Essere se stessi: perché è così difficile?

educazione genitorialità consapevole Jun 12, 2018

Nella mia vita ho molto studiato e ricercato il comportamento umano e attraverso le mie esperienze i motivi per cui facciamo molta fatica a essere noi stessi mi sono chiari da leggere e comprendere.

Da quando sono diventato papà lo sono ancora di più, in quanto i figli sono come un specchio e se li osserviamo possiamo notare varie sfaccettature della realtà infantile, e anche di noi stessi, che altrimenti avremmo perduto visto che dei primi anni della nostra vita non abbiamo più ricordo.

Oggi sentiamo molto spesso frasi tipo “sii te stesso” ma in verità abbiamo molta paura di esserlo…

Abbiamo timore di essere noi stessi. Non ce lo concediamo.

Ma perché ci risulta così difficile?

La risposta è molto semplice: perché è così che siamo stati educati!

E ancora oggi funziona così.

“Sei un bravo bambino se fai quel che ti dico io. Altrimenti, se fai qualcosa che non mi piace verrai punito.”

Sostanzialmente, si tratta di un’educazione all’obbedienza (sottomissione alla volontà altrui).

Ai bambini il mondo viene imposto. Vengono educati essere conformi alle aspettative. A essere come gli altri vogliono. Ed è proprio questo che causa la disconnessione: perdiamo contatto con chi siamo veramente, con il nostro sé autentico.

Questa per noi tutti non è una grossa novità, visto che ci siamo passati.

Il difficile è vederle queste dinamiche, proprio perché ci pare la “normalità” e questo sistema fatto di punizioni e ricompense, che premia il bambino nelle occasioni in cui compiace l’adulto e si adegua ai suoi standard, e lo punisce altrimenti è ancora molto in voga.

E questo non riguarda solo ed esclusivamente i metodi di controllo come premi, punizioni, rinforzi, et cetera ma anche tutte le reazioni che mettiamo in scena durante la nostra quotidianità. Va infatti tenuto conto che il bambino cerca sempre l’approvazione dei suoi genitori. Questo lo si può notare già nei primi mesi di vita. Il bambino ci guarda attentamente e cerca la nostra approvazione, e la legge nelle nostre reazioni.

Ricordiamoci anche un altro fatto molto importante: ovvero, che formiamo almeno il 90% della nostra personalità nei primi 6-7 anni e quest'ultima è proprio un insieme di reazioni a quel che sono stati i nostri genitori e il panorama socio-culturale in cui siamo nati e cresciuti.

Dunque, quel che dobbiamo chiederci è: ci sono forse dei requisiti che nostro figlio deve soddisfare per potersi guadagnare la nostra approvazione, oppure gode del nostro amore incondizionato?

Eh sì, perché un bambino ha bisogno di essere amato per ciò che è e non deve guadagnarsi la nostra approvazione in base a ciò che fa. Altrimenti, in questo caso, gli stiamo inviando il messaggio che il nostro amore, affetto e le nostre attenzioni dipendono esclusivamente dal suo comportamento e delle sue azioni e che tutto questo sia circoscritto, per l’appunto, a occasioni in cui ci compiace.

Sono proprio queste situazioni che ci portano a sviluppare una falsa immagine di noi stessi.

Nel suo libro Amarli senza se e senza ma, Alfie Kohn ha condiviso un esempio che spiega bene questo meccanismo: Un gruppo di ricercatori dell’Università di Denver, ad esempio, ha dimostrato come gli adolescenti che avvertono l’obbligo di soddisfare determinati requisiti per potersi guadagnare l’approvazione dei genitori spesso finiscono per non apprezzarsi. Questo, a sua volta, può spingere un adolescente a costruirsi un “falso sé” — in altri termini, a fingere di essere la persona che mamma e papà amano. La disperata ricerca di approvazione spesso comporta depressione, disperazione, e la tendenza a perdere il contatto coi il proprio sé autentico. In certi casi l’adolescente arriva a non riconoscere più chi sia veramente, talmente duro è stato lo sforzo per diventare qualcun altro. Negli anni, la ricerca ha scoperto che “maggiore è il sostegno condizionato ricevuto, minore è la percezione del proprio valore.” Se il bambino riceve amore a determinate condizioni, si accetterà solo a determinate condizioni.

È esattamente così che sviluppiamo una concezione distorta di noi stessi, che governerà la nostra vita limitando/ostacolando (e talvolta addirittura impedendo) la nostra realizzazione personale.

Tutto questo è molto distruttivo.

Il bambino non deve sentirsi accettato solo se si comporta come gli viene richiesto… Ha bisogno di essere amato così com’è, senza condizioni. E non dimentichiamo che alla base di tutti i condizionamenti ci sono proprio queste dinamiche che riguardano la realtà infantile, e la ferita più dolorosa e profonda di tutte è propio quella di non essere stati amati per ciò che si era da bambini (quando ne avevamo più bisogno).

Per questo è molto difficile essere se stessi poi, in là con gli anni. E qui le strade da seguire sono due. La prima, per noi adulti è quella di liberarci da tutti i nostri condizionamenti, e per farlo dobbiamo confrontarci con la nostra storia personale. In secondo luogo, dobbiamo essere disposti a metterci in discussione, accettare i nostri figli per quel che sono e non condizionarli in alcun modo, scegliendo un approccio totalmente diverso da quei metodi educativi antidiluviani che hanno come unico fine l’asservimento e la sottomissione.

Se il bambino viene rispettato e amato senza condizioni e i suoi bisogni autentici sono soddisfatti potrà tranquillamente fare esperienza di sé stesso, senza doversi sforzare ad essere qualcun altro...

 

"Diventare un leader è sinonimo di diventare se stessi." W. Bennis

 

La società moderna non insegna ai bambini a pensare... ma a cosa pensare! Il risultato lo si può vedere a occhio nudo. L'intento di questo libro è dunque quello di spiegare, in modo semplice e facilmente comprensibile i meccanismi del pensiero e condividere delle efficaci strategie e tecniche per poter utilizzare al meglio questo favoloso strumento; contribuendo così al percorso evolutivo del lettore verso la realizzazione del sogno che porta nel cuore: della propria immagine divina. È dedicato ai Millennials, ai bambini di ogni età… e ovviamente a tutti i genitori, che sono invitati a insegnare l'arte di pensare bene ai loro figli (leggi l'estratto del libro su questo link).

I bambini non sono una tabula rasa. Non si tratta di "farli crescere", ma di crescere insieme.

 

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