L'immaginare consapevolmente salverà il mondo

vita intenzionale Sep 30, 2019

Dostoevskij diceva che sarebbe stata la bellezza a salvare il mondo, e questo lo credo anche io.

Dobbiamo però tener presente che noi tutti viviamo in un mondo d’immaginazione e questo nostro mondo ci è comprensibile solo ed esclusivamente come immagine psichica.

Ancora oggi, l’immaginazione viene da molti considerata una funzione falsa, quasi mitica, che non corrisponde alla realtà… quando invece è tutto ciò che esiste. Come sosteneva William Blake, "l'immaginazione è l’esistenza umana stessa.”

Noi siamo immaginazione, ed è con l’immaginazione che creiamo la nostra realtà.

Il punto è: stiamo creando la realtà che veramente vogliamo?

Io non credo. In verità, nella maggior parte dei casi non siamo neppure consapevoli del fatto che siamo noi stessi la causa delle nostre circostanze (e questo a livello individuale)… figuriamoci a livello collettivo.

Prendiamo il tema del clima, ad esempio. Negli ultimi tempi si parla molto di cambiamenti climatici, e indipendentemente dalle sterili polemiche che circolano sull’argomento, è palese che il nostro modo di vivere non è per niente eco-sostenibile. Viviamo in una società che ha eretto l’ignavia e la mediocrità come modello di vita e ci comportiamo come dei parassiti, trattando noi stessi e il pianeta che ci ospita come un bidone dell’immondizia.

“Come dentro – così fuori, come fuori – così dentro.”

La realtà che viviamo rispecchia fedelmente la nostra interiorità e tutto quel che si sta manifestando sulla terra riflette esattamente il sistema mentale collettivo.

Siamo totalmente disconnessi dalla Natura e da noi stessi. Viviamo come se non ci fosse un domani, totalmente annebbiati dal nostro egoismo e da una logica industriale altamente (auto) distruttiva.

Ci siamo dimenticati chi siamo, e passiamo una vita intera a reagire agli eventi e alle circostanze, invece che agire in modo consapevole, consci di essere noi stessi l’origine di ogni cosa.

Governati dalla nostra parte inferiore, permettiamo all’avidità, alla cupidigia e all’ignoranza di avere la meglio. Viviamo in uno stato di ipnosi, crogiolandoci in quello che potrebbe essere tranquillamente finito un girone infernale, fra attaccamenti, desiderio di possesso, indifferenza, pigrizia, dipendenze. Ci siamo sistemati nel sottoscala dei livelli dell’Esistenza, dove l’esser umano non si cura degli altri e non si pone alcun problema nel nuocere, danneggiare o fare del male ad altri per raggiugnere i suoi scopi.

Quando dobbiamo prendere delle decisioni (e questo riguarda anche coloro che vengono chiamati leader dai media) non pensiamo più in là della punta del nostro naso, in perfetto stile occidentale. Gli indiani delle Americhe, ad esempio, riflettevano sull’impatto che le loro decisioni avrebbero avuto sulle sette prossime generazioni… Noialtri non facciamo altro che puntare il dito contro la generazione dopo la nostra, capaci solo di sputare sentenze (e veleno) e essendo un pessimo, pessimo esempio.

William James, considerato il padre della psicologia negli USA, diceva che il mondo che vediamo e che ci sembra così folle è il risultato di un sistema di credenze disfunzionale e che per percepire in modo diverso dobbiamo essere disposti a cambiare quell’insieme di credenze che ci governa.

Infatti, alla base dei problemi che ci troviamo a fronteggiare come società vi è proprio quel sistema di credenze che abbiamo ereditato e che tanto fatichiamo a mettere in discussione. Tutte quelle teorie e quelle dottrine di cui siamo letteralmente vittime, e che abbiamo trasformato in dogma.

