Invecchiare giovani e senza rimpianti

leadership psicologia vita intenzionale Aug 18, 2019

Dobbiamo ammetterlo, abbiamo una concezione alquanto distorta di noi stessi e dell’Esistenza, in generale.

Purtroppo, siamo sempre talmente di fretta e accompagnati dallo stress che sembra dominare la società moderna che ci dimentichiamo di fermarci un attimo e porci dei seri interrogativi su quel sistema di credenze che abbiamo ereditato dal passato e dalle vecchie generazioni e che consideriamo essere la normalità.

Ad oggi, molti sono ancora convinti che una persona muore con il cervello con cui è nata, che le abitudini non si possono cambiare, che a una certa età si è troppo vecchi per cambiare e che a partire dai quarant’anni inizia il nostro inesorabile decadimento.

Questi sono dei concetti ormai superati e confutati dalla scienza, ma come si sa, queste false credenze sono dure a morire. Inoltre, ciò che vediamo attorno a noi di certo non ci rende il compito più facile: effettivamente, sembra proprio che le persone non cambiano mai… che vivono lo stesso anno, anno dopo anno, fino la fine dei loro giorni… che a un certo punto della vita si lasciano andare, non prendendosi più la dovuta cura di se stesse… E poi, anche la maggior parte degli anziani che popolano la nostra società non è esattamente l’esempio della vitalità.

Per questo motivo ci auto-convinciamo che le cose devono per forza essere così per tutti, aspettandoci di essere un giorno decrepiti e senza speranza, in attesa di passare a miglior vita.

Se ci pensi, è buffo…

Sin da piccini veniamo abituati a proiettarci nel futuro. A causa del processo di socializzazione moderno veniamo letteralmente disconnessi dalla nostra vera natura e sviluppiamo una falsa immagine di noi stessi, un senso di identità completamente distorto che ci porta a posticipare la vita, ingannando noi stessi.

Ci posizioniamo sempre più in là di dove siamo.

Quando siamo bambini, non vediamo l’ora di finire le scuole elementari, le medie, le superiori. Più in là negli anni, ci diciamo che faremo questo o quello quando avremo una situazione lavorativa migliore, quando avremo più soldi, quando i figli saranno cresciuti... Addirittura, ci auto-suggestioniamo a tal punto da credere che potremo fare quel che vogliamo solo quando finalmente avremo in pensione!

Questa idea, che è stata inculcata nella testa delle vecchie generazioni, è pura follia.

Pensando in questo modo, la vita scorre via veloce fra le proprie mani. Dieci, venti, trenta, quarant’anni passano in un battibaleno.

Si posticipa la propria vita fino a quando lo spirito di una persona vecchia avrà completamente abitato il proprio corpo, e non ci sarà altro spazio che per la disperazione del rimpianto. È proprio vero che "L'80 per cento di persone normali non fa altro che vivere per invecchiare." (Sakura Mail)

Parallelamente, cerchiamo ogni rimedio possibile per anestetizzare la nostra verità interiore (il potenziale inespresso fa male, molto male), continuando a mentire in continuazione, ingannando noi stessi, essendo falsamente convinti di avere a disposizione tutto il tempo che vogliamo. Invece, i nostri giorni sono contati. Ottant’anni sono appena 960 mesi e se mettiamo tutto in prospettiva, ogni giorno è una vita in miniatura che dobbiamo assaporare intensamente.

Ogni giorno è un dono, e il tempo sprecato non torna indietro. Passano i secondi, i minuti, le ore e la tua vita dipende da come vivi le tue giornate… e non vivere una vita intenzionale è la ricetta per andare incontro a grossi rimpianti!

Riflettiamo.

La speranza di vita in paesi come l’Italia e la Svizzera è di circa 82 anni (o 984 mesi!). Se partiamo dal nostro diciottesimo compleanno, ovvero da quando siamo considerati adulti, possiamo notare che ci rimangono mediamente 64 anni, che si traducono in 23’360 giorni. In altre parole, abbiamo a disposizione 23’360 mattine per decidere come vivere la nostra giornata.

