Buonismo educativo: fra permissivismo e repressione

educazione genitorialità consapevole leadership Nov 26, 2018
 

Oggi sono in molti a puntare il dito contro le nuove generazioni.

Accade un qualche episodio di violenza o bullismo che coinvolge un giovane, e subito, forse grazie al rimbalzare della notizia a livello (social) mediatico, un’intera generazione viene presa di mira: i giovani sono tutti delinquenti!

Come naturale conseguenza, il dito viene puntato anche contro i genitori... ed ecco spuntare il termine: buonismo (“atteggiamento che, nei rapporti politici, di lavoro, familiari, viene considerato troppo incline alla comprensione e alla collaborazione da chi preferirebbe un comportamento più duro e aggressivo”, Dizionario Garzanti) educativo...

La tendenza sembra essere quella di voler dare l’impressione che il disagio giovanile sia dovuto al comportamento di genitori troppo permissivi. Insomma, pare che un pensiero diffuso sia che senza un’educazione autoritaria e repressiva i bambini diventano dei tiranni, dei bulli irrispettosi dediti alla violenza.

Su questo argomento, uno dei commenti lasciati sotto un mio post su Facebook dipinge perfettamente questo modo di pensare: “Poi non stupiamoci di una generazione di adolescenti che non rispettano più le persone più anziane o le figure adulte di riferimento che incontrano sul loro cammino, tipo insegnanti, educatori, allenatori, ecc. Però purtroppo nella nostra società i figli hanno solo diritti e nessun dovere!!!”.

In realtà, se vogliamo davvero guardare le cose come realmente stanno, i bambini non godono dello stesso rispetto che gli adulti pretendono… e già qui non possiamo poi meravigliarci se crescendo non rispettano gli altri.

Insomma, lo sappiamo che il rispetto nasce dal rispetto, no?

Perché allora pensiamo che i bambini hanno bisogno di genitori “che gli facciano sentire l’autorità”, e che i figli “non hanno bisogno di un amico”, ma di qualcuno che insegni loro il rispetto? Perché non iniziare invece a rispettarli?

"Una volta", dicono taluni, "bastava lo sguardo!" E già qui è però molto importante fare delle riflessioni, perché avere paura di qualcuno non significa rispettarlo: instillando la paura si insegna ad avere paura, non il rispetto.

Il rispetto, come detto, nasce dal rispetto.

Molti forse la pensano in questo modo perché (come tutti, d'altronde) hanno appreso come dovrebbero essere educati i figli da come sono stati educati loro… e molto probabilmente la loro educazione è stata rigida e severa.

Oggi noi dobbiamo però mettere in seria discussione i metodi educativi attraverso cui i nostri avi, nonni, genitori e molti di noi sono cresciuti… e non ripetere gli stessi schemi di sempre, che si tramandano di generazione in generazione… anche per il semplice fatto che la società in cui viviamo e lavoriamo oggi è esattamente il risultato dell’educazione di ieri, e di questo dobbiamo tener conto.

I bambini non hanno bisogno del famigerato boss autoritario, ma di una guida autorevole: di un leader. Hanno un'enorme necessità di trovare nell'adulto "un compagno sia sul piano psichico che quello fisico", come sosteneva Alice Miller, e non di un controllore/carceriere!

Come ha scritto la psicoterapeuta e saggista svizzera, “Per consentire al bambino di estrinsecare pienamente tutte le sue potenzialità, tale accompagnamento deve avere le seguenti caratteristiche:

  1. attenzione nei confronti del bambino;
  2. rispetto dei suoi diritti;
  3. tolleranza per i suoi sentimenti;
  4. disponibilità a imparare dal suo comportamento alcune cose: a) sulla natura di quel singolo bambino; b) sul proprio ‘essere bambini’, che rende i genitori da parte loro in grado di compiere il lavoro del lutto; c) sulla natura della vita affettiva che nel bambino si può osservare molto più chiaramente che nell’adulto, in quanto il bambino può vivere i propri sentimenti in modo molto più intenso e, nel caso ottimale, in modo meno contraffatto che non l’adulto.”

Ma questo lo facciamo oggi? Non mi pare proprio.

Il quadro che ci troviamo di fronte è ben diverso dall’impressione che si cerca di dare sostenendo che i genitori sono troppo accomodanti e permissivi.

È infatti molto più probabile che un bambino sia represso inutilmente, sgridato, minacciato, maltrattato o che si abusi di lui in qualche modo piuttosto che gli si permetta di fare veramente ciò che vuole.