E questo non riguarda solo la psicologia o la religione, ma anche tutti gli altri ambiti, dalla salute all’economia. In generale, non si può certo dire che viviamo in modo sano, e continuando a guardare la vita dal punto di vista della scarsità e della competizione invece che dell’abbondanza e della cooperazione, continueremo ad essere impostati sulla modalità acquistare/avere piuttosto che dare e essere.

E così, non solo adottiamo un comportamento altamente distruttivo nei confronti della Natura, dei nostri fratelli (che poi, neanche consideriamo tali), degli animali e di tutto il Creato (certo, magari non agiamo direttamente in tal senso, ma anche e soprattutto il contribuito indiretto che diamo con le nostre scelte quotidiane va messo in conto!), e verso noi stessi.

La depressione è ormai diventata la malattia più diffusa a livello planetario. Lo stress è praticamente diventato la normalità (e non solo negli adulti: addirittura, dove vivo un terzo degli allievi delle scuole è stressato a tal punto da soffrire di sintomi tipici della sindrome di burn-out). I supermercati abbondano di cibo spazzatura. L’aria che respiriamo non è certamente delle migliori. E neppure tutto il resto se per questo. Sembra che al peggio non vi sia mai fine.

Purtroppo, nella maggior parte dei casi, non ci rendiamo neanche conto di quello che stiamo facendo. No, non siamo cattivi. Siamo semplicemente inconsapevoli. Ad esempio, nessuno di noi si sognerebbe di mettersi a tavola e mangiare un sacco della spazzatura, ma in realtà è proprio quel che facciamo… e qui non mi riferisco solo ed esclusivamente a delle scelte e abitudini alimentari non proprio sane… ma piuttosto al nostro nutrimento a livello psichico.

Molti studi e ricerche affermano che l'invecchiamento e il malfunzionamento del nostro organismo non è tanto dovuto a un processo naturale, ma piuttosto a un processo cumulativo che porta le nostre cellule a non essere più in grado di smaltire la spazzatura che abbiamo ingurgitato. Questo oggi è risaputo, e sempre più persone fanno attenzione alla loro dieta, cercando di mangiare più sano. Però, come detto, qui non si tratta solo di prendere in considerazione il nostro fisico… ma dobbiamo prestare la dovuta attenzione anche alla nostra mente. Vi è infatti una relazione molto intima fra le nostre abitudini mentali e le condizioni del nostro corpo, e comunque l’influenza del pensiero sul corpo fisico è oggi ampiamente riconosciuta anche dalla scienza.

Sotto questo aspetto, è anche importante notare che il nostro apparato digerente ci informa quando abbiamo esagerato… mentre non vi è nessun campanello d’allarme per tutte quelle informazioni di cui ci nutriamo quotidianamente.

A tal riguardo, è bene ricordare che le in-formazioni non sono mai neutre e prendono una forma dentro di noi, che presto o tardi troverà la sua espressione.

Quotidianamente sottoposti a un vero e proprio bombardamento di informazioni che giungono da tutte le parti, e se non le filtriamo attraverso un rigoroso controllo della qualità e non ci prendiamo la dovuta cura del nostro giardino mentale andiamo sicuramente incontro a dei grossi problemi.

Inoltre, tutto ciò che ci circonda sembra andare in una certa direzione. Vi è una linea di pensiero comune che taluni cercano di imporre, una pressione a conformarsi, una “normalità” che viene accettata e condivisa da moltissime persone…

Viviamo in una società che considera “normale” e “ordinario” tutto ciò che è depotenziante per l’individuo e nocivo per la collettività. La nostra psicologia occidentale ha addirittura trasformato i difetti in normalità (!), ed è giunta a considerare la nostra tendenza (auto) distruttiva non come una deviazione ma come qualcosa di insito nella natura umana…

Ma noi non siamo così!

La vita non è questa, e non c’è nessun Dio da incolpare per tutta la miseria che abbiamo creato sulla Terra e nelle nostre vite. Gli unici responsabili siamo noi, perché alla base di tutto c’è la nostra immaginazione. Noi, e solo noi continuiamo a nutrire la bruttura, totalmente incapaci di usare la nostra immaginazione in modo costruttivo!

