Bambini: bravo un piffero!

educazione leadership Feb 15, 2018

Un giorno, quando mio figlio K. era più piccolo, sono passato al supermercato a fare degli acquisti. Alla cassa, mentre stavo mettendo le compere nella borsa lui era seduto comodamente sul seggiolino del carrello e si guardava attorno tranquillo.

Ma che bravo quel bambino. Non si sente neanche.” Dice la cassiera.

Ora, la simpatica signora non aveva di certo delle cattive intenzioni, ma analizziamo bene il significato di questa frase: se non ti fai sentire sei bravo. Oppure se stai pacato, zitto, muto, fermo, immobile, e non rompi le scatole sei bravo.

...insomma... un po' come ti insegnano a scuola e ti viene richiesto al lavoro, dalla tipica mentalità industriale: obbedisci all'autorità, fai esattamente quel che ti viene detto, segui gli ordini, chiedi sempre il permesso per fare qualsiasi cosa, anche per andare in bagno...

[NB. la nuova economia però non premia più il conformismo e la docile remissività, bensì audacia, coraggio, leadership (!) e limitarsi oggi a seguire gli ordini è la ricetta perfetta per il fallimento.]

Comunque... mi dilungo un po’ sulla questione del “bravo” perché è insita nella nostra cultura e anche a noi a casa…  a noi che abbiamo deciso di eliminare il famigerato “bravo”… (qui spiego più dettagliatamente perché non dico bravo ai miei figli... e neanche tu dovresti)

Ma torniamo a quel che stavo dicendo...

Per spiegare meglio la questione, ecco un altro esempio: mesi fa, dopo la nascita di K. moltissime persone ci chiedevano: “e di notte, fa il bravo, vi lascia dormire?”… Ma, come sarebbe… un bambino è bravo se dorme filato tutta la notte e non disturba il sonno dei genitori?

Questo a casa mia si chiama puro egoismo.

Come si può pretendere che un bambino di pochi mesi dorma tutta la notte fino al mattino senza svegliarsi mai?

E come si può auspicare che un bimbo piccolo non si senta neppure? Cos’è, un bambolotto (di quelli che neppure parlano)?

La cosa buffa è che qui non stiamo parlando di persone che non amano i bambini e non li vogliono fra i piedi, ma della maggior parte delle persone, che per motivi che di norma sono  inconsci (generalmente perché hanno imparato così, visto che hanno subito lo stesso trattamento) prediligono utilizzare lo strumento del “bravo”.

La cosa da analizzare a fondo riguarda le aspettative e i bisogni dei grandi…

Mettiamola così: in un mondo che gira per il verso giusto i bisogni dei bambini dovrebbero essere messi prima di quelli degli adulti e la loro libera espressione non dovrebbe essere soffocata/repressa/oppressa in alcun modo.

Purtroppo però, viviamo in un mondo dalla visione prettamente adultocentrica che vede nei bambini una tabula rasa… dei bambolotti vuoti da riempire con le nozioni della cultura dominante… dei cuccioli di adulto che adulti ancora non sono… e che sono dunque da modellare, da plasmare, da “far crescere” come si vuole… imponendo la propria volontà sulla loro.

Fatto è che in qualità di esseri umani abbiamo un innato bisogno di essere accettati… e un “bravo” diventa altamente condizionante in tal senso…

...e certo… se ci pensi, noi tutti siamo cresciuti attraverso un sistema di punizioni e ricompense: se fai quello che dico io (genitori e maestri di scuola in primis) sei un bravo bambino e magari ti do anche la caramella o il cioccolatino (la ricompensa, il premio, come si fa con i cani e anche con gli adulti sul lavoro: aumento di stipendio, bonus, et cetera). Al contrario, sei cattivo (ovvio, o sei bravo o sei altro…) e oltre a non ottenere alcuna ricompensa magari ti becchi pure la punizione.

...è proprio così che abbiamo creato una falsa immagine di noi stessi (che oggi ci governa)... e ci siamo sempre più allontanati dalla nostra vera essenza...

In molti casi, ciò viene fatto inconsapevolmente… ma il risultato non cambia: sempre di condizionamento si tratta.

Certo, sono d’accordissimo sul fatto che a tutti vien da esultare con un bel “bravo!” quando il proprio figlio raggiunge dei buoni risultati, o impara qualcosa di nuovo, o fa un bel disegno, o qualsiasi altra cosa… ma quel che sto cercando di dire è che questo giudizio è altamente controproducente.

Infatti, si tratta di un giudizio valoriale che viene dato al bimbo dimenticando completamente la differenza che c’è fra quel che il bambino è e quel che il bambino fa.

Come conseguenza, per essere accettato, accolto, amato, il bambino cercherà sempre di soddisfare le aspettative dei “grandi”… rincorrendo quel “bravo” e conformandosi a ciò che gli altri vogliono da lui…

E questo è davvero un colpo davvero basso all’autostima e all’immagine innata del fanciullo che continuerà a proiettare una falsa immagine di sé per compiacere gli altri…

Ma, fermiamoci un attimo…

Non è forse questo il problema della nostra società?

