Genitori invadenti e controllo psicologico: un problema serio

educazione genitorialità consapevole psicologia Jan 14, 2019

I bambini non sono mai stati liberi di essere ciò che sono. Perlomeno, da diecimila anni a questa parte. Ai tempi dei nostri antenati cacciatori-raccoglitori crescevano liberi verso la loro autonomia e indipendenza, ma dall'avvento dell'agricoltura le cose sono cambiate. Il bambino avrebbe dovuto fare ciò che gli veniva detto: eseguire gli ordini.

Con il passare del tempo, le cose non sono migliorate, anzi. A partire dal XVIII secolo (considerato il secolo dell'educazione per eccellenza) l'ideologia pedagogica è diventata sempre più soffocante nei confronti dei bambini, che avrebbero dovuto sottomettersi incondizionatamente all'autorità, in primis quella genitoriale.

Da un lato, vi è sempre stata l'idea che l'essere umano sia in qualche modo maligno nel suo essere e che vada educato in un certo modo per estirpare la cosiddetta malaerba. Secondo il pensiero di Freud, ad esempio, l'uomo è governato da impulsi bestiali, aggressivi, primitivi... da forze inconsce che vanno tenute sotto controllo.

Se per questo, anche secondo colui che è considerato l'architetto del sistema scolstico moderno, August H. Francke, i bambini andavano tenuti costantemente sotto controllo... in quanto era convinto che l'essere umano è naturalmente incline a un compormento peccaminoso quando lasciato solo a se stesso... Nelle sue istruzioni ai docenti è molto chiaro su questo aspetto, evidenziando che il compito più importante di un maestro è quello di rendere obbediente la volontà; e per farlo riteneva che il modo migliore era attraverso il costante monitoraggio e supervisione.

Oggi, per un motivo o per l'altro, i bambini sono sempre sotto stretta vigilanza. Se per questo, sono anche molto meno liberi se paragonati a quando i nostri genitori e nonni erano piccini. Anche il tempo dedicato al gioco libero è drasticamente diminuito nel corso degli ultimi cinquant'anni, fino a diventare praticamente inesistente.

In fondo, secondo la mentalità industriale, che ha ancora una forte influenza sulla nostra società (post-industrale), il gioco è da considerarsi una perdita di tempo (anche se questo non è assolutamente vero, e la fondamentale importanza del gioco per quanto riguarda la crescita e lo sviluppo dell’essere umano è ampiamente dimostrata).

Complici i media, i genitori hanno paura che ai loro figli accada qualcosa di brutto, che si facciano male… Comprensibile, no? È infatti comune il pensiero: “Con tutto quello che si sente in giro...”

Vi è anche una forte tendenza a organizzare le attività dei bambini, e le aspettative nei loro confronti sono parecchie... e poi, sia mai che abbiano la possibilità di “fare ciò che vogliono”… perché dietro le quinte di tutto questo si cela sempre una visione cinica dell’infanzia, e pessimista per quanto riguarda l’essere umano, in generale.

Insomma, per un motivo o per l’altro, i bambini vanno tenuti sotto controllo.

In fondo, se diamo un’occhiata ai più diffusi metodi educativi, scopriamo che l’obiettivo è esattamente questo: mantenere il controllo. E ciò è in perfetta antitesi alla libertà di espressione… e alla libertà, nel senso più ampio del termine.

Di solito, è comune sentire parlare di controllo per quanto riguarda il comportamento (che include il fare, la condotta, le attività quotidiane et cetera) ma vi è anche un altro tipo di controllo, molto più sottile, che riguarda piuttosto la sfera psicologica.

Il controllo psicologico abbraccia tutta una serie di aspetti che riguardano il mondo interiore del bambino, e implica la tendenza a soffocarne la libera espressione. Generalmente, è considerato come una vera e propria intrusione in tutto ciò che riguarda l’espressione personale del bambino, e comprende un ventaglio di metodi subdoli per controllarne le attività e i comportamenti, che non gli permettono di crescere sviluppando liberamente la sua individualità.

Il controllo del comportamento riguarda piuttosto le regole e i limiti che il genitore pone alle attività del bambino e di norma è misurato attraverso quelle che potremmo definire “strategie disciplinari”, come ad esempio il sistema delle punizioni e delle ricompense.

