Il pensiero freudiano soffoca la libera espressione

educazione formazione psicologia Jun 15, 2017

Le masse sono governate da forze inconsce, irrazionali e primitive.

Di questo era convinto Sigmund Freud.

La sua visione pessimista e deterministica sulla natura umana ha letteralmente influenzato tutto il globo. Ancora oggi, i novelli psicologi studiano e imparano sulle sue teorie... mentre altri le applicano per esercitare il controllo sociale.

All'epoca, la famiglia Freud era diventata molto potente. Forse è anche per questo che il pensiero freudiano è stato accolto a braccia aperte (ed ha largamente influenzato la società in cui viviamo). E poi non possiamo dimenticare di notare che Edward Bernays, padrino della propaganda moderna (pubbliche relazioni) era il nipote di Sigmund.

Eddie ha utilizzato le teorie dello zio (insieme a quelle sulla psicologia delle folle di Gustave Le Bon e Wilfred Trotter) per creare delle potenti tecniche di persuasione ed è stato una figura molto importante nel secolo scorso, contribuendo a rendere famosa la psicoanalisi in tutti gli ambiti (adottata subito dal marketing e poi in molti altri settori, dai media alla politica).

Il noto psicoanalista austriaco e altri, compresa la figlia Ann, erano convinti che è troppo pericoloso che le persone si manifestino liberamente per quel che sono in realtà e vanno controllate. E siccome un tempo si credeva che l'essere umano è il risultato del suo ambiente... la società andava cambiata per cambiare l'uomo.

Come aveva evidenziato Aldous Huxley nel suo famoso discorso alla Berkeley University, l’ambiente esterno viene dunque cambiato o modificato con lo scopo di cambiare l’essere umano. Attraenti ideologie e la manipolazione dell’ambiente socioculturale tramite guerre, rivoluzioni economiche/sociali/religiose, e riforme sono indirizzate, direttamente o indirettamente, a modificare il comportamento dell’uomo.

A questo proposito, oggi la forza bruta viene utilizzata solo dove le operazioni psicologiche (psyops) non sono sufficienti. Le più raffinate tecniche operano a livello di condizionamento psico-logico, nel rimpiazzare i limiti esterni con pulsioni e costrizioni interiori, con il fine di standardizzare l’essere umano in uno schiavo, sub-prodotto della globalizzazione.

Per il potere.

Per il controllo a livello sociale.

Il controllo sociale deriva infatti da questa credenza: come pensava Bernays, le masse non sono in grado di governare sé stesse… e una piccola e colta élite avrebbe dovuto essere l’artista che dipinge il panorama globale nel cristallizzare le idee e le opinioni del gregge umano. È da questa premessa, da questo seme che sono poi fiorite tutte le dinamiche che ci hanno portati ad essere schiavi dei nostri desideri e dimenticarci che la natura umana è molto più di questo.

Come ho scritto nel mio libro Leadership XXI (leggi l'estratto su amazon) “ciò non meraviglia, visto che la psicologia è diventata estremamente pessimista riguardo l’essere umano e la sua capacità di potenziale e di grandezza. La psicologia si è infatti concentrata su quello che non va, sull’anormalità, sulle tendenze autodistruttive dell’uomo, arrivando persino a considerare questa condotta come propria dell’umanità, e dimenticandosi completamente di tutti gli aspetti legati all’auto-realizzazione.

Non a caso siamo parecchio confusi su cosa sia l’auto-realizzazione, o realizzazione di chi siamo veramente. Come ha spiegato l’economista statunitense Victor Lebow: "la nostra economia incredibilmente produttiva ci richiede di elevare il consumismo a nostro stile di vita, di trasformare l’acquisto in merci e l’uso di merci in rituali, da far sì che la nostra realizzazione personale e spirituale venga ricercata nel consumismo."

In questa nostra società “moderna”, non possiamo infatti negare che, come fra l’altro già si mormorava negli anni ’60, siamo ridotti ad esprimere noi stessi attraverso la moda, attraverso l’accessorio, il prodotto, la chincaglieria.

Siamo vittime di una falsa immagine di noi stessi che ci governa, e intrappolati in un sistema di credenze altamente disfunzionale che, come una piovra, avvolge l’intero globo.

Abbiamo paura della nostra magnificenza.

Come accade a chi è affetto dal complesso di Jonah, abbiamo paura del successo e della libera espressione del nostro potenziale latente, e questo ostacola la realizzazione delle nostre aspirazioni fondamentali, e di noi stessi.