Nota bene, utilizzo questi dati solo per fare un esempio, ma non prenderli come fossero una Verità Assoluta, o una condanna. Tutto dipende da ciò che crediamo sia vero per noi, perciò il mio suggerimento è quello di immaginarti/vederti sempre come una persona sana, in ottima forma psico-fisica e longeva (e non convincerti che a 82 anni sarà la fine, perché vi è il grosso rischio di dare vita a una profezia che si auto-avvera).

Come scegliamo di vivere le nostre giornate determina la qualità della nostra vita, e come scegliamo di nutrire la nostra immaginazione è una nostra precisa responsabilità visto che è proprio così che creiamo la nostra realtà di vita.

Tutto dipende dalla concezione che abbiamo di noi stessi e dell’Esistenza, e da ciò che proiettiamo dinnanzi a noi.

Le etichette che siamo abituati ad apporre su noi stessi, a causa del pensiero disfunzionale di una società deviata, devono essere tolte. Non è assolutamente vero che dopo una certa età si finisce di crescere, o di vivere!

Personalmente, trovo assurdo che taluni sostengano addirittura che gli over 40 dovrebbero lavorare solo tre ore al giorno o il rifiuto del lavoro in generale. Un po’ come i medici di un tempo che consigliavano ai quarantenni di limitare l’esercizio fisico… Peggio ancora, che dopo una certa età si perda di valore, o altre scempiaggini del genere.

Il problema, semmai è la mentalità: idee imperfette che portano solo a considerarsi come inutili e ritirarsi dalla vita.

Come riportato da Maxwell Maltz nel suo libro Psicocibernetica, “Nel 1951, all’International Gerontological Congress di St. Louis, Raphael Ginzberg affermò che l’idea tradizionale, secondo cui un individuo diventa vecchio e inutile intorno ai settant’anni, è la causa responsabile dell’invecchiamento della maggior parte di coloro che sono vecchi a tale età, e che in un più illuminato futuro potremo considerare i 70 anni come mezza età. Si può comunemente osservare che alcuni individui fra i 40 e i 50 anni cominciano a sembrare e ad agire come dei vecchi mentre altri agiscono e sembrano più giovani. Una recente indagine ha sottolineato che gli ‘anziani’ di 45 anni si considerano individui di mezza età, non più nel fiore degli anni, già in declino, mentre i ‘giovani’ di 45 anni si vedono ancora lontani dal traguardo della mezza età. Vi sono almeno due motivi che suggeriscono la ragione per cui arriviamo a considerarci già anziani. Aspettandoci di diventare vecchi a una data età, possiamo inconsciamente stabilire un’immagine scopo negativa che il nostro meccanismo creativo dovrebbe realizzare; oppure aspettandoci la vecchiaia e temendo i suoi acciacchi possiamo, senza volere, fare ciò che aiuta a provocarla. Cominciamo a restringere la nostra attività fisica e mentale e, eliminando praticamente qualsiasi vigorosa attività fisica, tendiamo a perdere un po’ della flessibilità delle nostre giunture. La mancanza di esercizio provoca (…)”.

Molto semplicemente, l’idea che abbiamo di noi stessi gioca un ruolo decisivo e fondamentale per quanto riguarda tutti gli aspetti della nostra vita… La concezione di noi stessi che abbiamo fissato nella nostra coscienza è ciò che decide il nostro Destino, e se vivremo a lungo godendo di una splendida forma oppure no.

Oggi, l’effetto che il nostro modo di pensare ha sulla nostra salute è ampiamente dimostrato: le nostre creazioni hanno una notevole influenza su di noi, e se abbiamo in testa delle idee sinistre queste possono un giorno diventare la nostra realtà.

Dunque, non permettere a una vecchia mentalità di albergare in te, indipendentemente da quale sia la tua età. Che a vent’anni si debbano fare i bagordi, a quaranta avere delle crisi di mezza età e già a sessanta “appendere i guantoni al chiodo” è uno schema di credenze assai limitante (come ha detto John Steinbeck: "Chi è giovane non pensa mai a invecchiare").

