Educazione: tutto sbagliato!

educazione formazione genitorialità consapevole leadership Apr 13, 2018

Oggigiorno il disagio è dilagante, soprattutto fra i giovanissimi.

Eppure, invece che fare luce sulle cause di questo profondo malessere e supportare questi ragazzi, cerchiamo (nelle vesti di adulti) tutte le scorciatoie per sfuggire alle nostre responsabilità.

Infatti, non appena si parla della responsabilità di famiglia e società (che è poi la famiglia della famiglia) il mondo adulto si mette subito sulla difensiva… e (nella maggior parte dei casi) non lascia neppure uno spiraglio per aprire la discussione, rigettando fermamente quelle che non sono in realtà delle accuse… ma un semplice dato di fatto.

Sotto i riflettori va infatti messa l’educazione: quell’educazione tradizionale che ancora oggi viene considerata come necessaria per far crescere i figli (come fossero pomodori).

E qui sto parlando del sistema educativo moderno, in generale, compreso quel sistema scolastico che è praticamente la fotocopia del sistema prussiano; che, ricordiamolo, non è stato ideato per sviluppare le potenzialità di ogni individuo, ma per rispondere ai fabbisogni industriali e partorire diligenti lavoratori — obbedienti, a basso costo, compiacenti e produttivi — che avrebbero lavorato bene nel sistema.

Purtroppo, ancora oggi, nel ventunesimo secolo, anche se viviamo in quella che viene definita l'era dell'immaginazione (dopo quella agricola, industriale, dell'informazione), si continua a andare avanti con questa mentalità tipicamente industriale, anche se nelle fabbriche ci lavorano i robot... e dopo diversi anni di scuola dell’obbligo un ragazzo non è minimamente preparato ad affrontare la realtà della vita e dell’economia attuale… ma questo è un altro discorso… visto che il tema centrale di questo post è la prima infanzia.

Detto molto semplicemente, funziona in questo modo: ognuno di noi viene al mondo biologicamente programmato per educare e realizzare se stesso; con dei doni e talenti straordinari. Nessuno escluso.

Da bambini abbiamo un lato infantile, vitale, giocoso.

Abbiamo una volontà personale.

Abbiamo dei reali bisogni…

Abbiamo anche molte capacità se per questo… anche quella di percepire i bisogni dei nostri genitori e darvi risposta in modo intuitivo (e inconscio)…

Come se questo non bastasse… di norma mamma e papà ripetono gli stessi schemi educativi dei loro genitori con noi… o forse sarebbe meglio dire… su di noi!

Tutto questo, nella maggior parte dei casi avviene in buona fede… in quanto spesso proprio non ci si rende conto del male che si fa perpetuando quell’educazione che si ritiene necessaria per "far crescere" un "bravo bambino”, ma che in realtà non è altro che una storia di maltrattamenti che vanno a soffocare la sua vitalità, a spese della sua auto-realizzazione, della sua autonomia, della sua vita.

Purtroppo, il nostro presente è ancora largamente influenzato da quella vecchia ideologia pedagogica che ha dominato gli ultimi due secoli… e chi ne fa le spese sono sempre i bambini.

Avere idee personali e una volontà propria non è mai stato tollerato… in quanto considerato una testardaggine… un’ostinazione da combattere… e questo era anche quel che insegnavano gli educatori di un tempo… già duecento anni fa. Attraverso le loro argomentazioni, dicevano alle genti che è normale che l'anima abbia una volontà propria… ma che nei primissimi anni di vita (nel primo e nel secondo) i bambini vanno deprivati di questa volontà, per essere modellati a proprio piacimento… tanto, secondo loro, non si sarebbero ricordati della violenza subita… e non ci sarebbero state conseguenze nefaste.