Il controllo psicologico non ha invece a che fare con tutto questo, ma piuttosto con una violazione del sé. Si tratta infatti di atteggiamenti del genitore che violano l’integrità psicologica del bambino (come possono essere comportamenti verbali/non verbali che sono intrusivi della sfera emotiva e autonomia psicologica del bambino, il controllo di pensieri e feelings attraverso comportamenti che tendono a scoraggiarne la libera espressione e così di seguito).

Detto in termini molto semplici, si tratta di un’intrusione nella sfera vitale del bambino, che riguarda lo sviluppo della sua individualità. È un comportamento passivo-aggressivo che si rivela di natura coercitiva e ostile nei confronti del bambino. Questo controllo si manifesta principalmente attraverso delle subdole strategie come l’invalidazione emotiva, far leva sul senso di colpa, togliere al bambino la libertà di scegliere e prendere decisioni et cetera.

Gli studi sul controllo psicologico e i tentativi di misurarne l’impatto sulla crescita a sviluppo dei bambini sono molto recenti. Questa area di ricerca è abbastanza nuova, e relativamente inesplorata prima degli anni '90. Va inoltre detto che per quanto riguarda la letteratura vi sono alcune limitazioni, come il fatto che generalmente sono tenuti in considerazione solo gli adolescenti, e raramente i bambini più piccoli (dai quali è difficile reperire certe informazioni) e la maggior parte delle ricerche sono tate condotte utilizzando dei “self-reports” (questionari).

In qualsiasi modo, il quadro che emerge dalle ricerche condotte sull’argomento è che il controllo psicologico ha un effetto decisamente negativo sull’individuo; e la fonte di questo controllo è un malfunzionamento, una disfunzione a livello genitoriale che risulta nell’impossibilità di costruire una relazione sana.

Riguardo ciò, è comune pensare che certi comportamenti dei genitori siano dei tentativi strategici per plasmare il comportamento dei figli e insegnare loro come comportarsi in base ai codici di condotta e alle norme sociali, dentro o fuori dalla famiglia, e incoraggiarli a essere conformi in tal senso. Eppure, quel che si cela dietro questo modo di fare e di educare non sembra riguardare la responsabilità sociale ma — perlomeno per quanto concerne i parametri di misurazione sinora utilizzati — un tentativo da parte dei genitori di dominare e manipolare i confini psicologici e emotivi nella relazione genitore-bambino, a svantaggio di quest’ultimo.

In buona sostanza, la libera espressione del bambino viene soffocata, e questo non gli permette uno sviluppo autonomo verso la sua indipendenza (il genitore mantiene status e potere a scapito del bambino, che quindi rimane dipendente).

Va anche detto che questo modo di educare (all’obbedienza) attraverso imposizione, e sottomettendo il bambino alla propria volontà, richiede certamente meno energia e impegno che costruire una relazione basata sul rispetto e la fiducia reciproca, rapportandosi in modo più collaborativo, essendo disposti alla comunicazione empatica e al dialogo costruttivo e accettando che il bambino è un individuo a tutti gli effetti, con una sua volontà propria.

Un’altra cosa importante da sottolineare è che se il controllo del comportamento può variare sulle basi dell’intensità, o del livello di controllo esercitato in relazione a un particolare contesto, e gli effetti possono essere diversi e non in tutti casi negativi, quello psicologico è considerato come una forma di controllo negativa sotto tutti gli aspetti.

Il punto è che, in generale, tutti i metodi psicologici per controllare le attività e comportamenti del bambino non gli permettono di sviluppare la sua individualità (ha scritto bene Osho, sottolineando che il controllo impedisce la crescita dell'individualità del bambino e lo fa rinchiudere, imprigionandolo in una personalità), e così facendo si promuove meno autonomia e indipendenza (al contrario, come detto, si crea dipendenza).

Le caratteristiche del controllo psicologico sono molto simili a quelle del maltrattamento e minano tutti gli aspetti legati alla crescita e allo sviluppo del bambino, inibendo la sua libera espressione e intaccandone le competenze e il funzionamento a livello emotivo, sociale, cognitivo.