In realtà, puoi fare quel che vuoi, a qualsiasi età. Non si è mai troppo vecchi, e neanche troppo giovani se per questo, per cambiare vita.

Puoi cambiare la tua vita, in ogni sua sfaccettatura.

Prendiamo il lavoro, ad esempio. Oggi molto sta cambiando. Questa nuova economia ha portato con sé molta destabilizzazione, ma anche moltissime nuove opportunità per tutti. Come possiamo vedere, la logica industriale è implacabile (e spesso insensibile) e molte persone rimangono senza lavoro (ricorda: se qualcuno può fare il tuo lavoro a un costo minore, uomo o macchina che sia, la sostituzione sarà presto una certezza). Coloro che sono sulla cinquantina credono di essere finiti, sulla stessa linea di pensiero di quelli che vanno in pensione. È come se avessero raggiunto un ipotetico traguardo che mette fine al gioco. Sono questi film di serie B che sono continuaente proiettati sul teatro della loro mente...

Ma come... se guardiamo la media che abbiamo visto sopra, per una persona di cinquant’anni ci sono ancora almeno 32 anni buoni da vivere...

Li vogliamo buttare via?

Tutto questo ha davvero poco senso.

Certo, dietro vi è una logica ben precisa: è così che siamo stati addestrati. A eseguire gli ordini, a aspettare di essere scelti e che qualcuno ci dicesse cosa fare… e non è evidente trovarsi di punto in bianco in una nuova economia, che non premia più l’obbedienza e la docile remissività; bensì il coraggio, l’audacia, l’iniziativa personale, l’imprenditorialità, la creatività, la leadership.

“La mente è tutto. Ciò che tu pensi, tu diventi”, diceva il Buddha.

A venti, quaranta, sessant’anni puoi fare tutto quel che vuoi, ma questo presuppone un cambio di mentalità; altrimenti nella tua vita nulla potrà mai cambiare.

La paura di fallire, così insita nella nostra società va debellata.

Devi osare.

E questo vuol dire abbracciare l’ignoto, e anche fare degli sbagli (i migliori praticano la loro arte tutti i giorni e non hanno paura di sbagliare. È sbagliando che s’impara. La capacità deriva infatti dall’esperienza, addizionata agli errori. E questa idea distorta del fallimento è da gettare, insieme all’idea che dopo una certa età non si possa più fare nulla e la parola impossibile).

Nessuno ha una mappa preconfezionata per navigare in questa nuova economia. La vecchia mappa, che abbiamo imparato a scuola, e che andava perfettamente bene per l’economia industrializzata è oggi totalmente inutile. Non c'è un'unica soluzione, o un unico modo giusto di fare le cose, come ci è stato insegnato. Le possibilità sono infinite. Risulta dunque vitale aggiornare i propri schemi mentali, e questo vuol dire mettere in dubbio tutto ciò che si crede di sapere e presuppone il risveglio della propria creatività, allentando la rigida razionalità e smettendola di usare il pensiero divergente (immaginazione) e convergente (analisi, censura, giudizio) contemporaneamente.

Inoltre, è davvero molto importante confrontarci onestamente con noi stessi, perché sono i proprio i compromessi che abbiamo accettato con la mediocrità che ci fanno invecchiare prima del tempo e male. In buona sostanza, è l’aver accettato di essere conformi alle aspettative altrui che è alla base di tutti i nostri problemi.

Non a caso, questo è il rimpianto più comune delle persone in punto di morte: non aver avuto il coraggio di vivere una vita autentica, ma essere invece scese a compromesso con le aspettative degli altri (famiglia, società, et cetera).

Tutte le persone intervistate da Bronnie Ware, autrice del libro Vorrei averlo fatto, avrebbero inoltre voluto lavorare di meno, e non aver mercanteggiato il proprio tempo, la porrai libertà, i propri affetti, la propria felicità con l’attività svolta, indipendentemente da quale essa fosse.

Tradotto, ciò significa che queste persone non solo non hanno fatto ciò che per loro era necessario compiere e realizzare, ma scendendo a compromessi con le aspettative degli altri, non hanno neppure assaporato e gustato quella serie di attimi che è la vita.

