Il futuro è dei bambini: aiutiamoli amandoli incondizionatamente!

educazione genitorialità consapevole Jun 13, 2018

Quando sono da qualche parte con mio figlio K. (attualmente 2 anni) noto una cosa molto particolare: come tutti i bambini, è un vero e proprio magnete che illumina il volto delle persone, attraendo sorrisi e gentilezza.

Qualche giorno fa eravamo al parco e come sempre ho osservato con molta attenzione le varie interazioni. Lui davanti a me con il suo monopattino e io che passeggiavo a pochi metri di distanza.

Due turisti giapponesi si sono fermati a salutarlo, “Hi”, e elogiare il suo monopattino, indicandolo ed esprimendosi con un “nice”. E poi si sono congedati salutando col la mano, e con un “bye bye”… e anche lui, tutto contento, a contraccambiato: “bye bye” (qualche parola di inglese la sa)… Poi, poco dopo si è fermato a scambiare due parole con una coppia di signori tedeschi e ammirare il loro cane… Dove c’è il parco giochi ha giocato con una bimba di origini mediorientali… Si è poi fermato a osservare una coppia di giovani indiani con il loro bebè, con i quali abbiamo scambiato due parole… da gruppetti di giovani che, divertiti, non si sono risparmiati in termini di parole gentili e così di seguito…

Trovo davvero straordinario come i bambini non abbiano molte delle inutili barriere che infestano la mente degli adulti (fenomeni ovviamente appresi, e anche per questo è fondamentale non condizionarli in nessun modo) e soprattutto come riescano ad accendere i volti delle persone, che altrimenti per la maggior parte sembrano seri e crucciati. Certo, questo non capita con tutti, e taluni paiono indifferenti, ma da quel che ho potuto notare la maggior parte delle persone ha una reazione positiva.

A un certo punto, ci siamo fermati nell’area dove c’è una piccola palestra all’aperto ed è salito su un paio di attrezzi per vedere come funzionavano. È poi arrivato un signore che vediamo spesso quando andiamo al parco che ha attratto il suo interesse. Mentre il signore faceva i suoi esercizi, si è messo un paio di metri di distanza a guardarlo e abbiamo avuto una piacevole conversazione.

Ci ha raccontato che ha 78 anni e dopo 50 anni di duro lavoro oggi può finalmente dedicare molto tempo a se stesso… che va in palestra… e tutti i giorni al parco a fare i suoi esercizi… Ha detto che ama i bambini, e che non rimpiange di non essere nato di questi tempi… vista "la società deviata in cui viviamo" (parole sue). Riferendosi poi alle notizie che si sentono alla televisione, ha aggiunto che non tollera che venga torto un capello ai bimbi, che ai suoi figli non ha mai dato neanche uno schiaffo in vita sua e ci ha poi raccontato qualche altro aneddoto riguardante la sua vita.

Tutto questo mi ha portato ad alcune riflessioni e vedere nei bambini il futuro dell’umanità. Certo, sembra quasi scontato dirlo che i bambini sono il futuro ma io credo che nel mondo in cui viviamo abbiamo un po’ capovolto le cose...

Infatti, a scapito del fatto che molti sembrano amare i bambini ed elargiscono sorrisi… dolci sguardi… et cetera, la realtà dell’infanzia è ben diversa. A livello planetario, moltissimi bambini sono circondati dalla violenza e sono vittime di maltrattamenti (stando ai dati dell'Unicef, a livello globale 3 bambini su 4 nella fascia di età dai 2 ai 4 anni) è sottoposto regolarmente a una disciplina violenta. E questo non solamente in paesi lontano dal nostro, ma anche all’interno dei nostri confini si verificano delle situazioni che fanno rabbrividire (in Italia, 70% dei bambini maltrattati in casa; in Svizzera, un bambino su due vittima di un'educazione violenta).

In realtà, viviamo in un sistema repressivo e punitivo che richiede dal bambino l’assoluta obbedienza. Da trecento anni a questa parte questo è sinonimo di educazione: il bambino deve imparare a seguire non se stesso ma un altro. La sua volontà dev'essere annientata dei primissimi anni di vita. Deve essere obbeddiente, docile, mansueto e conformarsi al volere degli altri, in primis i genitori.

I vecchi testi di pedagogia insegnano come si debbano implementare rigide misure educative per punire in modo severo già la “tirannia” del lattante… (già nelle prime settimane di vita questo) e i più diffusi metodi educativi promuovono un sistema fatto di punizioni e ricompense e una vasta gamma di condizionamenti (che spaziano dalle percosse alle più sottili manipolazioni psicologiche) per ottenere il comportamento desiderato e trasformare il bambino in un “bravo” bambino, in linea con le proprie aspettative.

Insomma, i diritti del bambino sono letteralmente calpestati. La sua libera espressione soffocata. La sua volontà personale annientata, così come il suo lato vivace, infantile, giocoso. Si tratta fondamentalmente della soppressione della libertà personale, che in un modo o nell’altro porta il bambino a sviluppare una falsa immagine di se stesso, rimuovere la propria verità e negare le sofferenze patite, per poi riproporle più in là negli anni attraverso la coazione a ripetere gli stessi schemi in modo perlopiù inconscio.

