Figli: smettila di imporre la tua volontà (e i tuoi limiti)

educazione genitorialità consapevole Dec 15, 2018

Oggi molti sostengono che la causa del dilagante disagio giovanile sia che i genitori non dicano abbastanza “no” ai figli. C’è troppo permissivismo, dicono. Tutta colpa del cosiddetto buonismo educativo.

Ma è davvero così?

Non esattamente. Anzi, è decisamente più probabile che un bambino venga represso senza motivo, maltrattato, sgridato, minacciato, o che si abusi di lui in qualche modo piuttosto che gli si permetta davvero di fare ciò che gli pare..

L’impressione di molti è però diversa. Pensano che i giovani siano fuori controllo, che le regole non esistano, che i genitori siano tutti dei rammolliti senza spina dorsale (testuali parole divulgate anche attraverso i media da vari opinionisti che trattano questo delicato argomento). Questo però, va detto, non è frutto di un’approfondita ricerca (e molto spesso, coloro che la pensano in questo modo non hanno la benché minima intenzione di approfondire l’argomento). Si tratta piuttosto di convinzioni. False credenze acquisite dall’ambiente e dalla società. Bugie sostenute anche da vari esperti del vecchio che si dilettano nel consolare i nostalgici della verga, rinforzando così tutti questi pregiudizi.

Questo modo di pensare è però decisamente molto pericoloso, perché tende a giustificare e promuovere quei vecchi metodi educativi ormai obsoleti che, come si sa, sono di natura repressiva e non particolarmente empatica (e che ci hanno portati nella società di cui tanti si lamentano. Ricordiamolo: la società di oggi è l'esatto risultato dell'educazione di ieri. Paolo Perticari l'ha definito "Un disastro pedagogico che va avanti da tre secoli.").

Ma, tornando alla domanda di prima, è poi vero che i bambini non si sentono dire abbastanza “no”?

Non secondo l’autore americano Simon Bailey, il quale afferma che, mediamente, prima di compiere 17 anni, un ragazzo si è sentito dire NO 150’000 volte, e SÌ solo 5’000. Dunque, il problema di fondo non sembra proprio essere che come genitori non diciamo abbastanza “no”… ma l’esatto contrario: che non siamo capaci a dire “sì”!

“Mamma, Papà, posso uscire a giocare al parco?”

“No.”

“Perché?”

“Perché no!”, “Perché fa freddo!”, “Perché poi ti sporchi e devo lavare i vestiti!” et cetera.

È bizzarro. Oggi si pensa che se non si educa un bambino in modo severo e autoritario (e magari a suon di ceffoni), allora significa abbandonarlo a se stesso, non riuscendo proprio a vedere che tutti i problemi con cui siamo confrontati derivano proprio dal sistema punitivo che molti continuano a difendere e che addirittura taluni propongono come soluzione ai problemi! (è proprio vero, come diceva Einstein: “Non puoi risolvere un problema con la stessa mentalità che hai usato per crearlo!").

Come succedeva duecentocinquanta anni fa, ancora oggi si parla di “sottrazione della sovranità” e, pur essendo nel 21 esimo secolo, vi sono ancora presone che sostengono cose tipo: “Bisogna far capire ai figli chi comanda!”

Ecco, con questi slogan deleteri si tende a inasprire il controllo (psicologico/comportamentale, che nella letteratura psicologica è associato in modo consistente al disadattamento) e sfavorire la libera espressione dei bambini, e questo crea una serie di problemi che avranno poi delle importanti ripercussioni sulla vita dell’individuo e sulla società.

Molti elargiscono consigli su come far sì che i bambini siano conformi alle aspettative, come tener loro testa, come far valere la propria autorità… e tutto questo è impregnato di quella vecchia ideologia pedagogica che mira formare sudditi obbedienti. Questo esercizio di potere mira a stroncare la volontà personale del bambino, ed è una vera e propria inibizione della vita. Il concetto di fondo è molto semplice: non puoi seguire te stesso, devi sottometterti alla volontà altrui.

Con questo non sto dicendo che le regole non ci vogliono. Al contrario, sono molto importanti; ma appunto stiamo parlando di regole, e non di limiti o di schiavizzare psichicamente qualcuno. Quel che sto cercando di dire è che ogni bambino (e noi tutti lo siamo stati) viene al mondo portando con sé dei doni e talenti straordinari, che rimangono però inespressi se il suo potenziale viene soffocato.

Questo è il problema.

La vera causa all’origine di tutti i problemi e dell’infelicità del mondo è non permettere ai bambini di essere liberi di essere ciò che sono — liberi di esistere. Dalla culla, tutti cercano di condizionare in qualche modo il bambino, per modellarlo e plasmarlo in base ai propri desideri e alla propria concezione di come devono funzionare le cose. Ed è proprio attraverso attraverso la repressione/oppressione ad opera degli adulti che la sua integrità viene lesa.

È così che viene limitato, deformato.