Non dimentichiamoci che il rimpianto numero uno delle persone in punto di morte è proprio quello di non aver avuto il coraggio di vivere la vita che veramente volevano ma di essere scesi a compromesso con le aspettative degli altri…

I problemi della nostra società moderna iniziano da come ci comportiamo con i bambini. È questo che deve cambiare… Infatti, se ci pensi: ogni bambino è un potenziale leader o una potenziale vittima. Oppure: ogni bambino è un leader, finché qualcuno gli dice che non lo è (un artista, disse credo John Lennon).

E noi oggi dobbiamo fare molta attenzione a come parliamo con i bimbi. Sono come creta nelle nostre mani e attraverso delle apparentemente innocue esclamazioni come “bravo” abbiamo il potere di rovinare la loro vita.

...di certo la influenziamo parecchio!!

Per questo dobbiamo stare molto attenti…

A parer mio, anche nelle scuole bisognerebbe cambiare il vecchio sistema dei giudizi (in realtà la scuola va rivoluzionata da cima a fondo). Anzi, non dovrebbe proprio esserci il giudizio. Soprattutto sulla persona. Posso magari aver fatto molto bene un compito, oppure aver fatto molti errori… e questo mi rende un bambino più o meno bravo degli altri? Questo crea/cristallizza una fortissima competizione (oltre che dei granitici condizionamenti)… e anche qui… non lo vediamo tutti a occhio nudo dove ci ha portati la competizione con gli altri?

Oggi abbiamo bisogno di collaborazione, non di competizione. L’unica competizione è con se stessi, nell’ottica del miglioramento continuo, e non con gli altri. Quel che io voglio per me, lo dovrei volere per tutti… Non come accade di questi tempi… che tutti vogliono tutto per sé, a scapito di tutti gli altri…

E poi, questo giudizio che perseguita il mondo adulto… dove trova la sua origine? In tutte queste sfaccettature, ovviamente. E questo è un gigantesco limite per noi tutti… anche perché la paura più grande è proprio quella di essere sé stessi (si dice che è parlare in pubblico, ma è praticamente la stessa cosa, visto che il timore è soprattutto l’opinione o giudizio degli altri).

Perciò, io credo che il “bravo” vada eliminato completamente… Il bimbo ha fatto un bel disegno? Ottimo, perché non porgli delle domande sul disegno e coinvolgerlo, invece che dire bravo? Ha preso un brutto voto a scuola? Potremmo semplicemente cercare di capire perché ha fatto certi errori e supportarlo nel trovare i suoi metodi per migliorare se stesso... e non di certo dirgli che non è stato bravo... il che per lui può significare che è stupido o un incapace (non dimenticare che ognuno di noi crea i suoi significati interiori, che per ognuno sono diversi)…

Insomma, ci sarebbe molto da dire su questi aspetti… e soprattutto c’è molto da cambiare.

Non mi si venga poi a dire che certi bambini non sono “bravi” perché piangono di continuo, o fanno i cosiddetti capricci (termine inventato da una psicologia vecchia che dell’essere umano ha capito poco)… Di norma, infatti, quando il bambino mostra un comportamento particolare bisogna andare a vedere cosa ci sta dietro… e molto spesso si tratta di genitori che non hanno compreso i reali bisogni del bimbo… o che non sono granché presenti nella sua vita (e qui parlo ovviamente di presenza su tutti i livelli: fisico, emotivo, mentale, spirituale e non solo esserci fisicamente).

Il bambino non deve essere giudicato bravo o cattivo secondo i nostri egoistici parametri.

Il bambino deve essere libero di essere ciò che è, senza avere il timore di essere rifiutato o non accolto da chicchessia e supportato nella sua crescita con tutta l’amorevolezza che merita.

E, per favore, se sei fra quelli che hanno adottato il pensiero freudiano come Verità Assoluta… ricorda che le teorie di un uomo che aveva una visione pessimista e deterministica della natura umana, maschilista ossessionato dal sesso, che considerava i bambini come una tabula rasa e li vedeva come esseri che cercano di approfittarsi della madre (mah!) sono quel che sono: la mera opinione di una persona che ha dato un grosso contributo alla conoscenza per certi versi (vedi inconscio) ma aveva una visione molto distorta e artificiale dell'esperienza umana, e le sue omissioni intenzionali hanno contribuito a minimizzare l'esperienza infantile e occultare la dolorosa verità per quanto riguarda la realtà che i bambini sono da secoli costretti a subire.

RICORDA: il giudizio, la paura, le preoccupazioni, i limiti... sono delle inutili limitazioni alla vita umana che impariamo crescendo. Non insegnare queste cose a tuo figlio. Mostragli invece un mondo nuovo, senza tutti quei condizionamenti che da generazioni continuiamo a portarci appresso... un mondo dove i bambini non vengono "fatti crescere" ma dove si cresce insieme, nella più totale libertà di essere e divenire ciò che si è.

 

 

La società moderna non insegna ai bambini a pensare, ma a cosa pensare. Il risultato lo si può vedere a occhio nudo. L'intento di questo libro è dunque quello di spiegare, in modo semplice e facilmente comprensibile, i meccanismi del pensiero e condividere delle efficaci strategie e tecniche per poter utilizzare al meglio questo favoloso strumento; contribuendo così al percorso evolutivo del lettore verso la realizzazione del sogno che porta nel cuore: della propria immagine divina. È dedicato ai millennials, ai bambini di ogni età e ovviamente a tutti i genitori, che sono invitati a insegnare l'arte di pensare bene ai loro figli (leggi l'estratto su questo link).

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