Da secoli il bambino è una vittima designata dell’adulto e questo schema si tramanda e si ripete di generazione in generazione, dai tempi di Re Salomone e sicuramente ancor prima. Le cose sono poi letteralmente degenerate a partire dal XVIII secolo, con un Illuminismo decisamente poco luminoso. Risulta dunque difficile mettere a confronto i sorrisi che si vedono in una normalissima giornata, con le sofferenze della realtà infantile.

Vi sono però molte sfaccettature della nostra società che evidenziano come il nostro mondo (che imponiamo sui bambini) sia in realtà un mondo dalla visione prettamente adultocentrica… e come i bambini vengano considerati molto poco (e, anzi, presi di mira molto spesso… in vari ambiti). Inoltre, possono certamente anche subentrare delle dinamiche prettamente familiari, e inconsce, per cui non certi meccanismi non si attivano quando si tratta dei figli degli altri (in stile: il figlio è mio: è una mia proprietà e ci faccio quel che voglio… versus il figlio degli altri non lo posso toccare o cose del genere…) e questo può essere dettato dal fatto che una persona deve risolvere i propri crucci e il proprio dramma infantile, per non proiettarlo sulla prole e altre variazioni di questo genere ma il punto è che oggi queste nozioni le abbiamo.

Anche se la vecchia corrente pedagogica che promuove la sottomissione del bambino alla propria volontà e lo chiama a rinunciare a se stesso è insita in vari ambiti della nostra società e le teorie psicologiche sull’argomento tendono perlopiù a mascherare il dramma dell’infanzia (esonerando completamente i genitori dalle loro responsabilità, anche grazie alle intenzionali omissioni di Freud, che aveva scoperto la verità e ben conosceva queste dinamiche ma poi ha preferito ritrattare) è un dovere per noi tutti portare consapevolezza su questo delicato tema, iniziando a smetterla di minimizzare l’esperienza infantile, proteggendo l’innocenza attraverso la promozione di una nuova pedagogia, una nuova educazione, una nuova leadership.

Ogni bambino tenderà a ripetere quanto ha subito durante la sua infanzia. Il bambino umiliato, umilierà. Il bambino picchiato, picchierà. Perché non rispettarli e amarli incondizionatamente per ciò che sono, i bambini?

Ha scritto molto bene Don Miguel Ruiz, nel suo libro La voce della conoscenza: “Amore e rispetto sono ciò che dobbiamo insegnare ai nostri figli, ma il solo modo per insegnargli è amare e rispettare noi stessi. Non c’è altro modo. Possiamo solo dare ciò che abbiamo e non ciò che non abbiamo. Posso comunicare solo ciò che so, mentre di ciò che non so non posso dirvi nulla. I miei genitori mi hanno insegnato quello che avevano imparato dai loro genitori. Come avrebbero potuto insegnarmi qualcosa di diverso? Non potevano fare di meglio. Per questo non posso incolpare i miei genitori per la programmazione che mi hanno trasmesso, come non posso incolpare i miei insegnanti per l’educazione che ho ricevuto a scuola. Hanno fatto del loro meglio, era ciò che sapevano e l’hanno trasmesso alla nuova generazione. L’unico modo per spezzare la catena delle menzogne è cambiare gli adulti, cambiare noi stessi. I bambini sono molto consapevoli. Imparano da ciò che fanno, imparano da ciò che vedono e non solo da ciò che diciamo: Diciamo: ‘Non dire mai bugie’, poi qualcuno suona alla porta, e noi: ‘Digli che non ci sono’. Tutto ciò che facciamo, i nostri comportamenti, il modo in cui ci trattiamo reciprocamente, i nostri figli lo imparano. Se non siamo mai a casa, per loro questo diventa il comportamento normale. Da grandi non saranno mai a casa neppure loro e i loro figli rimarranno soli. Il modo in cui parliamo è il modo in cui parleranno loro. Se usiamo parole dure in casa, anche loro useranno parole dure. Se subiscono violenza infliggeranno violenza. Se siamo in conflitto e riversiamo sugli altri la nostra rabbia e il nostro veleno, i nostri figli impareranno che questo è il modo normale di essere e scriveranno in questo modo la loro storia. Ma se a casa esprimiamo rispetto e amore, è questo che impareranno.”

 

“Ogni comportamento assurdo trova le sue radici nella storia della prima infanzia, che rimane insondabile sino a che la manipolazione dei bisogni infantili, psichici e fisici, da parte degli adulti verrà intesa come una necessaria misura educativa, anziché come la crudeltà che essa di fatto è.” Alice Miller

 

La società moderna non insegna ai bambini a pensare... ma a cosa pensare! Il risultato lo si può vedere a occhio nudo. L'intento di questo libro è dunque quello di spiegare, in modo semplice e facilmente comprensibile i meccanismi del pensiero e condividere delle efficaci strategie e tecniche per poter utilizzare al meglio questo favoloso strumento; contribuendo così al percorso evolutivo del lettore verso la realizzazione del sogno che porta nel cuore: della propria immagine divina. È dedicato ai Millennials, ai bambini di ogni età… e ovviamente a tutti i genitori, che sono invitati a insegnare l'arte di pensare bene ai loro figli (leggi l'estratto su questo link).

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