Oggi lo sappiamo: il pensiero crea ed è considerato la più alta espressione dell’essere umano. È la forza più potente a nostra disposizione, e nella storia ha realizzato opere stupende ma anche mostruose.

Come ogni altro strumento, può essere costruttivo oppure distruttivo, e dipende dall’uso che noi ne facciamo. Può produrre il bene e il male, la gioia e il dolore. È un’arma a doppio taglio che può danneggiare chi non ne conosce le immutabili leggi e da qui la fondamentale necessità di imparare a usare questo potere in maniera creativa e costruttiva.

Cosa che, per l’appunto, al momento non stiamo facendo, in quanto abbiamo imparato a pensare male.

Noi tutti (nessuno escluso!) veniamo alla luce con un potenziale creativo straordinario, ma attraverso un’educazione repressiva e eccessivamente razionale veniamo letteralmente deprivati di fondamentali qualità tipicamente femminili come immaginazione, sentimento, sensibilità, intuizione, che rimangono a uno stadio primitivo. Come conseguenza, diventiamo incapaci di usare il suo enorme potere a nostro beneficio.

Sin dalla culla, la nostra immaginazione andrebbe nutrita solo con la miglior qualità possibile… ma questo accade molto di rado. Nei primi anni di vita veniamo letteralmente imbottiti di idee e dottrine deleterie, e essendo indifesi trasformiamo tutto ciò che ci viene detto in credenze e convinzioni che diventeranno i nostri padroni.

Inconsapevoli della sua potenza creatrice, ancora oggi, nel ventunesimo secolo, continuiamo a perseverare nell’errore, ripetendo in modo meccanico gli stessi schemi educativi attraverso cui noi siamo cresciuti… e la stessa storia si ripete, di generazione in generazione.

Anche questo deve cambiare, e dobbiamo essere disposti a mettere in discussione tutto ciò che crediamo di sapere e avere una visione più ampia della causalità, per comprendere finalmente che alla base di tutto c’è il nostro modo di pensare. Come ha scritto Neville Goddard, uno dei maggiori esponenti del Nuovo Pensiero, “la casualità non risiede nel mondo esterno delle realtà. Il dramma della vita ha origine nell’immaginazione dell’uomo.

Blake la considerava il genio divino dell’Umanità. Come diceva il noto poeta inglese, “Ciò che oggi è dimostrato fu un tempo solo immaginato”. Il progresso è frutto di un pensiero creativo, originale, indipendente e la realtà che viviamo oggi trova la sua origine nella straordinaria capacità immaginativa dell’essere umano.

La ruota, considerata una delle invenzioni più rivoluzionare della storia, è stata prima concepita della mente di qualcuno, e la stessa cosa vale per nanotecnologia, web semantico, internet, IoT (internet delle cose), big data, mobile/cloud computing, smart manufacturing, realtà virtuale e aumentata, stampa 3D, intelligenza artificiale, et cetera.

Il potere creativo dell’immaginazione è straordinario, e la storia del Titanic lo dimostra, come evidenziano le parole di Neville (“Il potere creativo dell’immaginazione”):

