichica dell’adulto) e l’ideologia pedagogica continua ad alimentare la credenza che avere una volontà personale sia una forma di testardaggine da combattere.

Come risultato, di generazione in generazione si ripete l’errore… perché il bambino condizionato, diventato a sua volta adulto, ripeterà lo stesso schema con i propri figli oppure rovescerà la sua rabbia repressa e tutto il suo odio su persone inermi…

Il problema di fondo è appunto che i bambini sono chiamati a rinunziare a se stessi. A essere conformi alle aspettative… (e questo è anche il motivo per cui 9 persone su 10, come dimostra lo State of the Global Workplace report 2013/2017, non trovano un senso in ciò che fanno… e il rimpianto più comune delle persone in fin di vita è quello di non aver avuto il coraggio di vivere la vita che veramente volevano ma di essere invece scesi a compromesso con le aspettative degli altri).

La vitalità del bambino è qualcosa da combattere. Non è libero di esprimersi, ed è chiamato a reprimere i suoi bisogni e i suoi sentimenti. Deve essere un “bravo” bambino… altrimenti… via con le punizioni… e con gli schiaffoni (o peggio).

I nostri nonni sono cresciuti così… i nostri genitori… e molti di noi… Non solo a schiaffoni… ma subendo sofferenze inimmaginabili… che poi vengono dimenticate/rimosse… ma che, a differenza di quanto credeva quell'educatore del 1748… non rimangono senza conseguenze deleterie.

Il bambino viene sottomesso all’adulto che non lo rispetta e soccombe. Non ha alleati. La società è impostata così e il bambino… “è solo un bambino”… che non ha sentimenti (come credono gli adulti…) e che può sopportare qualsiasi cosa.

Le conseguenze di tutto questo le vediamo invece ogni giorno, in ogni ambito…

E il fatto che la violenza si continui a giustificare dimostra inequivocabilmente che il problema è davvero molto radicato nella nostra società… ma non si tratta solo di casi di bullismo da parte di allievi o professori… ma di violenza in generale. Abusi di ogni tipo, fatti di sangue, maltrattamenti di ogni genere (su persone e animali), omicidi, guerra… ecco, tutte queste cose (e la lista è lunga, purtroppo) hanno un denominatore comune che si annida nell’infanzia… e in quel modo di educare che tanto fatichiamo a mettere in discussione.

Come detto, qui non si tratta di giustificare la condotta di chi commette qualche reato o simili. Non si tratta di quel buonismo di cui tutti parlano… ma di comprendere le radici di questi comportamenti e spezzare le catene che di generazione in generazione ci spingono a ripetere gli stessi e identici errori.

Insomma, tutti chiedono il cambiamento a gran voce… ma paradossalmente le soluzioni che vengono proposte non fanno altro che alimentare il problema originale. Come d'abitudine, si cerca una soluzione per il sintomo... dimenticandosi totalmente di comprenderne la causa.

Certo, questo è un passo che richiede un certo sforzo e della buona volontà, visto che ci chiama a metterci in discussione... Non è forse per questo che ci mettiamo subito sulla difensiva e reagiamo in un certo modo quando dobbiamo guardare alla nostra storia personale e in noi stessi? Magari insultando chi propone queste riflessioni, ad esempio?

Questo non fa che dimostrare la veridicità delle mie parole, sottolineando che molti hanno paura di confrontarsi con se stessi, preferendo qualsiasi altra via a quella che porta al cambiamento: lasciar emergere la propria verità interiore e confrontarsi con il dramma della propria infanzia.

Per concludere questo mio rant di queta mattina, che spero possa aprire la conversazione sul tema e essere un punto di partenza per ulteriori riflessioni costruttive, ci tengo a ricordare che solo attraverso una nuova pedagogia, una nuova leadership possono cambiare le cose.

I bambini non sono una tabula rasa. Non si tratta di “farli crescere”, ma di crescere insieme.

E basta puntare il dito contro la società. La società siamo noi tutti, insieme, e ognuno deve finalmente assumersi le responsabilità che il proprio ruolo comporta, a partire dalla famiglia. Infatti, il vero cambiamento può avvenire solo attraverso una genitorialità consapevole che rispetta la dignità del bambino, che comprende e soddisfa i suoi reali bisogni (che sono innati, e non significa questo "viziare" che è piuttosto una forma di maltrattamento dettato dall'inconsapevolezza) e che gli permette di essere ciò che è, fare la sua vera volontà, e divenire tutto ciò che può.

 

"L'opinione pubblica è ancora ben lontana dall'aver consapevolezza che tutto ciò che capita al bambino nei suoi primi anni di vita si ripercuote inevitabilmente sull'intera società, che psicosi, droga e criminalità sono l'espressione cifrata delle prime esperienze." A. Miller

 

La società moderna non insegna ai bambini a pensare... ma a cosa pensare! Il risultato lo si può vedere a occhio nudo. L'intento di questo libro è dunque quello di spiegare, in modo semplice e facilmente comprensibile i meccanismi del pensiero e condividere delle efficaci strategie e tecniche per poter utilizzare al meglio questo favoloso strumento; contribuendo così al percorso evolutivo del lettore verso la realizzazione del sogno che porta nel cuore: della propria immagine divina. È dedicato ai Millennials, ai bambini di ogni età… e ovviamente a tutti i genitori, che sono invitati a insegnare l'arte di pensare bene ai loro figli (leggi l'estratto del libro su questo link).

 

 

Photo by rawpixel on unsplash

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