Smettiamola di limitare l'Essere

educazione genitorialità consapevole leadership vita intenzionale Feb 29, 2020
 

La nostra vita rispecchia fedelmente ciò che siamo consapevoli di essere.

Il problema di fondo è che svalutiamo noi stessi, in quanto l’immagine che abbiamo di noi stessi è stata pesantemente viziata dai condizionamenti.

Da bambini, prima ancora di porci la domanda, altri ci dicono chi siamo.

Gli adulti hanno tutti questo brutto vizio. Tutti hanno un’opinione di noi e in qualche modo (verbalmente o meno) ci fanno passare il messaggio: “Sei questo, o quello…”

Il grosso, anzi grossissimo problema con cui siamo confrontati è che ancora oggi il bambino viene considerato come una cera molle (e questo ci sta.. ma poi...) e l’adulto pensa che sia suo compito o dovere modellarlo a suo piacimento, secondo la propria concezione della vita.

È così che siamo cresciuti.

Da bambini ci viene detto come dobbiamo essere e cosa dobbiamo fare… per essere conformi alle aspettative, agli standard, per essere amati e accettati, per guadagnarci l’approvazione, per diventare qualcuno (il che implica che al momento non siamo nessuno!).

La regola di base è molto semplice: sii obbediente!

Se fai così e obbedisci sei bravo e ricevi il premio. Altrimenti, sei cattivo ed eccoti servita la punizione. Inoltre, veniamo etichettati, giudicati, valutati in una varietà di modi, in casa, a scuola, nella società in generale.

Tutti, dai genitori, ai maestri di scuola, ai media, ai politici, ai preti ci dicono cosa è giusto o sbagliato, sempre secondo la loro concezione della vita, e non ci viene permesso di fare esperienza di noi stessi.

Non ci viene concesso di essere liberamente ciò che siamo.

Dobbiamo essere come vogliono gli altri.

Avvertendo l’obbligo di essere in questo o quel modo per essere accettati, iniziamo a negare delle parti di noi stessi, a rifiutarci, a non accettarci per ciò che siamo. Ha scritto bene Alfie Kohn: “Se il bambino riceve amore a determinate condizioni si accetterà solo a determinate condizioni.”

Non bastasse, ci si mettono anche le aziende, con la loro martellante pubblicità a dirci che non siamo abbastanza e che potremo sentirci più belli, più sexy, più affascinanti solo acquistando i loro prodotti e servizi.

E noi ci crediamo, e continuiamo ad alimentare i nostri limiti e quell’immagine distorta che governa la nostra vita.

A tal riguardo, va detto che per quanto riguarda la relazione adulto-bambino ancora oggi vi è molta ignoranza, e siamo vittime di tutte quelle vecchie teorie partorite da un’ideologia pedagogica tutta da rivedere.

Fatichiamo a metterle in discussione queste teorie, questo è certo, perché siamo stati educati così e abbiamo la forte tendenza a ripetere gli stessi schemi.

Infatti, quando parlo di queste tematiche, molti si mettono sulla difensiva e sono restii a modificare il proprio modo di porsi con i bambini, difendendo a spada tratta i metodi educativi antidiluviani attraverso cui sono stati educati dai loro genitori (che sono protetti da qualsiasi critica e rimprovero dal Quarto Comandamento e da una valanga di teorie psicologiche appositamente sfornate per mascherare la dolorosa realtà infantile e sollevare i genitori da qualsiasi responsabilità!).

È però importante comprendere che quando veniamo educati all’obbedienza veniamo letteralmente disconnessi da noi stessi: perdiamo il contatto con la parte la parte più autentica di noi stessi e una falsa immagine prende il suo posto.

Incapace di comprendere a fondo la natura umana, quella psicologia limitata per cui conta solo ciò che può essere visto e valutato non è in grado di prendere in considerazione le motivazioni alla base del comportamento umano, e ignora completamente il fatto che nella nostra vita tutto dipende dai nostri pensieri e sentimenti.

È ciò che pensiamo e come ci sentiamo ad essere importante. Quando invece partiamo da una visione cinica e pessimista e crediamo che l’essere umano agisca solo per ricevere dei premi o evitare delle punizioni allora stiamo facendo un grosso errore in termini evolutivi.

Così, si continua a confondere il comportamento con l’essere e ignorare completatamente che esiste anche una vita interiore! A livello educativo, ancora oggi molti pensano che ogni comportamento ha un inizio e una fine e che viene modificato solo attraverso dei rinforzi, ma in realtà per il principio di manifestazione o legge dell’essere l’IO SONO è l’inizio e la fine (Apocalisse 22:13-21).

Come esercizio, prova a scrivere su un foglio IO SONO e poi lascia fluire liberamente ciò che giunge e dopo aver concluso metti in relazione ciò che è emerso con le circostanze e condizioni attuali della tua vita.