Gli effetti possono essere diversi, e riguardano principalmente tre aree:

  • A livello cognitivo: il controllo dello sviluppo cognitivo e espressione dei pensieri riguarda i tentativi di contenere espressioni verbali e simili che risultano nell’impossibilità di sviluppare un pensiero critico e indipendente e nell’incapacità di esprimere le proprie opinioni e idee personali.
  • A livello emotivo: il controllo delle emozioni ha a che fare con la negazione dell’amore e la manipolazione delle proprie risposte/reazioni nei confronti del bambino, invalidando le sue emozioni, tramite ricatti emotivi et cetera. In altri termini, stiamo parlando di tutte le sfaccettature che riguardano l’amore condizionato.
  • A livello comportamentale: il controllo è esercitato attraverso la restrizione di comportamenti, e nella letteratura visto primariamente come iper-protettività. Gli obiettivi possono riguardare la sfera inerente la socializzazione o la regolazione del comportamento. Nello specifico, per quanto riguarda il controllo psicologico, attraverso la costrizione, i bambini vengono esclusi da influenze e opportunità esterne. Come risultato, la mancanza di influenze e opportunità esterne privano il bambino di una sana e costruttiva iinterazione sociale e dunque influiscono negativamente sulla sua abilità di imparare/sviluppare competenze sociali, limitando la sua esperienza e rendendolo dipendente invece che accompagnarlo verso la sua indipendenza. Uno degli aspetti della relazione che maggiormente influenza lo sviluppo sociale dei bambini è proprio questo: la natura di queste misure “disciplinari”.

È ampiamente accettato che il controllo psicologico e la natura invadente dei genitori sono legati a una varietà di problemi nei bambini, particolarmente per quanto riguarda lo sviluppo di disturbi come ansia e depressione.

Sinteticamente, il controllo psicologico riguarda tutti i comportamenti che sono intrusivi e manipolatori dei pensieri, dei feelings dei bambini e l’attaccamento ai genitori e risultano relazionati a disturbi psicologici e emotivi che riguardano i confini che esistono fra il bambino e i suoi genitori, e quindi con il suo sviluppo come individuo e con la sua identità (e realizzazione personale).

Tutto questo influisce in modo estremamente negativo sullo sviluppo dell’individualità del bambino. Il controllo psicologico impedisce il processo di individuazione ed è profetico per quanto concerne una varietà di forme di maladattamento a livello psicologico e sociale (nella letteratura, il controllo psicologico è associato al disadattamento in modo consistente).

Le conseguenze del controllo psicologico sono molto negative per l’individuo e l’effetto è negativo per i bambini di tutte le età. Si tratta fondamentalmente di impedire ai bambini di esprimere liberamente se stessi e questo è altamente nocivo.

Inoltre, quando l’amore e l’affetto di un genitore nei confronti di suo figlio dipendono dal comportamento e dalle azioni di quest’ultimo, ci troviamo di fronte a un abuso che in alcuni paesi, come l’Irlanda ad esempio, è punito dalla legge.

Per riassumere, qualsiasi intrusione nella sfera vitale dell’individuo porta a dei problemi. Quanto abbiamo visto sinora mette in luce tutta una serie di aspetti associati con la crescita e sviluppo di un bambino: il controllo psicologico, o qualsiasi forma di interazione di questo tipo o comportamento intrusivo, inibitorio, manipolatorio è assolutamente devastante per i bambini.

La forma di controllo più potente risulta essere lo stato psicologico dei genitori, e questo è un prodotto di come loro stessi sono cresciuti (di norma, i genitori ripetono gli stessi schemi appresi durante la loro infanzia). Anche se i genitori che si comportano in questo modo diranno ai figli che lo fanno per il loro bene, questo non corrisponde al vero, in quanto pensano più a se stessi che a loro. Prendo in prestito le parole di Lise Borubeau: “Il genitore controllore vuole decidere al posto dei figli, mentre il genitore che pensa davvero alla felicità dei figli prenderà il tempo necessario per verificare con loro che cosa li renderebbe felici.”

In conclusione, l’intento di questo mio post non è quello di fare una distinzione fra genitori controllori o meno, ma piuttosto offrire una panoramica generale sul controllo psicologico e puntare i riflettori su questo fenomeno che riguarda noi tutti. Infatti, è qualcosa di insito nella nostra cultura e con cui tutti abbiamo in qualche modo avuto, o abbiamo, a che fare.

