La repressione pedagogica, sociale e morale della volontà

educazione formazione genitorialità consapevole leadership Mar 23, 2018

Da ragazzino ero solito chiamare le scuole dell’obbligo il primo stadio del circolo dell’obbedienza. Il secondo era il posto di lavoro.

Da adulto, mi rendo conto che sbagliavo. Le scuole dell’obbligo sono il secondo stadio.

Il primo è la famiglia.

Se riflettiamo, tutti i nostri condizionamenti trovano la loro origine nella famiglia e nella società (che è poi la famiglia della famiglia).

Sì, tutte le nostre frustrazioni, tutti i nostri problemi, tutte le nostre sofferenze hanno un’origine ben precisa.

Purtroppo però, nella nostra società occidentale siamo soliti guardare solo al sintomo… e cercare di rattoppare in qualche modo la ferita… o magari, meglio ancora, spazzare tutta la polvere sotto il tappeto… così che non si veda…

Ma non è così che funziona!

Oggi viviamo in un mondo davvero assurdo dove pare non vi sia limite al peggio. Regnano la paura, l’infelicità, il malcontento, la rabbia, l’odio. Nove persone su dieci non trovano un senso in ciò che fanno, che è come dire che vivono una vita insensata (State of the Global Workplace report 2013 e 2017); il rimpianto più comune delle persone in punto di morte è quello di non avere avuto il coraggio di fare ciò che veramente avrebbero voluto ma di essere scesi a compromesso con le aspettative degli altri (Vorrei averlo fatto, Bronnie Ware); la depressione è ormai la malattia più diffusa a livello planetario (Organizzazione Mondiale della Sanità).

E di questo pochi si occupano…

O meglio… pochi si sono degnati di indagare quali sono le reali cause di questo fenomeno…

…un fenomeno le cui conseguenze sono talmente integrate nella nostra vita da non accorgerci neanche più della loro assurdità, come ha sottolineato la psicoterapeuta e saggista Alice Miller.

Sto parlando del maltrattamento dei bambini.

E qui non intendo solo le percosse, ma tutti gli aspetti che riguardano la repressione, l'oppressione e il soffocamento della libera espressione del fanciullo.

In fondo, è questo che da secoli evengelizza la vecchia ideologia pedagogica: la volontà del bambino va stroncata con ogni mezzo. Deve imparare a seguire non se stesso ma qualcun altro.

Ed è esattamente questo il problema di fondo della nostra società.

Nessuno è chi sarebbe diventato se non fosse stato sottomesso alla volontà altrui.

E qui anche la vecchia psicologia non aiuta. Personalmente, rifiuto l’idea che i bambini siano una tabula rasa, un vuoto da riempire con le nozioni della cultura dominante… e so che tutte queste teorie (di una psicologia pop che della natura umana ha capito ben poco) sono state strumentalizzate per dirottare l’educazione (se per questo, anche secondo gli architetti del sistema scolastico moderno il compito principale degli insegnanti doveva essere quello di rendere obbediente la volontà).

Se andiamo a vedere gli ultimi due secoli, governati da quella che viene definita pedagogia nera, possiamo ben vedere come avere delle idee proprie e una volontà personale sia sempre stata considerata una forma di testardaggine da combattere…

Secondo l’educazione (anche moderna) il bambino deve essere reso docile, mansueto, obbediente.

Va "educato" all'obbedienza (che è come dire sottomesso).

Insomma, io, bambino, devo prostituirmi a livello psichico sottomettermi alla volontà dell’adulto.

Devo rinunciare a me stesso.

Devo obbedire all’autorità. Eseguire gli ordini e mai e poi mai metterli in discussione.

È questo che accade ancora oggi… i bambini sono educati a essere conformi alle aspettative degli adulti. A essere come gli adulti vogliono. In altre parole, il bambino è bravo e viene ricompensato quando fa quel che l’adulto vuole. Al contrario, è un cattivo bambino.

L'obbedienza è premiata. La disobbedienza, punita.

È così che da bambini iniziamo a rinnegare delle parti di noi e proiettare una falsa immagine di noi stessi. Per compiacere gli altri. Per soddisfare il nostro innato bisogno di appartenenza, per essere accettati. E anche per paura, o per la ricompensa.

Veniamo ingannati.

Addomesticati come dei cani, cresciamo attraverso un sistema di punizioni e ricompense che soffoca la nostra libera espressione / vitalità.

Insomma, veniamo al mondo attraverso persone che non sanno neanche perché sono al mondo ma che impongono il loro mondo su di noi… e da “grandi” faremo esattamente lo stesso, con i nostri figli.

Questo è il problema che continua a ripetersi, di generazione in generazione.

Un problema che affonda le sue radici nell’inconsapevolezza, nell’egoismo, nella volontà di avere potere sugli altri e in mille altre sfaccettature a cui potremmo pensare… ma non è chiacchierando sulle cause che ci hanno portato a questa situazione che la risolveremo.

Questa situazione può essere risolta solo attraverso l’azione consapevole su due fronti.

Il primo è quello personale. Dobbiamo infatti risolvere le nostre questioni interiori e liberarci dai vari condizionamenti (anche per non proiettarli sui bambini), e imparare di nuovo a volere.