Allontanato dalla sua vera natura, il bambino viene costretto a rinunciare a sé stesso (perfettamente in linea con i principi dell’educazione morale: obbedienza, sottomissione, negazione di se stessi). Risultato? Nessuno è chi sarebbe diventato se non fosse stato educato a vivere la volontà altrui come propria.

I numeri lo dimostrano. Stando a una ricerca condotta dalla società Gallup a livello planetario, nove persone su dieci non trovano un senso in ciò che fanno... e se incrociamo questi dati con il fattto che il rimpianto più comune delle persone in punto di morte è proprio quello di non aver avuto il coraggio di fare ciò che veramente avrebbero voluto, di vivere una vita vera e autentica, ma di essere invece scese a compromesso con le aspettative degli altri... il quadro che ne esce è inquietante.

Ha detto bene Victor Hugo: "La morte non è niente, non vivere è spaventoso."

Perciò, non limitare tuo figlio. Smettila di interferire con la sua vita. Non imporre la tua volontà su di lui. Ha una sua volontà propria, che non va annientata come evangelizzavano gli educatori di un tempo e come sostiene ancora qualche nostalgico della verga che si improvvisa opinionista da talk-show moderno.

Tuo figlio non ha bisogno del capoufficio dei peggiori incubi o di un padre-padrone ma di una guida, di un leader che lo supporti nel realizzare ciò che vuole. Di un facilitatore che lo accompagni e gli consenta di estrinsecare pienamente le sue potenzialità. Non di un carceriere!

Non sai qual è la sua vocazione, e non puoi sapere qual è la speciale funzione che è chiamato a compiere. Dunque, non limitarlo solo perché è quel che è stato fatto con te. Eh sì, perché a meno che tu non sia quella persona (su dieci!) che si sente realizzata nella vita e sta facendo ciò che veramente vuole è molto probabile che tu stia seguendo la direzione che altri ti hanno indicato e proprio per questo soffri (cercando di anestetizzare quel vuoto interiore che ti accompagna con tutti i rimedi possibili immaginabili: fumo, alcol, farmaci, droga, shopping, pornografia, ludopatia, et cetera).

Non ti ricordi? Da bambino anche tu eri libero, senza confini, senza limiti. Con una innata capacità creativa. Poi, è successo qualcosa… hai accolto dentro di te le paure, i dubbi, le preoccupazioni, i limiti del mondo che ti circondava… e tutto è cambiato…

Non ripetere lo stesso errore. Non tradire tuo figlio. Evita di importi. Amalo, senza condizioni e lascialo libero di vivere la sua vita (e smettila di imporre la tua morale e le tue idee antiquate su cosa è giusto/sbagliato... perché non lo stai facendo "per il suo bene". Nessuno può sapere cosa è bene per un'altra persona... e la propria volontà va esercitata solo su se stessi).

Disse bene Osho: “Il condizionamento dei genitori è la forma di oppressione più grande che esista al mondo, deve essere estirpata una volta per tutte; solo allora l’uomo, per la prima volta, sarà veramente, autenticamente libero, solo allora la sua libertà potrà essere reale, in quanto l’uomo nasce dal bambino.”

 

“Quando gli sia consentito di vivere e di crescere armoniosamente, il bambino non ha bisogno di essere diretto dall’esterno, né di ricevere educazione di sorta.” A. Miller

"L'individuo deve, cioè, divenire da sé quello che è, e non trasformarsi, come accade nell'educazione e nella terapia psicoanalitica, in un buon cittadino che accetta senza obiezioni l'ideale generale, deprivato di una propria volontà personale. Questo, infatti, è lo scopo dichiarato della cura pedagogica di Adler: livellare, pareggiare. Prinzhorn ha, dal canto suo,scoperto un intento analogo, sebbene non apertamente ammesso, in Freud: la psicoanalisi si presenta come rivoluzionaria, ma in realtà è conservatrice. Chi comprende anche solo minimamente la psicologia della volontà sa che un simile conservatorismo è il mezzo migliore per produrre rivoluzionari e uomini di volontà, che però sono spinti nella nevrosi non appena intendono far valere la propria volontà. L'individuo che soffre della repressione pedagogica, sociale e morale della volontà deve assolutamente imparare di nuovo a volere. L'uomo deve diventare quello che è, lo deve volere e realizzare da sé, senza costrizione o giustificazioni e senza il bisogno di addossare ad altri la responsabilità." O. Rank

 

L'unica certezza è il cambiamento, e nella caotica complessità del mondo moderno è alquanto facile distrarsi, perdersi e lasciarsi sfuggire le opportunità di realizzazione che questa nuova economia offre. Per questo motivo, è davvero importantissimo essere molto chiari su quel che si vuole, raffinare le proprie doti di leadership e creare la propria realtà di vita attorno alle proprie priorità per realizzare chi si è e ciò che si vuole veramente fare — il proprio vero scopo. Il fine di questo libro è proprio quello di supportarti in questa impresa (leggi l'estratto del libro su questo link).

Photo by Ryan Moreno on unsplash

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