In fondo, alla fine dei nostri giorni ognuno si pone le medesime domande:

  • Ho davvero vissuto?

  • Ho amato?

  • La mia vita è stata significativa?


tempo passa per tutti, e troppo spesso, quando le persone capiscono cosa vogliono davvero dalla loro vita e come fare per ottenerlo è quasi sempre troppo tardi.

Pertanto, è assolutamente fondamentale riconnetterci con la nostra mortalità e riconoscere l’importanza di vivere intensamente ogni giorno, come se fosse l’ultimo!

I nostri giorni sono contati e un giorno moriremo.

La morte però non è nulla. Come disse Viktor Hugo... “È il non aver vissuto a essere spaventoso”.

La cosa peggiore in assoluto è giungere al capolinea di questa nostra esistenza colmi di rimpianto. Personalmente, credo che non vi sia un dolore più grande.

Se ci pensi, molte persone che hanno avuto delle EPM (Esperienze Pre-Morte) hanno poi radicalmente cambiato la loro vita... ma non è di certo necessario fare questo tipo di esperienza per cambiare.

È però fondamentale porsi le giuste domande.

Una cosa che puoi fare è dunque andare a visitare le persone che si trovano in casa anziani. Oltre che fare un’opera buona, questo sarebbe un ottimo esercizio per renderti conto di come stanno realmente le cose.

Molti anziani vivono nel rimpianto.


Soli.


Affidati a degli istituti che sembrano più che altro delle gigantesche bare, e spesso trattati come degli scarti di un sistema malato che pensa solo alla produttività e al danaro.

Di certo sono sempre felici di condividere le loro storie, e molti anche solamente di parlare con qualcuno e di avere un po’ di compagnia. Si tratta di un’esperienza di vita molto arricchente, che permette di ampliare i propri orizzonti.

Oltre a questo, vi è un altro esercizio che puoi fare (trovi molti altri esercizi per realizzare il tuo potenziale nel mio libro Sia fatta la tua Vera Volontà).

A casa, ritagliati un po’ di tempo in solitudine e accomodati sul divano o sulla tua poltrona preferita, in silenzio. Chiudi gli occhi e fai dei respiri profondi. Porta la tua attenzione dalla testa ai piedi, rilassando ogni parte del tuo corpo. Usando la tua immaginazione, vai velocemente avanti nel tempo, sino a ritrovarti al capolinea della tua vita. Immagina vividamente il tuo ultimo giorno di vita e guardati indietro. Immagina l’esistenza che hai appena trascorso e chiediti quali sarebbero i tuoi rimpianti se continuassi a vivere la vita come hai fatto sinora. Quali saranno i tuoi rimpianti se continuerai a vivere come stai vivendo il tuo presente? Lascia fluire ogni cosa che giunge, in modo intuitivo, senza ostacolare la tua creatività con la ragione. Identifica tutto ciò che avresti voluto fare, ma per un motivo o per l’altro non hai avuto il coraggio di portare avanti. Per far sì che questa immaginazione creativa abbia un impatto ancora più profondo, quando hai un attimo di tempo, recati al cimitero della città dove vivi, e… mi raccomando, rispettosamente, medita sulle seguenti domande:

  • Ho vissuto la vita che veramente volevo?
  • Ho amato?
  • Ho dato significato alla mia vita?
  • Ho vissuto una vita fedele alla mia vera natura?
  • Ho vissuto una vita fedele ai miei valori e principi?
  • Ho contribuito a rendere il mondo un posto migliore?
  • Ho ispirato altre persone attraverso il mio esempio?
  • Ho fatto ciò che era per me necessario compiere e realizzare?

Dopo aver fatto questo esercizio prova invece a immaginare di giungere al capolinea senza aver perso di vista le cose importanti. Avendo affrontato le tue paure e realizzato la tua visione più elevata, trasformando la tua vita in un’opera d’arte.

Ora rispondi a quest’ultima domanda:


  • Cosa deve accadere nella tua vita per far sì che ciò accada? (e ricorda, come disse Confucio: “Si hanno due vite. La seconda comincia il giorno in cui ci si rende conto che non se ne ha che una”).