Il secondo, è quello di non imporre la nostra volontà sui bambini e permettere loro di essere liberamente ciò che sono (la propria volontà va esercitata solo su se stessi!).

I bambini non sono una tabula rasa. Non si tratta di “farli crescere”, ma di crescere insieme.

Questo è un tema a cui sono molto legato, e su cui ho lavorato per tutta la mia vita, visto che riguarda intimamente la mia storia personale. Molte cose ho avuto modo di approfondirle quando sono diventato papà, e sempre più posso notarle quotidianamente, con i miei tre figli.

I bambini sono davvero come creta nelle nostre mani e sta a noi comprendere quali sono i loro reali bisogni e saper vi rispondere adeguatamente, essendo un prezioso supporto per loro, e senza entrare in quelle stupide lotte di potere che nascono anche da tutte quelle teorie errate della psicologia tradizionale (spesso partorite da individui che avevano una visione assolutamente pessimista e deterministica della natura umana... come Freud &Co.).

Ma non servono chissà quali studi approfonditi di psicologia per essere un buon genitore.

Non servono titoli per essere un genitore consapevole.

È però fondamentale partire da un punto di partenza ben preciso.

Il rispetto, e l'amore senza condizioni.

 

...ALCUNE PAROLE SU CUI RIFLETTERE:

 

“In antitesi con l’opinione comune, e con buona pace dei pedagoghi, non posso attribuire al termine “educazione” alcun significato positivo. In essa intravedo l’autodifesa dell’adulto, la manipolazione dovuta alla propria mancanza di libertà e insicurezza, un’autodifesa che naturalmente posso ben capire ma di cui non posso sottovalutare i pericoli. Così come posso ben capire il fatto che si rinchiudano in carcere i delinquenti, ma non essere dell’opinione che la privazione della libertà e che la vita in carcere, la quale è impostata sull’adattamento, sulla soggezione e sulla sottomissione, possa realmente contribuire al miglioramento del carcerato, vale a dire alla sua evoluzione spirituale. Nel termine “educazione” è racchiusa l’idea di determinate mete che l’allievo deve raggiungere…, e questo riduce sin dal principio le sue possibilità di sviluppo autonomo. Ma l’onesta rinuncia a ogni manipolazione e a queste mete preconcette non significa affatto abbandonare il bambino a sé stesso. Egli ha infatti un enorme bisogno di trovare nell’adulto un compagno sia sul piano psichico che quello fisico. Per consentire al bambino di estrinsecare pienamente tutte le sue potenzialità, tale accompagnamento deve avere le seguenti caratteristiche:

  1. attenzione nei confronti del bambino;
  2. rispetto dei suoi diritti;
  3. tolleranza per i suoi sentimenti;
  4. disponibilità a imparare dal suo comportamento alcune cose: a) sulla natura di quel singolo bambino; b) sul proprio “essere bambini”, che rende i genitori da parte loro in grado di compiere il lavoro del lutto; c) sulla natura della vita affettiva che nel bambino si può osservare molto più chiaramente che nell’adulto, in quanto il bambino può vivere i propri sentimenti in modo molto più intenso e, nel caso ottimale, in modo meno contraffatto che non l’adulto.

Le esperienze della nuova generazione mostrano che è possibile trovare tale disponibilità anche in individui che furono essi stessi vittime dell’educazione.

Tratto dal libro La persecuzione del bambino di Alice Miller

 

“L’individuo deve divenire da sé quello che è, e non trasformarsi, come accade nell’educazione e nella terapia psicoanalitica, in un buon cittadino che accetta senza obiezioni l’ideale generale, deprivato di una propria volontà personale. Questo, infatti, è lo scopo dichiarato della cura pedagogica di Adler: livellare, pareggiare. Prinzhorn ha, dal canto suo, scoperto un intento analogo, sebbene non apertamente ammesso, in Freud: la psicoanalisi si presenta come rivoluzionaria, ma in realtà è conservatrice. Chi comprende anche solo minimamente la psicologia della volontà sa che un simile conservatorismo è il mezzo migliore per produrre rivoluzionari e uomini di volontà, che però sono spinti nella nevrosi non appena intendono far valere la propria volontà. L'individuo che soffre della repressione pedagogica, sociale e morale della volontà deve assolutamente imparare di nuovo a volere. L’uomo deve diventare quello che è, lo deve volere e realizzare da sé, senza costrizione o giustificazioni e senza il bisogno di addossare ad altri la responsabilità”.

Tratto dal libro Essere felici di Otto Rank

 

L'unica certezza è il cambiamento, e nella caotica complessità del mondo moderno è alquanto facile distrarsi, perdersi e lasciarsi sfuggire le opportunità di realizzazione che questa nuova economia offre. Per questo motivo, è davvero importantissimo essere molto chiari su quel che si vuole, raffinare le proprie doti di leadership e creare la propria realtà di vita attorno alle proprie priorità per realizzare chi si è e ciò che si vuole veramente fare — il proprio vero scopo. Il fine di questo libro è proprio quello di supportarti in questa impresa (leggi l'estratto del libro su questo link).

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