Da una parte questo è vero. Non ci è possibile ricordare i primi anni di vita… e questo lo si sapeva benissimo già al tempo… (amnesia totale! per taluni: tutta l'infanzia!) ma che non ci siano conseguenze nefaste… beh, su questo avrei da ridire. Le nevrosi, le psicosi… et cetera hanno tutte un’origine… così come tutti i problemi con cui siamo confrontati, come individui e come società…

Anche Maria Montessori parlava di questo tema, indicandolo come la radice di ogni male… e lo stesso pensiero fu espresso da Alice Miller: "L'opinione pubblica è ancora ben lontana dall'aver consapevolezza che tutto ciò che capita al bambino nei suoi primi anni di vita si ripercuote inevitabilmente sull'intera società, che psicosi, droga e criminalità sono l'espressione cifrata delle prime esperienze."

In uno dei suoi libri, la psicoterapeuta e saggista svizzera ha elencato in modo succinto i contenuti delle chiamate al telefono amico qui in Svizzera, in un paesello del Canton Berna: Aeflingen, nei suoi primi due anni dall'apertura del servizio… e francamente c’è da rimanere scioccati… soprattutto nel vedere una lunga lista di metodi di maltrattamento fisico  assolutamente aberranti, degni delle torture dei periodi più bui della nostra storia.

Non mi ritengo una persona facilmente impressionabile… ma devo dire che ho fatto fatica a leggere questa lista in quanto tutto quel che ho letto in quelle parole esula completamente dalla mia visione delle cose… e mi è davvero difficile comprendere come si possa essere così crudeli, in modo particolare nei confronti di bambini e ragazzini inermi e innocenti.

Ma la violenza fisica non è tutto. Oltre a busse, percosse, et cetera, vi è ovviamente anche quella psicologica e più sottile (ma non per questo meno crudele). E tutto questo sembra godere delle giustificazioni dell’opinione pubblica… visto che i media tacciono su questo argomento, e non se ne sente praticamente mai parlare.

Sembra appunto, che da qualche parte, nel sistema mentale collettivo, sia rimasta quella credenza che ha governato la storia umana che ritiene corretto ogni metodo (coercitivo o manipolatorio) di sottomettere il bambino alla volontà dell’adulto… Questo, infatti, viene considerato "la normalità" (il principio è che il bambino deve imparare non a seguire se stesso ma qualcun altro).

Tutti questi metodi educativi antidiluviani hanno infatti un fine comune, ovvero quello di trasformare il bambino in una marionetta facilmente manovrabile, un obbediente suddito che non dia problemi.

Ora, si potrebbe andare avanti e parlare di molti altre sfaccettature di questo delicato tema, ma per questo rimando ai libri di Alice Miller, dove gli interessati possono trovare delle spiegazioni approfondite, supportate da anni di ricerche e numerosi esempi. Il senso di questo mio post (più un rant a dire il vero ;-)) è invece quello di essere una voce in più che si schiera dalla parte dei bambini e aprire la conversazione sul tema, per quanto riguarda la nostra società moderna, e tutti gli aspetti legati alla nostra realizzazione individuale e evoluzione collettiva.

E qui non serve una laurea in psicologia per comprendere questo tema… anzi, oserei dire che gli studi in psicologia sono fortemente limitanti sotto questo aspetto, non solo perché vedono il bambino come un semplice recipiente ma anche per il fatto che varie correnti, come l'approccio psicoanalitico, sono impregnati di una vecchia ideologia pedagogica e altamente condizionanti e tendono a sollevare l'adulto abusante da qualsiasi rimprovero.

Il problema sono proprio tutte queste teorie che ci hanno allontanati dalla vera natura umana. Il bambino non è una tabula rasa come professa il pensiero freudiano. Non è un vuoto da riempire con le nozioni della cultura dominante e con tutta la nostra spazzatura psichica.

Non va ingannato, manipolato, addomesticato.

Certo, i bambini sono come creta nelle nostre mani… ma questo non significa che li dobbiamo plasmare secondo la nostra volontà, soffocando la loro libera espressione, spingendoli a reprimere i loro bisogni e soffocando sul nascere la loro speranza di poter vivere una vita indipendente e autonoma… secondo la loro vera volontà!

Insomma, non dobbiamo imporre su di loro il nostro assurdo mondo, con le sue regole, i suoi divieti, i suoi tabù e i suoi limiti.

Loro vengono alla luce portando con sé un mondo che gli è proprio e che va rispettato.

E questa è la parola chiave: rispetto.

