Il metro di misura del successo

leadership Jan 19, 2018

“Sulla terra la maggior parte dell’umanità era scontenta. Furono suggerite varie soluzioni come l’ampliamento dei tramonti, l’ideazione di nuvole di zucchero e pan di spagna, il ripopolamento di fiumi con sirene e di boschi con unicorni e persino una riserva protetta dove si potevano ammirarare gli angeli che custodiscono il vento, la neve e la primavera. Ma l’unica cosa che interessava l’umanità erano i movimenti di piccoli pezzi verdi di carta che passavano di mano in mano, sporchi, stropicciati e senza odore.” Fabrizio Caramagna

Se vuoi essere qualcuno devi fare questo e quello.

Devi essere in questo o quel modo.

Il traguardo?

Ricchezza materiale e potere sociale.

In poche parole, è questo che la nostra società insegna ai bambini.

Vengono istigati alla competizione.

A prevalere sull’altro, già a partire dalle scuole elementari.

Anzi, anche prima, in quanto questo genere di condizionamenti iniziano a prendere forma già in famiglia... già nella pancia della mamma se per questo, visto che i pensieri della mamma e di chi la circonda vengono percepiti durante il periodo di gestazione e impressionano la struttura cellulare del feto, e per quanto riguarda il nostro modo di pensare all'economia in generale siamo tutti vittime di un certo sistema di credenze (e questo da generazioni!).

E così ci ritroviamo tutti a rincorrere il denaro, oggi anche largamente utilizzato come strumento di manipolazione.

Ma è proprio così che dobbiamo misurare il nostro valore... e la nostra ricchezza?

Come premessa, qui non sto dicendo che il denaro non è importante, in quanto in questa economia lo è eccome: i mezzi sono necessari per vivere una vita piena su tutti i livelli (se per questo, personalmente la penso esattamente come Wallace Wattles e credo che essere ricchi sia un diritto di ogni essere umano: "Il fine ultimo della vita è l'evoluzione, il che significa che ogni essere vivente possiede il diritto inalienabile al progresso corrispondente alla propria natura. Il diritto alla vita di ogni uomo consiste nell'uso libero e incontrastato di tutto ciò che possa servirgli per raggiungere il pieno sviluppo mentale, spirituale e fisico; in altre parole, il diritto alla vita equivale inequivocabilmente al diritto di essere ricchi"). Sto solo suggerendo che questo non deve però essere l’unico metro di misura per valutare se stessi.

I soldi sono un mezzo.

Vanno e vengono.

Non dobbiamo ergere il danaro sopra ogni cosa, come invece abbiamo fatto sinora…

Oggi il profitto viene prima di tutto, anche dell’Umanità...

Il quadro generale è questo: il povero è schiavo del ricco. C’è chi si abbuffa, e chi muore di fame. Insomma, non c’è un equilibrio... e questo equilibrio manca anche dentro noi stessi, in quanto siamo diventati totalmente incapaci di apprezzare quel che è la vita, partendo da premesse totalmente errate (che riguardano in modo particolare il principio di scarsità su cui abbiamo basato la nostra economia e quel sistema di credenze assolutamente disfunzionale che abbiamo ereditato e continuiamo ad alimentare con la nostra inconsapevolezza).

Litighiamo per dei possedimenti, per avere sempre di più, dimenticandoci delle cose importanti. A me, personalmente, fa rabbrividire vedere persone che si azzuffano e prendono a pugni per un televisore in saldo al Black Friday (ci sarà pure una ragione perché lo chiamano Venerdì Nero...) e questo riflette molto della società in cui viviamo e lavoriamo...

Quanta avidità c’è nel mondo... quanto egoismo... quanti soprusi e violenze per il profitto.

Quanta povertà interiore!

Nel piccolo, gente pronta ad uccidere e altri che uccidono per pochi spiccioli. Nel grande, multinazionali che inquinano, distruggono e uccidono intere popolazioni per la loro brama di soldi e di quel potere illusorio che fa gola a molti.

Ma è davvero questo il successo?

Certo, l’immagine che ci vende la società... che attraverso la sua propaganda continua a fare leva sui nostri desideri e sulle nostre paure inconsci per spingerci ad agire in un certo modo, vuole farci credere che i soldi rendono felici (soprattutto se li investiamo in quel che ci vogliono vendere).

Nessuno parla di essere… e divenire…

Avere o non avere... o essere o non essere?

In realtà non sono i soldi o i possedimenti a rendere felici. Altrimenti tutti i ricchi sarebbero felicissimi, mentre i poveri vivrebbero nella tristezza più nera... quando invece spesso è vero proprio il contrario...

Il problema di fondo sono le nostre credenze, e soprattutto l'immagine di noi stessi e la mentalità che abbiamo sviluppato in relazione ai soldi e alla ricchezza.

Se da un lato dobbiamo toglierci dalla testa che ci sia un Dio che ci vuole poveri o che ci sia qualcosa di male a essere ricchi, dall'altro dobbiamo renderci conto che la vera ricchezza non è neppure nei propri possedimenti ma si tratta piuttosto di una questione interiore (e non dimenticare che la tua situazione finanziaria rispecchia fedelmente l'immagine che hai di te. Non si tratta di avere di più. Se vuoi di più, devi essere di più...).

Risulta dunque fondamentale, come primo passo, liberarsi da tutte le convinzioni limitanti sul denaro e assumersi la più totale ed assoluta responsabilità per quanto riguarda le circostanze in cui ci si trova nella propria vita.

Il soldo non deve essere o diventare il metro di misura del proprio successo. Ognuno può delinare la propria versione del successo e seguire i parametri che meglio predilige in tal senso, ma se si utilizzano dei metri di misura decisi da altri e non si sviluppa una mentalità di successo e un rapporto sano con il denaro non sarà possibile realizzare grandi cose.

"Non si rimane poveri perché ci sono state tolte opportunità , perché altri hanno monopolizzato la ricchezza e le hanno messo un recinto attorno. Si può rimanere tagliati fuori da certi campi di attività, ma vi sono sempre altre strade da percorrere." W. Wallace

"Il successo non deve essere inseguito; deve essere attratto dalla persona che diventi."
J. Rohn

 

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Photo by Pepi Stojanovski on unsplash

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