La prefazione di Titanic Latitudine 41 Nord di Walter Lord illustra la mia affermazione: l’Immaginare Crea Realtà.
“Nel 1898 uno scrittore di nome Morgan Robertson scrisse un romanzo, edito da M.F. Mansfield in quello stesso anno, su un favoloso transatlantico, il più grande che fosse mai stato costruito. Robertson stipò la nave di gente ricca e amabile, e poi la fece naufragare in una fredda notte di aprile in collisione con un iceberg. Voleva dimostrare in un certo senso la vanità di ogni cosa e Vanità fu infatti il titolo del libro.
Quattordici anni più tardi, una compagnia armatoriale inglese, la White Star Line, costruì un transatlantico molto simile a quello del romanzo di Robertson.
La nuova nave stazzava sessantaseimila tonnellate, quella di Robertson settantamila.
L’una, quella vera, era lunga duecentosettanta metri, l’altra, quella immaginaria, quattorcentoventiquattro. Ambedue erano munite di tre eliche e potevano raggiungere una velocità di ventiquattro-venticinque nodi.
Sia l’una che l’altra potevano ospitare circa tremila persone, ma le loro scialuppe di salvataggio erano sufficienti solo per una piccola parte dei passeggeri. Questo particolare non sembrò allora molto importante, giacché ambedue le navi erano definite “inaffidabili”. Il 10 aprile 1912 il transatlantico della White Star Line salpò da Southampton, per il suo viaggio inaugurale, diretto a New York. Il carico era costituito da una copia inestimabile del Rubáiyát of Omar Khayyám e da un gruppo di passeggeri il cui patrimonio complessivo raggiungeva i duecentocinquantamilioni di dollari.
Anch’esso, lungo la rotta, entrò in collisione con un iceberg e si inabissò in una fredda notte di aprile.
Robertson aveva chiamato la sua nave Titan, la White Star Line chiamò la propria Titanic.”
Se Morgan Robertson avesse saputo che l’Immaginare Crea Realtà, che la finzione di oggi è la realtà del domani, avrebbe scritto il romanzo Vanità? “Nel momento della tragica catastrofe” scrive Schopenhauer, “la convinzione che la vita sia un brutto sogno dal quale dobbiamo svegliarci si fa più chiara che mai”. E il brutto sogno è provocato dall’attività immaginaria dell’umanità addormentata.
Le attività immaginarie possono essere lontane dalle manifestazioni e restare inosservate; gli eventi sono solo apparenze. La causalità come quella riscontrata in questa tragedia è altrove nello spazio-tempo. Ben lontana dal teatro d’azione, invisibile a tutti, c’era l’attività immaginaria di Robertson, come uno scienziato nella sala di controllo che dirige il suo missile guidato attraverso lo Spazio-Tempo.”

E che dire dei libri Aldous Huxley e George Orwell?

Non è infatti bizzarro che il mondo in cui viviamo oggi sembra essere una via di mezzo fra Il mondo nuovo e 1984 – forse le più famose opere di questi due brillanti autori?

Abbiamo confuso questi libri per dei manuali e seguito alla lettera le loro istruzioni, oppure è tutto frutto della fervida immaginazione di questi due scrittori, così come la nostre condizioni di vita riflettono perfettamente la storia che raccontiamo a noi stessi?

L’immaginazione crea la realtà.

“Il senso comune ci assicura che stiamo vivendo in un mondo solido e sensibile, ma questo mondo così apparentemente solido — in realtà — è immaginario in tutto e per tutto." (Neville Goddard)

Contrariamente a quel che dovremmo fare, ci nutriamo continuamente di bruttezze, deformando noi stessi e come vediamo il mondo, e come conseguenza: il mondo in cui viviamo (in fondo, siamo Una cosa sola con il nostro ambiente). Dal telegiornale, ai programmi televisivi trash, alla musica demenziale, all’architettura delle nostre città è tutto brutto.

E lo accettiamo così: abbiamo trasformato la bruttura in normalità.

Anche le guerre, se per questo. Anche considerare altre vite come meno importanti della nostra.

Ma tutto questo non è normale!

Viviamo in un perenne stato di ottundimento psichico, totalmente anestetizzati e indifferenti nei confronti della bellezza. Questo, come sosteneva James Hillmann, è il più mortale di tutti i peccati della nostra psicologia.

Dobbiamo però tatuarci in mente che dalla vita riceviamo ciò che siamo e solo quando saremo disposti a elevarci a un livello di coscienza superiore le cose cambieranno.

A tal riguardo, trovo molto interessante l’approccio di un altro noto esponente della Scienza della Mente, Wallace D. Wattles, che in merito all’industria e al lavoro ha scritto: “Niente di meglio è possibile finché non cessiamo di essere mentalmente selvaggi.”

Lo stesso discorso è applicabile a ogi altra cosa, comprese le bettole e le tane del vizio.

