Vietare gli smartphone a scuola è da primitivi digitali

educazione formazione leadership Dec 23, 2017

Un paio di estati fa stavo passeggiando in riva al mare, a Grottammare, e ho visto un gruppo di giovani seduti in cerchio vicino a uno degli chalet sulla spiaggia. Ognuno di loro con il capo chino sul telefonino. Nessuno parlava. Tutti concentrati sul loro smartphone.

No... non ho fatto il tipico pensiero: “eh, ma ai miei tempi non era così”... anche perché 1. non mi sento così vecchio (né fuori né dentro ;-)) e 2. forse avrei preferito avere uno smartphone da ragazzino visto che la mia infanzia e la mia adolescenza non sono stati proprio idilliaci e spesso contrassegnati dalla solitudine.

Quel che ho pensato è invece che i giovani d'oggi sono confrontati con un oceano digitale dove rischiano di affogare se nessuno li aiuta e supporta a navigare il web ed a relazionarsi con la tecnologia (e con gli altri e con se stessi e con il mondo che li circonda... come ad esempio, in quel caso: il panorama stupendo).

In ogni modo, negli ultimi 20 anni la tecnologia ha fatto passi da gigante e sta evolvendo molto velocemente. Oggi, nella nostra società moderna, praticamente tutti hanno un telefonino (o più di uno) e se ci guardiamo attorno possiamo vedere come sia diventato un aggeggio assolutamente indispensabile per tutti.

Il problema è che se non stiamo attenti, la tecnologia può causare dei seri problemi, avendo una forte influenza sui nostri livelli di dopamina. I social media, ad esempio, sono come cocaina digitale... e tutto questo può creare una fortissima dipendenza, proprio come alcol, droga, gioco d’azzardo, pornografia, et cetera (attenzione: non dobbiamo qui demonizzare la tecnologia, ma l'uso che ne facciamo! Metaforicamente, bere un buon bicchiere di vino ogni tanto non fa male, berne una bottiglia al giorno non è consigliato).

L’effetto è lo stesso, e sempre più ricerche lo stanno dimostrando.

Beh, anche senza le ricerche già il fatto che controlliamo il nostro smartphone più di 100 volte al giorno non è un sintomo molto positivo, no?

Ovviamente, come d’abitudine, è facile puntare il dito contro le nuove generazioni e iniziare a parlare di divieti... senza però mai affrontare il problema come degli adulti e tenere in considerazione che la tecnologia è e sarà sempre più presente nelle nostre vite e in quelle dei nostri figli.

Fatto è che già noi adulti facciamo fatica a relazionarci positivamente con la tecnologia, con lo stress del giorno d’oggi, con le nostre emozioni, con le nostre ansie, con un mondo che va sempre più di fretta... con gli altri, con no stessi... e pensiamo davvero che la soluzione sia vietare l’uso della tecnologia ai nativi digitali?

Come ben si può vedere in altri ambiti, il divieto non serve a niente ed è sempre controproducente.

Il problema c’è, è vero, ma bisogna affrontarlo con una nuova mentalità. Insomma, viviamo oggi in un mondo nuovo che si sta evolvendo molto rapidamente e la tecnologia è una realtà sempre più invadente. Sinora abbiamo visto solo la punta dell'iceberg. Nei prossimi anni verremo letteralmente investiti da un vero e proprio tsunami tecnologico! Dunque, cosa vogliamo fare? Proibire ai ragazzi di usare gli strumenti della nostra cultura (computer, tablet, smartphone) cosicché escano dalle scuole ancora più impreparati di quel che sono oggi per il mondo reale?

Non è questa la via.

Quel che serve è imparare a relazionarsi con la tecnologia, e soprattutto che ognuno si assuma le proprie responsabilità.

Troppo comodo abbandonare i propri figli davanti alla televisione o davanti al PC “così non disturbano”. Troppo comodo non coinvolgerli nella propria quotidianità, quasi fossero un balocco. Troppo comodo mettere i propri bisogni prima dei loro... e poi lagnarsi con le istituzioni per chiedere soluzioni drastiche e coercitive per ovviare alle proprie manchevolezze.

Ognuno deve assumersi le responsabilità che il proprio ruolo comporta.

Serve l’impegno di tutti, ma soprattutto la responsabilità che dovrebbe contraddistinguere l’adulto digitale dall’infante.

 

 

Photo by Paul Hanaoka on unsplash

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