Il problema di fondo della nostra società origina proprio da questi aspetti: nessuno è chi sarebbe diventato se non fosse stato educato a vivere la volontà altrui come propria (attraverso queste manipolazioni). Infatti, viviamo in una società dove la tendenza principale è quella di voler avere il controllo su tutto, in ogni campo, partendo dalla premessa che degli altri non ci si può fidare, e da una visione pessimista dell’essere umano. La visione pessimista  di Freud ha certamente influenzato il mondo psicologico, ma v'è anche da dire che non è stato l'unico. Fra i pedagogisti e teorici dell'educazione sono molti coloro che sono partiti da una visione negativa dell'essere umano... forse a causa delle loro stesse delusioni.

In qualsiasi modo, dobbiamo anche tener presente che potere e controllo sono da sempre elementi profondamente radicati nella società umana e il controllo sociale attraverso una varietà di strumenti è un aspetto sempre più massicciamente presente nella società moderna. In fondo è sempre di questo che si tratta: di controllo (il controllo sociale non è di certo un’invenzione del secolo scorso. Ecco cosa scriveva Johann Balthasar Schupp nel 1667, tratto dal libro di K. Rutschky, Pedagogia nera: “Coloro che intendono abbattere una vecchia quercia agirebbero da folli se potassero le cime dei rami alti: i più ragionevoli darebbero di ascia sulle radici. Ma allora rivolgo a Sua Maestà e a tutta quanta l’Assemblea quest’unico giudizio saggio ed estremamente ragionevole: non sarebbe forse più opportuno cominciare questa riforma del genere umano, che ora abbiamo in progetto, dall’allevamento dei bambini e dalle scuole, considerati come il giusto fondamento sul quale poggiare la natura umana e la vita umana? Se avessimo ovunque scuole ben attrezzate, dove i giovani ricevessero i giusti insegnamenti, nel giro di vent’anni avremmo un mondo nuovo e non avremmo più bisogno né di sbirri né di carnefici").

Come ha però sottolineato la psicoterapeuta e saggista svizzera Alice Miller, “La soppressione della libertà e la costrizione all’adattamento non hanno (però) inizio in ufficio, in fabbrica o nel partito, bensì già nelle prime settimane di vita.”

Per questo è davvero molto importante essere consapevoli di tutte queste dinamiche e impegnarci a cambiare le cose. È la cultura che va cambiata, e questo lo possiamo e questo lo si può fare solo cambiando la nostra psicologia, tornando a essere protagonisti del nostro volere e agire... e educando diversamente. Rendendoci conto che il bambino viene al mondo biologicamente programmato per educare e realizzare se stesso e il nostro compito di genitori e adulti, oltre a prenderci cura di lui, è fondamentalmente quello di supportarlo a realizzare ciò che vuole e trovare un posto nel mondo alla sua specifica vocazione.

Molto semplicemente, dobbiamo liberarci dai nostri condizionamenti e concepire un nuovo modo di essere genitori, mettendoci in gioco e partendo da nuove premesse, e permettendo ai nostri figli di essere liberamente ciò che sono, rispettandoli e supportandoli a realizzare armoniosamente se stessi.

Dunque, allenta il controllo e non interferire.

 

"Un bambino ha bisogno di una privacy immensa. I genitori dovrebbero intervenire solo per aiutarlo, non per interferire: dovrebbero permettergli di decidere cosa fare e cosa non fare. I genitori dovrebbero solo stare attenti che non faccia del male a se stesso o agli altri. Questo è sufficiente, tutto il resto è orribile." Osho

 

Referenze e letture consigliate:

  • Intrusive Parenting: How psychological Conrtrol Affects Childrend and Adolescents, edited by Brian K. Barber and published by American Psychological Association (APA)

 

 

L'unica certezza è il cambiamento, e nella caotica complessità del mondo moderno è alquanto facile distrarsi, perdersi e lasciarsi sfuggire le opportunità di realizzazione che questa nuova economia offre. Per questo motivo, è davvero importantissimo essere molto chiari su quel che si vuole, raffinare le proprie doti di leadership e creare la propria realtà di vita attorno alle proprie priorità per realizzare chi si è e ciò che si vuole veramente fare — il proprio vero scopo. Il fine di questo libro è proprio quello di supportarti in questa impresa (leggi l'estratto del libro su questo link).

Photo by Alexander Dummer on unsplash


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