Di certo possono essere molte le cose. Ognuno di noi ha degli obiettivi diversi, anche se fondamentalmente tutti stiamo camminando nella stessa direzione. Inoltre, ci accomuna il fatto che noi tutti vogliamo vivere la vita pienamente, a tutti i livelli, e che vogliamo vivere una vita lunga e prospera.

Per questo, il mio suggerimento è il medesimo che da anni ho iniziato anch’io ad applicare alla mia quotidianità: vivere uno stile di vita sano. Come ha scoperto il Dr. Aubrey de Grey, esperto in gerontologia, geriatria, interventi di ingegneria, “L’invecchiamento può essere definito in modo molto semplice. Abbiamo un metabolismo cellulare che corrisponde a tutto ciò che ci consente di vivere e che fa funzionare le nostre cellule. Questo metabolismo accumula, nel corso del tempo, dei danni intrinsecamente correlati al suo funzionamento, che non è privo di errori. Questo danno, quando si accumula, provoca patologie e ci fa invecchiare.”

Secondo de Grey il segreto è una buona “manutenzione biologica”, ma come sappiamo tutto ciò riguarda anche la nostra immaginazione. Così come nessuno di noi si metterebbe nel piatto un sacco della spazzatura, dobbiamo fare la massima attenzione a come nutriamo la nostra psiche… alle immagini mentali su cui scegliamo di posare la nostra attenzione… ai pensieri che scegliamo di ospitare in noi.

Pensare male invecchia. L’elisir di lunga vita consiste dunque nel conquistare noi stessi, nell’essere padroni di noi stessi e totalmente responsabili del nostro mondo interiore. Fondamentale cercare di essere calmi, sereni, e senza preoccupazioni dinanzi alle vicende della vita (come ha scoperto il Dr. Hans Selye, lo stress è intimamente legato all’invecchiamento).

Inoltre, è davvero fondamentale seguire la volontà del proprio cuore (se non lo stai facendo, inizia col chiederti cosa è veramente importante per te e riallineati al vero asse della tua vita).

Come affermava lo psicologo statunitense Abraham Maslow, tutte le malattie psicosomatiche non sono altro che ostacoli alla nostra auto-realizzazione… e il più grave problema, diffuso su scala globale, è proprio che nessuno è chi sarebbe diventato se non fosse stato educato a vivere la volontà altrui come propria… a vivere in base alle aspettative di terzi. A tal riguardo, ha detto bene Susan Sontag: "La paura di invecchiare viene nel momento in cui si riconosce di non vivere la vita che si desidera. Equivale alla sensazione di abusare del presente."

Per non avere rimpianti e invecchiare bene è di vitale importanza prendersi la dovuta cura di se stessi, sotto tutti questi aspetti.

Non permettere, in nessun caso, che lo spirito di un vecchio malato e decrepito entri in te.

Non accoglierla. Non abitarla mai.

“Il dramma immaginario di oggi — la finzione, diventa la realtà di domani. Se avessimo questa visione più ampia della casualità — se pensassimo che essa è mentale, non fisica, e che i nostri stati mentali sono causa di effetti fisici — allora ci renderemmo conto della nostra responsabilità in quanto creatori, ed immagineremmo soltanto il meglio dell’immaginabile.” N. Goddard


Immaginare bene vuol dire stare bene.

 

"Con gli anni non si diventa vecchi, ma ogni giorno più nuovi." Emily Dickinson

 

L'unica certezza è il cambiamento, e nella caotica complessità del mondo moderno è alquanto facile distrarsi, perdersi e lasciarsi sfuggire le opportunità di realizzazione che questa nuova economia offre. Per questo motivo, è davvero importantissimo essere molto chiari su quel che si vuole, raffinare le proprie doti di leadership e creare la propria realtà di vita attorno alle proprie priorità per realizzare chi si è e ciò che si vuole veramente fare — il proprio vero scopo. Il fine di questo libro è proprio quello di supportarti in questa impresa (leggi l’estratto del libro su questo link).

 

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