In altri termini, la tua vita rispecchia esattamente il tuo sistema di credenze. Ognuno manifesta sempre quello che è consapevole di essere. Le tue circostanze e condizioni sono il risultato di ciò che credi di te stesso — il genere di persona che credi di essere.

Io, ad esempio, sono cresciuto con la convinzione di non valere nulla, di essere un perfetto incapace che nella sua vita non avrebbe mai realizzato niente; e questa mia falsa credenza si rispecchiava fedelmente in tutti i miei insuccessi.

Il tema della realizzazione è sempre stato una costante nella mia vita e ho portato molta riflessione e studio su tutti gli aspetti che riguardano la nostra crescita personale. A tal proposito, ribadisco l’ammonimento di San Francesco, di stare molto attenti a come pensiamo e parliamo perché si può trasformare nella profezia della nostra vita…

La prima cosa da fare è quella di fare un po’ di ordine e pulizia dentro di te. Se dopo il tuo IO SONO ci sono delle parole o frasi limitanti e blasfeme le devi correggere.

Ad esempio, è un grave errore considerarsi un fallimento e confondere un comportamento con l’Io sono. Eppure, nella nostra società abbiamo la tendenza a catalogare gli altri e noi stessi come un certo tipo di persona, confondendo il fare con l’essere.

“Ho fallito” riguarda un’azione ben precisa e non uno stato d’essere: “Io sono un fallimento.”

Non c’è assolutamente nulla di male nel riconoscere i propri errori, anzi, ma è assolutamente controproducente lasciare che un errore definisca chi siamo. Ricorda: non devono essere gli errori, gli sbagli, i fallimenti a definire chi sei. Puoi aver commesso una quantità enorme di errori nella tua vita ma: hai fatto degli errori, e non sei tu un errore.

Altra cosa molto, molto improntate e forse la più importante di tutte è non permettere ad altri di definire chi sei.

Tu hai il potere di scegliere ogni istante chi vuoi essere e diventare.

È fondamentale comprendere che le circostanze e condizioni attuali della nostra vita sono il risultato di un concetto di noi stessi largamente viziato da altri. Dobbiamo smetterla di vivere in base al giudizio e alle opinioni altrui, e soprattutto non giudicarci più secondo il metro di misura di altri.

Per metterla nelle parole di Virginia Satir, “Non dobbiamo permettere alle percezioni limitate degli altri di definire chi siamo.”

Riguardo ciò, aggiungerei che non dobbiamo neppure permettere alle nostre percezioni limitate di definire chi sono gli altri. Stop, dunque, ai continui giudizi e alla critica. Degli altri noi possiamo vedere la forma esteriore, ma non sappiamo niente del loro mondo interiore e non sta a noi emettere sentenze e giudizi.

Su questo aspetto mi preme particolarmente mettere l’accento sul modo di comportarci con i nostri figli, e con i bambini in generale. Il loro essere non va condizionato in alcun modo. Non devono essere storpiati e deformati nell’essere come abbiamo fatto sinora, ma lasciati liberi da qualsiasi condizionamento. Il bambino non deve guadagnarsi la nostra approvazione. Deve essere amato e accettato così com’è, senza che noi gli diciamo che deve essere in questo o quel modo. Ogni frase che inizia con “Sei…” è da evitare nel modo più assoluto! Lo so, cambiare il proprio linguaggio non è cosa semplicissima, ma è davvero fondamentale modificare le proprie abitudini, per non ripetere gli stessi errori che si stanno tramandando da troppo tempo, e concedere ai nostri figli il dono più grande: la libertà di essere e divenire se stessi.


"L'individuo deve divenire da sé quello che è, e non trasformarsi, come accade nell'educazione e nella terapia psicoanalitica, in un buon cittadino che accetta senza obiezioni l'ideale generale, deprivato di una propria volontà personale. Questo, infatti, è lo scopo dichiarato della cura pedagogica di Adler: livellare, pareggiare. Prinzhorn ha, dal canto suo,scoperto un intento analogo, sebbene non apertamente ammesso, in Freud: la psicoanalisi si presenta come rivoluzionaria, ma in realtà è conservatrice. Chi comprende anche solo minimamente la psicologia della volontà sa che un simile conservatorismo è il mezzo migliore per produrre rivoluzionari e uomini di volontà, che però sono spinti nella nevrosi non appena intendono far valere la propria volontà. L'individuo che soffre della repressione pedagogica, sociale e morale della volontà deve assolutamente imparare di nuovo a volere. L'uomo deve diventare quello che è, lo deve volere e realizzare da sé, senza costrizione o giustificazioni e senza il bisogno di addossare ad altri la responsabilità." Otto Rank

 

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