Per questo affermo senza ombra di dubbio che sono la repressione, l’oppressione e il soffocamento della libera espressione a deviare la natura umana. Sono i limiti, i divieti, i tabù e i vari condizionamenti a corrompere la nostra vera essenza.

Come asseriva Jean-Jacques Rousseau, se l’essere umano diventa ingiusto, la causa è da ricercare nella società che ne corrompe l’originario stato di purezza. Oggi dobbiamo però essere consapevoli che la via per la nostra auto-realizzazione non ha a che fare con il consumismo (peraltro, totalmente eco-insostenibile) e con un conformismo fasullo. Semmai, passa attraverso la gratificazione dei nostri bisogni basilari e la nostra libera espressione, piuttosto che la frustrazione e la sofferenza che derivano dal soffocamento di quest’ultima.

Wilhelm Reich, psicoanalista austriaco che non era esattamente in linea con quanto  professato da Freud, sosteneva che al di là della superficie e dell’incoscienza freudiana si trova un nucleo biologico positivo e luminoso. Diceva che la maggior parte dei problemi deriva proprio dal blocco della libera espressione e dall’impossibilità di manifestare e realizzare la propria vera essenza. E questo pensiero mi trova perfettamente allineato, anche per esperienza personale!

[NB: per le sue teorie e le sue ricerche sulle energie Reich fu duramente attaccato e punito, con conseguenze decisamente poco piacevoli. Fu processato, condannato, i suoi libri e le sue ricerche vennero bruciati e morì in prigione. Non nel medioevo, era il 1957!].

Ora, tutto questo per dire che molto ha a che fare con la nostra libera espressione, per questo è fondamentale che le nostre teorie sulla natura, sull’esperienza, e sulle relazioni umane siano riviste. Infatti, qualora continuino ad essere basate su delle premesse errate, l’essere umano non potrà godere di una libera e completa espressione della sua vera natura.

Attraverso la propaganda, la manipolazione, la coercizione, l’educazione basata su vecchi modelli ormai obsoleti, e l’inconsapevolezza, la libera espressione dell’individuo viene pericolosamente inibita, e inibendo le emozioni negative si inibisce anche l’espressione di quelle positive. Si crea dunque disarmonia.

Quando l’Io-creativo e reale di una persona viene inibito, o represso, ed un Io-sociale fittizio prende il suo posto l’individuo non è più fedele alla sua vera natura. Diventa incapace di essere sé stesso, e di esprimere adeguatamente e totalmente ciò che è veramente. Questo soffocamento delle potenzialità di una persona crea una grossa frustrazione, e influenza negativamente tutto quel che un individuo fa.

La conseguenza è più che ovvia: una società deviata dove si ritiene “normale” e “ordinario” tutto ciò che è de-potenziante per l’individuo e nocivo per la collettività.

Cosa fare, dunque?

In sintesi, se vogliamo cambiare il comportamento del collettivo, dobbiamo innanzi tutto cambiare le aspettative di comportamento su basi individuali e rivalutare tutte le nostre teorie basate su premesse errate.

Se vogliamo cambiare individualmente, dobbiamo staccarci dalla falsa immagine che abbiamo di noi stessi e manifestarci per ciò che siamo veramente, al di là di tutti i nostri condizionamenti e tutte le maschere sociali che indossiamo.

Deve esserci uno sforzo collettivo per correggere la direzione in cui stiamo andando e migliorare le cose.

Non si tratta dunque di abbellire un pochettino tutto quel ch’è stato fatto sinora e continuare a camminare per questa via, ma di ripensare il business, rivoluzionare tutta la formazione scolastica e accademica, partorire nuovi modelli e nuovi modi di lavorare e vivere, e soprattutto ristrutturare la nostra percezione riguardo l’esperienza umana.

 

PS. Qui sotto il video-documentario di Adam Curtis, “The Century of the Self”. Un documentario che consiglio vivamente a tutti gli interessati. È un po’ lungo (dura circa 4 ore) ma essendo suddiviso in quattro parti è possibile vederne una alla volta ed è un ottimo punto di partenza per comprendere meglio come siamo arrivati a co-creare la società in cui viviamo oggi e ampliare la propria consapevolezza su delle tematiche che sono nell'interesse di tutti.

"This series is about how those in power have used Freud's theories to try and control the dangerous crowd in an age of mass democracy."

Photo by Danil Kuzelev on Unsplash
 
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