Un mondo di deprivati (della volontà personale)

educazione leadership Dec 29, 2017

Volere non è sinonimo di credere di volere o di credere di dover volere.

Purtroppo, oggi siamo convinti di essere liberi di scegliere e di fare quel che vogliamo… ma questo non corrisponde al vero.

In realtà, la nostra vera volontà non ha nulla a che vedere con l'accezione negativa di quel "fare ciò che si vuole” come inteso dalla società (qualcosa non in linea con le aspettative di terzi), che ci hanno inculcato in testa, e neanche con tutto ciò che cerca di manipolare la nostra mente e imbrigliare la nostra energia interiore con potenti strumenti come il marketing e le pubbliche relazioni moderne.

La nostra storia recente è stata dominata dalla cosiddetta pedagogia nera. Gli educatori hanno detto alle genti che è normale che l'anima abbia una sua volontà personale, ma che questa deve essere stroncata sul nascere. Insomma, secondo costoro la volontà personale del bambino andava annientata nei primi due anni di vita. Della stessa idea gli architetti del sistema scolastico moderno, come August Francke o Johann Fichte (leggi qui), i quali sostenevano che il primo compito degli insegnanti è educare all'obbedienza.

Molto semplicemente tutto questo significa imporre la propria volontà sul bambino, cosicché egli segua gli altri e non se stesso. In altre parole, non gli viene permesso di fare esperienza di se stesso, e viene letteralmente dirottato dal vero asse della sua vita.

Da adulto, non si renderà neppure più conto di tutto ciò, e della persona che avrebbe potuto essere se educato diversamente. Come ha scritto Alice Miller, "qualora questa educazione si applichi sifficientemente in tempo, allora in seguito l'adulto - a prescindere dalla sua intelligenza - vivrà la volontà degli altri come se fosse sua propria. Come potrà mai infatti sapere che la sua volontà è stata stroncata dal momento che non gli è mai stato consentito di farne esperienza?"

È anche per questo motivo che sempre più bambini crescono sviluppando un luogo di controllo esterno, e una falsa immagine di sé stessi, quando invece  la propria volontà andrebbe esercitata solo su se stessi e non si dovrebbe mai interferire con la loro sfera individuale degli altri.

Otto Rank, un tempo collega di Freud, lo aveva perfettamnte capito, sottolineando quanto segue nel suo libro intitolato Essere felici: "L'individuo deve, cioè, divenire da sé quello che è, e non trasformarsi, come accade nell'educazione e nella terapia psicoanalitica, in un buon cittadino che accetta senza obiezioni l'ideale generale, deprivato di una propria volontà personale. Questo, infatti, è lo scopo dichiarato della cura pedagogica di Adler: livellare, pareggiare. Prinzhorn ha, dal canto suo, scoperto un intento analogo, sebbene non apertamente ammesso, in Freud: la psicoanalisi si presenta come rivoluzionaria, ma in realtà è conservatrice. Chi comprende anche solo minimamente la psicologia della volontà sa che un simile conservatorismo è il mezzo migliore per produrre rivoluzionari e uomini di volontà, che però sono spinti nella nevrosi non appena intendono far valere la propria volontà. L'individuo che soffre della repressione pedagogica, sociale e morale della volontà deve assolutamente imparare di nuovo a volere. L'uomo deve diventare quello che è, lo deve volere e realizzare da sé, senza costrizione o giustificazioni e senza il bisogno di addossare ad altri la responsabilità.

Insomma, il punto è questo: quella che oggi chiamiamo educazione null’altro è che indottrinamento per creare un esercito di lavoratori obbedienti a basso costo, che si limitano a fare ciò che viene loro detto (che era poi lo scopo iniziale della scuola, per rispondere al fabbisogno dell'economia industrializzata).

Oggi però abbiamo superato l'età agricola, quella industriale e pure quella dell'informazione. Siamo nell'era dell'immaginazione, in una nuova economia, ma il sistema in cui viviamo e lavoriamo continua a soffocare la libera espressione dell'individuo, strangolandone l'immaginazione creativa e reprimendone la volontà.

Vi è inoltre da evidenziare che fare la propria Vera Volontà non significa "far quel che si vuole" nel senso comunemente accettato dalla nostra società, ma scoprire qual è il proprio scopo nella vita e fare tutto ciò che è necessario per realizzarlo.

Si tratta di trovare un posto nel mondo alla nostra specifica vocazione e fare ciò che è per noi necessario compiere e realizzare. In fondo, siamo venuti al mondo per questo, no?

Diciamocelo senza mezzi termini: senza uno scopo e in assenza di un’azione intenzionale per raggiungerlo, la nostra vita perde di significato ed è proprio questo il problema che infesta il mondo oggi.

Per questo è importantissimo ricominciare a volere… E per fare questo puoi iniziare a chiederti che cosa vuoi tu veramente. Cosa è veramente importante per te?

Ricorda, non siamo al mondo per sprecare tutto il nostro potenziale e per gettare via tutte le opportunità che abbiamo. Se ci pensi, il rimpianto più comune delle persone in punto di morte è proprio quello di non aver avuto il coraggio di fare ciò che veramente avrebbero voluto nella loro vita. Ma ti immagini? Ti immagini quanto grande può essere il dolore di una persona che alla fine del suo viaggio si rende conto di aver buttato al vento tutta la propria vita? Io credo che non vi sia dolore  più grande di questo! Dunque, se non sei sul letto di morte, e non stai facendo la tua Vera Volontà… direi che è tempo di darti una mossa… e cambiare rotta!

 

In questo libro scopri un modello che puoi applicare facilmente alla tua quotidianità, per creare la tua realtà di vita attorno alle tue priorità (leggi l'estratto su questo link).

L'unica certezza è il cambiamento, e nella caotica complessità del mondo moderno è alquanto facile distrarsi, perdersi e lasciarsi sfuggire le opportunità di realizzazione che questa nuova economia offre. Per questo motivo, è davvero importantissimo essere molto chiari su quel che si vuole, raffinare le proprie doti di leadership e creare la propria realtà di vita attorno alle proprie priorità per realizzare chi si è e ciò che si vuole veramente fare — il proprio vero scopo. Il fine di questo libro è proprio quello di supportarti in questa impresa (leggi l'estratto del libro su questo link).

 

Photo by Vlad Tchompalov on unsplash

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