Il bambino va infatti amato senza condizioni, preso sul serio e rispettato per la grande anima che è… e non considerato come un piccolo tiranno da sottomettere e schiavizzare psichicamente e fisicamente.

Educare i bambini all’obbedienza e a essere conformi alle aspettative è un crimine evolutivo che ha delle serie ripercussioni sull’individuo e sulla società intera. Oggi di questo dobbiamo rendercene conto: che vi sia un grosso problema legato all'educazione è palese. Senza andare a scomodare tutti i disagi psichici che questo comporta… basta solo vedere che oggi nove persone su dieci non trovano un senso in ciò che fanno (State of the Global Workplace report 2013 e 2017); la depressione è ormai la malattia più diffusa a livello planetario (Organizzazione Mondiale della Sanità); e il rimpianto più comune delle persone in punto di morte è proprio quello di non aver avuto il coraggio di vivere la vita che veramente avrebbero voluto ma di essere scesi a compromesso con le aspettative degli altri (Vorrei averlo fatto, Bronnie Ware)

In altre parole: 9 persone su 10 non stanno facendo la loro Vera Volontà e il rimpianto più comune delle persone in fin di vita è quello di non aver fatto la propria Vera Volontà.

Eppure, siamo venuti al mondo proprio per questo: per un’intenzione, per necessità di vocazione… per fare la nostra Vera Volontà!

Questo è davvero molto grave in termini evolutivi, e si ripercuote su tutti gli aspetti della nostra vita quotidiana… anche perché nel 90% dei casi, e per quanto concerne la sfera professionale, non c’è la persona giusta al posto giusto.

Detto molto semplicemente: nessuno è diventato chi sarebbe se non fosse stato condizionato da un'educazione assolutamente limitante. La maggior parte delle persone vive una vita che non è la sua, avendo confuso la volontà altrui come propria.

E cosa dire del fatto che molti si trovano letteralmente persi di fronte a una nuova economia che non premia più il conformismo e la docile remissività… bensì l’iniziativa, l’audacia, il coraggio, la motivazione, la leadership! Certo, tutto questo è difficile… visto che noi tutti siamo stati educati a seguire gli ordini come dei bravi soldatini… e mai mettere l’autorità in discussione… Ma autorità non è sinonimo di autorevolezza… e leadership non significa limitarsi a dare ordini… ma vuol dire condurre… essere un esempio… ispirare altri.

È dunque di questo che oggi abbiamo bisogno: di facilitatori. Di genitori che si prendono la responsabilità di risolvere i loro crucci personali senza doverli giocoforza proiettare sui propri figli… non di sanzionatori... ma di persone che comprendono la realtà infantile... che sono consapevoli e sanno come rispondere ai reali bisogni dei bimbi senza costringerli a soddisfare i propri... e di un mondo adulto… che scende dal piedistallo di quella visione prettamente adultocentrica che domina la nostra società… 

Il mondo dei bambini non è un mondo da sottomettere a quello adulto, ma un mondo con cui relazionarsi. È fondamentale comprendere che la relazione adulto-bambino non è unilaterale, e che i bambini vanno supportati in ogni modo a realizzare ciò che veramente vogliono, a diventare se stessi.

Concludo dicendo che le teorie dell’esperienza umana vanno totalmente riviste, a partire dal concepimento.

L’educazione e l’ideologia pedagogica vanno totalmente riviste.

Serve una nuova pedagogia, una nuova leadership.

I bambini non sono una tabula rasa.

Non si tratta di farli crescere, ma di crescere insieme.

 

 

L'unica certezza è il cambiamento, e nella caotica complessità del mondo moderno è alquanto facile distrarsi, perdersi e lasciarsi sfuggire le opportunità di realizzazione che questa nuova economia offre. Per questo motivo, è davvero importantissimo essere molto chiari su quel che si vuole, raffinare le proprie doti di leadership e creare la propria realtà di vita attorno alle proprie priorità per realizzare chi si è e ciò che si vuole veramente fare — il proprio vero scopo. Il fine di questo libro è proprio quello di supportarti in questa impresa (leggi l'estratto del libro su questo link).

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