La fine del mondo è adesso (e non è quel che pensi)

educazione leadership Nov 04, 2017

“Non so quando, ma so che in tanti siamo venuti in questo secolo per sviluppare arti e scienze, porre i semi della nuova cultura che fiorirà, inattesa, improvvisa, proprio quando il potere si illuderà di avere vinto.”

Questo disse Giordano Bruno più di 400 anni fa, e io credo che il momento sia proprio adesso. Personalmente, sono grato all’Esistenza per vivere in questo periodo davvero storico.

Ne stavo proprio parlando l’altro giorno... Noi siamo fortunati ad aver assistito al grande cambiamento che c’è stato negli ultimi anni e vivere in questo periodo di grande transizione e intensi cambiamenti.

Tutto sta cambiando davvero molto rapidamente a livello sociale, politico, economico.

La tecnologia sta facendo passi da gigante.

Le forze del cambiamento e della globalizzazione stanno rimodellando tutto, compreso il modo di lavorare, il posto di lavoro, la forza lavoro ed il lavoro stesso.

È un periodo storico dove tutto sta cambiando e non vi sono mappe preconfezionate per delineare il futuro che ci aspetta.

Come degli artisti, ci troviamo davanti ad una tela bianca ed abbiamo la meravigliosa opportunità di creare quello che vogliamo.

Le opportunità che questa nuova economia porta con sé sono moltissime.

E noi ci troviamo nel bel mezzo della battaglia più importante di tutte, di una vera e propria guerra culturale.

Da una parte, vi è quel mondo che tutti conosciamo, in cui siamo cresciuti, che sta morendo. Si sta auto-distruggendo davanti ai nostri occhi.

Dall’altra, vi è un mondo nuovo che sta germogliando.

Questa è la fine del mondo di cui Gesù parlava. Come aveva compreso Wallace Wattles, quando Gesù parla della “fine” non si riferisce a qualche apocalittico cataclisma che distruggerà il pianeta bensì a una profonda trasformazione sociale: una rivoluzione planetaria.

Nel suo libro, Il vero Gesù, l’autore scrive: “Nel capitolo 24 del Vangelo di Matteo, per esempio, nel celebre Discorso sugli Ultimi Tempi, offre alcune immagini simboliche di oscurità, di sole, di luna etc. che cita delle Profezie. Ma come possiamo vedere in un capitolo successivo, la “venuta del Figlio dell’Uomo” significava per lui non il suo ritorno personale per istituire un regno spirituale fondato sulla forza, ma il risveglio dell’Uomo reale e l’ottenimento da parte sua della vera eredità divina.

Quando l’umanità si risveglia, il mondo, questo mondo, questo ordine sociale e questo sistema fondato sul conflitto, la guerra, il sopruso, l’arroganza, la sopraffazione, la povertà avranno fine e il Vero Regno comincerà. Questa è la Venuta dell’Uomo che i profeti predissero. Questo è il modo in cui Gesù interpretò i profeti, se lo studiate con attenzione e senza pregiudizio. Non sembra certo esprimere alcuna idea in merito al fatto che il pianeta Terra arrivi a una fine o che il suo compito sia quello di fare ciò che si è sempre rifiutato di fare, ovvero instaurare un regno basato sulla forza.

Gli Apostoli raccolsero questa concezione del Regno e con gioiosa fiducia si avviarono a costruire un mondo unito e armonioso. Leggete il secondo e il quarto capitolo degli Atti degli Apostoli, leggete gli scritti dei primi padri cristiani e scoprirete che la loro idea non era di costruire un’istituzione per il culto in un mondo ingiusto, ma di costruire un nuovo mondo in una giusta, unita e ordinata società.”

Certo, oggi ci troviamo in un periodo molto delicato. I focolai di guerra sono dappertutto, il mondo è pieno di negatività e tutto ci spinge a conformarci al pensiero comune.

Apparentemente, vi è molto disordine.

Molto caos.

Molti hanno eretto l’ignavia e la mediocrità a stile di vita. Un po’ per comodità, per ignoranza, per paura molti (chi consapevolmente e chi inconsapevolmente) stanno lottando per frenare l’evoluzione. Vi sono molte istituzioni e persone che sono assolutamente devote alla mediocrità. Temono il cambiamento. Lo resistono in qualsiasi modo e attaccano tutti coloro che invece lo abbracciano.

Sono in tanti.

Lo possiamo vedere un po’ dappertutto. L’intrattenimento televisivo, coi suoi reality show e altri programmi demenziali, ci offre oggi la peggior versione dell’essere umano. La musica ha raggiunto livelli di una bassezza che non si può ascoltare. Le news ci offrono una visione assolutamente oscena della natura umana. Addirittura l’architettura ci mostra il suo lato meno bello.