Come sosteneva Wattles: “Se la maggior parte delle persone desidera quelle cose, è giusto e necessario che le abbia. Quando desidererei un mondo senza tali brutture si impegnerà per crearlo. Quanto a lungo gli uomini e le donne resteranno sul piano del pensiero bestiale, tanto a lungo l’ordine sociale sarà in parte disordine ed esibirà manifestazioni bestiali. Sono le persone che rendono la società quella che è e quando le persone s’innalzeranno al di sopra del pensiero bestiale, la società s’innalzerà a sua volta abbandonando le sue abitudini brutali. Ma una società che pensa in modo bestiale non può che vivere in bordelli e bettole (…)”

La soluzione che proponeva il noto scrittore americano era quello di un innalzamento della razza umana verso un punto di vista più elevato.

Questo è anche quel che intendeva Gesù quando parlava della “fine”. Infatti, il Maestro non si riferiva a qualche apocalittico cataclisma che distruggerà il pianeta, bensì a una profonda trasformazione sociale. Una rivoluzione planetaria.

E non è mica vero che individualmente non possiamo fare niente… perché la soluzione a tutti i nostri problemi (a livello individuale e sociale) è elevarci a uno stato di coscienza  superiore, cambiando la nostra concezione di noi stessi.

La vera rivoluzione è su basi individuali, e tutti noi abbiamo la responsabilità di fare la nostra parte usando la nostra immaginazione per creare maggior beneficio agli altri e a noi stessi.

Per questo, è davvero molto importante posare il nostro sguardo sulla bellezza, sul futuro, lasciando andare il passato e rifiutando con fermezza la mediocrità e tutto ciò che contribuisce all’abbrutimento della coscienza.

Abbiamo una mente molto creativa ed è fondamentale imparare a usarla in modo saggio. È basilare riprendere il comando del nostro mondo interiore e educare la mente in tal senso, purificandola innanzi tutto e assumendoci la piena responsabilità per le nostre creazioni.

Dobbiamo renderci finalmente conto che il mondo esterno null’altro è che un riflesso del nostro mondo interiore, e smetterla di ospitare pensieri negativi e false credenze. È tempo di mettere in seria discussione le nostre convinzioni e smetterla di accogliere in noi informazioni corrotte. Stop, dunque, ai telegiornali, ai film demenziali, al gossip, agli opinionisti della discordia, agli untori dell’odio, agli incorreggibili criticoni, agli sparlatori in generale.

La nostra è una storia che si autodetermina sulle basi di come immaginiamo e il nostro futuro è determinato più dal nostro modo di pensare che da ogni altra cosa.

Oggi abbiamo a disposizione la tecnologia per fare grandi cose, e anche per ripulire il pianeta da tutto l’inquinamento fisico se per questo. Dobbiamo però impegnarci anzitutto a lavorare sulle cause: sull’inquinamento psichico, iniziando a pensare bene e usare l’immaginazione in modo strategico e costruttivo, per creare la realtà dove veramente vogliamo vivere e crescere insieme ai nostri figli.


“Esiste una cosa sola al mondo, l’Immaginazione, e tutte le nostre deformazioni di essa.”

"La vita sulla terra è un giardino d'infanzia per la creazione di immagini." Neville Goddard

 

La società moderna non insegna ai bambini a pensare... ma a cosa pensare! Il risultato lo si può vedere a occhio nudo. L'intento dell'autore è dunque quello di spiegare, in modo semplice e facilmente comprensibile i meccanismi del pensiero e condividere delle efficaci strategie e tecniche per poter utilizzare al meglio questo favoloso strumento; contribuendo così al percorso evolutivo del lettore verso la realizzazione del sogno che porta nel cuore: della propria immagine divina. È dedicato ai Millennials, ai bambini di ogni età… e ovviamente a tutti i genitori, che sono invitati a insegnare l'arte di pensare bene ai loro figli (leggi l'estratto e ordina subito la tua copia).

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