Eppure, come ha evidenziato l’autore americano Alfie Kohn, vi è la forte tendenza a ignorare il dilagare degli stili educativi punitivi e concentrarsi su qualche sparuto esempio di permissivismo, “spingendosi talvolta fino al punto di definire quella attuale un’intera generazione di viziati.”

Ma hanno davvero la vita facile questi bambini o è solo un’idea priva di fondamenta?

Secondo i dati ufficiali forniti dall’UNICEF, a livello mondiale, 3 bambini su 4 (fascia di età dai 2 ai 4 anni) sono regolarmente sottoposti a una disciplina violenta e non sembra proprio che se la passino tanto bene o che abbiano la vita facile! (fonte) E qui non stiamo parlando di qualche luogo remoto in capo al mondo, ma del palcoscenico globale. Alle nostre latitudini la situazione è proprio questa: in Svizzera 1 bambino su 2 è confrontato con metodi educativi violenti (fonte), in Italia la percentuale di bambini maltrattati in casa è 70%! (fonte)

Ed è veramente vero che i bambini non si sentono dire abbastanza “no”?

Non secondo l’autore americano Simon Bailey, il quale afferma che, mediamente, prima di compiere 17 anni, un ragazzo si è sentito dire NO 150’000 volte, e SÌ solo 5’000.

Parlando di buonismo educativo e condannando i genitori che optano per un approccio più dolce/morbido, il messaggio che passa è che bisogna ritornare a una disciplina più convenzionale e questo è davvero molto pericoloso e può avere delle serie ripercussioni. Si giustificano infatti i vecchi metodi educativi, addirittura promuovendoli, e così facendo non si fa altro che alimentare quel sistema repressivo e punitivo che è alla base di tutti i problemi.

Non dobbiamo infatti dimenticare che i ragazzi che picchiano e si rendono protagonisti di certi episodi non è che non sono mai stati “educati”… Al contrario, lo sono stati, molto spesso a suon di ceffoni.

Se per questo, le ricerche condotte negli ultimi 50 anni lo dimostrano inequivocabilmente: oltre a una varietà di problemi a livello neurologico e psicologico, vi è un'elevata probabilità che un comportamento violento, aggressivo e antisociale sia il risultato di punizioni corporali e abusi (fonte). Non è certamente il frutto di essere cresciuti fra le braccia del rispetto e dell’amore incondizionato.

Ancora oggi (e siamo nel 21 esimo secolo!), continuiamo a considerare come "misure educative" qeulle che non sono altro che crudeltà. Ingannati dalle vecchie teorie psicologiche li reprimiamo i bambini, credendo di educarli, ma in realtà li stiamo solo danneggiando... e continuando a dar retta agli allarmisti non possiamo che peggiorare una situazione che di fatto è già molto critica!

Per questo, dobbiamo veramente fare molta attenzione a queste dinamiche, e spostarci oltre le analisi superficiali che ci vengono propinate dai media e dai nostalgici della verga, che ci offrono un quadro decisamente distorto della realtà.

E poi, puntare il dito contro genitori e figli non risolve i problemi (diciamocelo chiaramente, non è con l’aspro giudizio che si trovano delle soluzioni...). Anzi, contribuisce a offuscare ulteriormente la verità sulla dolorosa realtà infantile.

Dunque, basta parlare di buonismo… termine che significa: “Ostentazione di buoni sentimenti, di tolleranza e benevolenza verso gli avversari, o nei riguardi di un avversario”. I nostri figli non sono avversari, così come non lo sono i genitori. Puntare il dito qui e là non serve a un bel niente e se vogliamo risolvere i problemi che ci troviamo ad affrontare inseieme, come società, l'unico avversario è l'inconsapevolezza. Per questo vi è un'enorme bisogno di inserire la conspevolezza nella nostra vita di tutti i giorni, e di una genitorialità consapevole.


“Come già evidenziato, non è il permissivismo in sé, ma la paura di essere troppo permissivi a causare i problemi più gravi nella nostra cultura. Paura spesso alimentata dai manuali per genitori, come già dichiarava Thomas Gordon, che ‘Prima sbagliano imputando al permissivismo la colpa di tutti i mali, poi atterriscono i genitori facendo loro credere che l’unica soluzione per andare aventi è quella di esercitare una ferrea autorità — restando inflessibili, dettando regole da rispettare alla lettera, stabilendo limiti rigorosi, ricorrendo alle punizioni corporali e esigendo obbedienza.” Alfie Kohn

Il mestiere di genitore è troppo importante per lasciarlo nelle mani dell’inconsapevolezza della società moderna… Il dono più grande che puoi fare ai tuoi figli è essere un genitore consapevole.

 

Image credit: Timothy Choy, Unsplash

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