La bellezza viene, per così dire, come sosteneva lo psicologo statunintese James Hillman, repressa. La comoda bugia, prediletta alla scomoda verità. Lo straordinario viene guardato con sospetto. Il pensiero critico e indipendente considerato eretico.

Non meravigliamoci: si tratta di una macchina ben oliata (e finanziata) che lavora incessantemente per soddisfare la sua voglia di potere e di soldi. Un sistema che ha messo il profitto sopra ogni cosa, anche sopra l’Umanità, e che coinvolge tutti i media, i Governi, e viaggia su tutti i canali (economico, politico, sociale, culturale) abbracciando coi suoi tentacoli il globo intero.

Ma questa non è la vera natura umana… e credo sia finalmente giunto il momento di abbandonare la visione pessimista e deterministica dell’essere umano di stampo freudiano! Siamo infatti vittime di queste teorie della natura umana che sono decisamente obsolete, oltre che false e superficiali.

Questo sistema che abbiamo messo davanti a ogni cosa e le persone che lo sorreggono sono completamente disconnessi dalla Natura… e tutto ciò non avrà vita lunga, anche se il potere che si cela dietro queste macchinazioni lo pensa.

Oggi, come stavo dicendo, credo proprio che siamo giunti in quel periodo di cui parlava Giordano Bruno.

Siamo nel bel mezzo di una guerra culturale e sta ad ognuno di noi scegliere da che parte stare. In fondo, se di cambiamento vogliamo parlare, è utile rinfrescarci la memoria e ricordare che, come si usa dire in inglese: real change is cultural change.

Come ho scritto nel mio libro Leadership XXI, il cambiamento deve avvenire attraverso l’intento di cambiare la cultura, e questo non riguarda solo le imprese/aziende, ma nel più ampio senso del termine e questo lo si può fare solo cambiando la nostra psicologia.

Qui dobbiamo però fare molta attenzione ed aggiungere un fattore importantissimo. Ovvero, che il cambiamento non deve avvenire mediante l’uso della forza coercitiva o di subdoli sotterfugi manipolatori. Il vero cambiamento non utilizza gli strumenti della paura e dell’intimidazione. La leadership, se autentica, modifica la cultura ispirando e coinvolgendo le persone in uno sforzo collettivo.

La battaglia, non dimentichiamoci, è dentro ognuno di noi (la mitica età dell’Oro deve tornare nei cuori di ognuno!) e la si vince rifiutando categoricamente la mediocrità e qualsiasi abbrutimento della coscienza, impegnandoci ad essere la miglior versione di noi stessi e dando il meglio di ciò che siamo.

Come disse l’economista britannico John Stuart Mill, “La tendenza generale del mondo è quella di fare della mediocrità la potenza dominante.” Ecco, noi questa tendenza la dobbiamo invertire… e la nostra arma migliore siamo proprio noi stessi, attraverso la nostra condotta e il nostro esempio.

Insomma, il sistema in cui viviamo e lavoriamo soffoca la leadership e la libera espressione. Va totalmente rivisto a partire dalle imprese, dalle scuole, dalla famiglia. E non deve più sussistere il fenomeno “scarica barile” che origina e continua ad alimentare un circolo vizioso e perverso che ruota attorno a genitori poco presenti, insegnanti impreparati, medici psichiatri e logopedisti conniventi, ed infine istituzioni e imprese che hanno messo il sistema davanti all’uomo.

Ognuno deve riassumere il proprio ruolo, e le proprie responsabilità.

Dobbiamo ritrovare la nostra integrità, il nostro equilibrio. E questo implica ripensare i modelli di vita su cui abbiamo basato la nostra società moderna e i principi fondamentali sui quali educhiamo i nostri figli.

Ciò ovviamente implica ripensare il business, la formazione e significa un riorientamento del proprio modo di pensare, agire, condurre.

Deve esserci uno sforzo individuale e collettivo per correggere la direzione in cui stiamo andando e migliorare le cose. Non si tratta dunque di abbellire un pochettino tutto quel ch’è stato fatto sinora e continuare a camminare per questa via (nascondendo la sporcizia sotto il tappeto), ma di ripensare il business, rivoluzionare tutta la formazione scolastica e accademica, partorire nuovi modelli e nuovi modi di lavorare e vivere, e soprattutto ristrutturare la nostra percezione riguardo l’esperienza umana.

L'unica certezza è il cambiamento, e nella caotica complessità del mondo moderno è alquanto facile distrarsi, perdersi e lasciarsi sfuggire le opportunità di realizzazione che questa nuova economia offre. Per questo motivo, è davvero importantissimo essere molto chiari su quel che si vuole, raffinare le proprie doti di leadership e creare la propria realtà di vita attorno alle proprie priorità per realizzare chi si è e ciò che si vuole veramente fare — il proprio vero scopo. Il fine di questo libro è proprio quello di supportarti in questa impresa (leggi l'estratto del libro su questo link).
 
 
Photo by Tom Grimbert on unsplash

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